Crisi energetica e caso Polonia: l'Europa è questa e non esisterà mai un'altra
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Due fatti si intrecciano nella partita europea di questi ultimi giorni: il rifiuto della Germania e dei suoi paesi satellite di fronteggiare in seno all'UE il rincaro dei costi energetici e il conflitto tra Varsavia e Bruxelles scoppiato dopo la decisione della corte costituzionale polacca di ristabilire il primato della propria Costituzione sui Trattati UE.
In tutti e i due i casi si tratta di fatti politici che testimoniano la volontà trasversale di molti paesi membri di stare nell'UE, ma a modo proprio ed esclusivamente per trarne vantaggi: soprattutto geopolitici per la Germania e prevalentemente economici per la Polonia (protetta sul piano geopolitico dagli USA in funzione antirussa).
Il quadro è complicato però dal teatrino tra UE e Polonia: toni accesi, durissimi sono stati rivolti contro il governo di Varsavia. Ma è appunto un teatrino: la Polonia fornisce l’alibi perfetto alla Germania e ai suoi satelliti per non avanzare nel processo di integrazione: processo che non vogliono, non hanno mai voluto e non si sognano di realizzarlo per conto terzi.
L'ultimo fatto rivelatore del loro atteggiamento è proprio il rifiuto di affrontare collegialmente la crisi energetica che si sta abbattendo sul continente. A questo si aggiunge il recente (e scontato) rifiuto tedesco di modificare il Patto di stabilità.
Meglio però dare la colpa di tutto ai polacchi e al loro "sovranismo".
Ora, qualsiasi sia l’orientamento politico dei partiti italiani, bisognerebbe prendere atto una volta per tutte che l’unica Europa possibile è un campo di conflitto tra stati nazionali che cercano il modo di trarre vantaggi dalla moneta e dal mercato unico, talvolta anche giocando sporco (come fanno Germania e Polonia).
L’UE è questa roba qua e nient’altro. E alla maggior parte dei paesi membri piace proprio perché è così e non ne vorrebbero una diversa. Continuare a ragionare nei termini di "sovranismo" vs "anti-sovranismo" è solo fumo negli occhi.