Come Carola Rackete nasconde la verità sulla Libia (esattamente come Salvini)

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Come Carola Rackete nasconde la verità sulla Libia (esattamente come Salvini)

Negli ultimi 10 anni il potere in Libia non è mai stato politico, è sempre stato un potere militare. Ne abbiamo avuto una conferma lo scorso dicembre quando le elezioni libiche sono state cancellate a pochi giorni dalla data, nel momento in cui una milizia legata alla famiglia del premier Abdel Hamid Dabaiba ha occupato militarmente il palazzo della commissione elettorale a Tripoli e, armi in mano, ha imposto che nuove elezioni non si tenessero.

Ciò che anche i muri in Libia sanno, in Italia e nell’Unione Europea viene nascosto con terrore. Infatti, se le elezioni si fossero tenute, le avrebbe vinte Saif Gheddafi, figlio del Colonnello, smentendo 10 anni di protettorato NATO in Libia, con il rischio concreto di mettere fine al sistema di sfruttamento basato sul saccheggio del petrolio libico e sulla tratta di esseri umani.

Un sondaggio realizzato dal sito “Libya Stats”, il più autorevole in tema di sondaggi d'opinione realizzati in Libia, ha stabilito che Saif Gheddafi avrebbe vinto con oltre il 50% delle preferenze.

E questo è il solo e unico motivo per cui le elezioni non si possono tenere in Libia, né ora né domani, fino a quando Saif Gheddafi sarà candidabile.

Questo perché, come detto, in Libia il potere non è politico, ma militare. 

Il modello Tripoli dunque continua: governi compiacenti mai votati dal popolo per gestire le risorse libiche.

“Libia: fine aggressione mai” è un video realizzato con immagini originali girate con i telefonini di chi sta in Libia, cittadini libici e migranti-schiavi. E non lascia margini di interpretazione.

Da oggi denunciare le condizioni dei migranti in Libia senza denunciare l’ingerenza NATO negli affari interni della Libia è ipocrita e complice. Lo pubblichiamo oggi nel giorno in cui in un'intervista su Repubblica Carola Rackete dichiara testualmente che "ho battuto Salvini". Non fatevi ingannare. C'è una cosa su cui Carola Rackete e Matteo Salvini sono d'accordo: le elezioni in Libia non si devono tenere, per loro è giusto così. E i Libici non devono essere liberi di eleggere Saif Gheddafi, perché il protettorato NATO a Tripoli deve continuare, non fa niente se è la fabbrica della tratta di esseri umani chiamata migrazione da 10 anni a questa parte. Anzi, a maggior ragione! Così entrambi, Rackete e Salvini, continueranno ad avere una ragione di vita. Questo sta bene a entrambi. Si parla sempre di ciò che i Libici fanno ai migranti-schiavi per non parlare di ciò che noi Europei facciamo ai Libici.

 

Guarda anche il trailer del film “L’Urlo”: https://www.youtube.com/watch?v=ykx_lqVbg6Y

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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