Dazi di Trump: l’America Latina potrebbe diventare un hub commerciale alternativo
Sono entrati in vigore i tanto annunciati dazi statunitensi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, insieme a un aumento al 20% per i prodotti cinesi e al 10% per quelli energetici canadesi. Questa mossa, voluta dall’amministrazione Trump, ha scatenato immediate reazioni da parte dei Paesi colpiti, alimentando una guerra commerciale che potrebbe avere ripercussioni globali, ma anche aprire nuove opportunità per l’America Latina.
Canada e Cina hanno già risposto con misure simili. Ottawa ha annunciato dazi del 25% su alcuni prodotti statunitensi, mentre Pechino ha imposto tasse del 10% e 15% su una serie di importazioni agricole dagli Stati Uniti, tra cui soia, carne di maiale, manzo e prodotti lattiero-caseari. Questa escalation ha messo in allerta i Paesi latinoamericani, che potrebbero trovarsi ad affrontare sfide ma anche nuove opportunità commerciali.
Secondo Eduardo Ramos, analista di mercato di VT Markets, citato dalla rivista Economía, è "molto probabile" che la Cina cerchi di rafforzare ulteriormente la sua presenza in America Latina per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. Ad esempio, il Perù potrebbe beneficiare di un aumento della domanda cinese di rame, mentre l’Argentina potrebbe diventare un fornitore chiave di soia e altri prodotti agricoli per il mercato cinese.
Marcelo Elizondo, esperto di commercio internazionale, ha sottolineato che la Cina, essendo un grande importatore di prodotti agricoli statunitensi, potrebbe rivolgersi a mercati alternativi come Brasile e Argentina se ridurrà le sue importazioni dagli USA. Tuttavia, il Brasile potrebbe a sua volta essere colpito da dazi reciproci imposti da Trump, una misura che il presidente statunitense ha minacciato di attuare a partire dal 2 aprile.
Clara Velásquez, docente della Scuola di Business e Sviluppo Internazionale del Politecnico Grancolombiano, ha evidenziato che i dazi di Trump potrebbero avere effetti sia diretti che indiretti sull’economia della Colombia. Da un lato, le misure potrebbero danneggiare la catena di approvvigionamento di cui fa parte il Paese, soprattutto se l’industria manifatturiera messicana ne risentirà. Dall’altro, la Colombia potrebbe approfittare della situazione per diventare un fornitore alternativo di materie prime e prodotti agricoli, come caffè, banane e zucchero, sia per la Cina che per gli Stati Uniti.
Anche il Cile sta monitorando attentamente la situazione, poiché i dazi potrebbero colpire le esportazioni di rame e altri prodotti. Il presidente Gabriel Boric ha definito "intempestive" le decisioni di Trump e ha annunciato che il Cile cercherà di diversificare ulteriormente la propria offerta esportatrice. A tal fine, Boric visiterà l’India all’inizio di aprile per esplorare nuove opportunità commerciali.
La guerra dei dazi lanciata da Trump non è solo una questione commerciale, ma riflette una trasformazione più profonda degli equilibri globali. Dal punto di vista geoeconomico, queste misure accelerano la riduzione della dipendenza dalla catena di approvvigionamento statunitense, spingendo paesi come la Cina a cercare alternative in regioni come l’America Latina. Questo potrebbe rafforzare il ruolo della regione come fornitore strategico di materie prime e prodotti agricoli, ridisegnando le rotte commerciali globali.
Dal punto di vista geopolitico, la crescente tensione tra USA e Cina rischia di frammentare ulteriormente il sistema internazionale, creando blocchi economici contrapposti. Tuttavia, offre anche opportunità per Paesi terzi, come quelli latinoamericani, di posizionarsi come attori chiave in un contesto multipolare. La Cina, in particolare, potrebbe intensificare gli investimenti e le partnership nella regione, ampliando la sua influenza e sfidando il tradizionale predominio statunitense in quello che Washington considera il proprio cortile di casa.
In un’ottica multipolare, la guerra dei dazi evidenzia la fine di un’era dominata da un unico attore egemone e l’emergere di un mondo più frammentato ma interconnesso. L’America Latina, con le sue risorse naturali e il suo potenziale agricolo, potrebbe diventare un ponte tra le economie asiatiche, europee e nordamericane, assumendo un ruolo più centrale nello scacchiere globale.