Da Trump a Biden i golpisti venezuelani restano di casa a Washington
I fatti dello scorso 6 di gennaio che sono poi sfociati nell’invasione del Campidoglio in quel di Washington dei pittoreschi (e armati) sostenitori di Donald Trump hanno trovato riprovazione a livello planetario. Il presidente Donald Trump è stato bandito da tutti i social network con l’accusa di aver istigato la violenza con parole incendiarie. I liberal nei quattro continenti si sono stracciati le vesti per quello che viene definito “attacco al cuore della democrazia statunitense”. Definizione alquanto azzardata visto che negli USA sembra essercene ben poca di democrazia. Ma questo è un altro discorso.
Tornando alla cronaca, la giornalista Anya Parampil su The Grayzone informa che a Washington c’è un aria di grande entusiasmo per l’imminente cerimonia d’insediamento del democratico Joe Biden. Sono pronti a partecipare alla festa gli artisti pop allineati al Partito Democratico. Lady Gaga è stata incaricata di cantare l'inno nazionale, mentre Jennifer Lopez, John Legend, Bruce Springsteen e una serie di altri artisti si esibiranno per l'intera giornata.
Poi ci sono gli alti rappresentanti stranieri. Tra questi troviamo addirittura Carlos Vecchio. Golpista ed ex avvocato della Exxon che attualmente è l'inviato a Washington del "presidente ad interim" riconosciuto dagli Stati Uniti Juan Guaidó. Quando l'amministrazione Trump ha avviato un colpo di Stato contro il governo venezuelano nel gennaio del 2019, Vecchio è diventato l'ambasciatore di Guaidó ed è salito alla ribalta come il leader de facto di una lobby in esilio con sede negli Stati Uniti dedicata a rovesciare il governo venezuelano riconosciuto dalle Nazioni Unite, ricorda The Grayzone.
La decisione di Biden dimostra l’amministrazione statunitense continuerà sulla strada del regime change in Venezuela. Deludendo così chi pensava che il cambio di amministrazione avrebbe potuto portare una distensione tra USA e Venezuela.
L’invito al golpista venezuelano Vecchio suscita anche una certa ironia, oltre che evidenziare per l’ennesima volta l’immensa ipocrisia liberal.
Nei giorni successivi all’assalto al Campidoglio, Biden e i suoi alleati hanno denunciato la violenta incursione nel Congresso come un attacco alla democrazia, con lo stesso presidente entrante che dichiarava i rivoltosi come "terroristi interni". Eppure Carlos Vecchio, l'alleato di Guaidó, è responsabile proprio dell’assalto alla democrazia del suo paese d'origine - ed è attualmente ricercato in Venezuela per aver incitato un violento attacco all'ufficio del Procuratore Generale a Caracas.
Quell’attacco nel 2014, ispirato da Vecchio e Leopoldo Lopez in un comizio dove utilizzarono parole incendiare, causò la morte di due persone e ingenti danni.
L’attacco alle istituzioni pubbliche venezuelane nel febbraio del 2014 è sovrapponibile a quanto accaduto a Washington circa sei anni dopo, quando dopo un discorso incendiario del presidente Donald Trump i suoi sostenitori hanno marciato verso il Campidoglio e lo hanno assaltato.
Perché questo attacco ‘al cuore della democrazia’ ha trovato condanna unanime mentre negli anni le azioni violente dei golpisti venezuelani, che tanti lutti hanno provocato nel paese sudamericano, sono state esaltate come gesta di coraggiosi uomini in lotta per democrazia e libertà?
Lo stesso presidente eletto Joe Biden bollava quanto accaduto come “un assalto senza precedenti alla nostra democrazia, un assalto letteralmente alla cittadella della libertà, nello stesso Campidoglio degli Stati Uniti" e "un assalto allo stato di diritto”.
Questo è invece accettabile quando accade in Venezuela? Chiunque sia turbato - scrive la giornalista statunitense - dai fatti di Capitol Hill dovrebbe essere altrettanto turbato dal fatto che Carlos Vecchio, un veterano golpista alleato con forze sediziose, estremiste e violente nel suo paese d'origine, sarà presente all'inaugurazione di Biden il 20 gennaio.