Dopo Repubblica, il Corriere: è caccia (vergognosa) al "putiniano"!
Caccia al putiniano!
Ha dato il via Repubblica con un infame articolo di Gianni Riotta e ora prosegue il Corriere con Polito, Gramellini e l'immarcescibile Mieli. È iniziata la caccia al putiniano.
La strategia è più o meno sempre la stessa, già rodata in altri ambiti: portare tutto sul piano morale, semplificare all'inverosimile, colpevolizzare con immagini cruente, quindi polarizzare la discussione, additare come nemici della patria, della civiltà, dei bambini e del genere umano chi non si allinea, chi infrange la sacra narrazione che divide il mondo in buoni e cattivi, e poi escludere gli intellettuali dalla discussione scaricando su di loro valanghe di letame (Polito e Gramellini oggi su Canfora e Di Cesare).
Da qui poi si passa al lavoro che porta a far nascere sui social un movimento di estremisti svitati, cappeggiati magari da qualche presunto filosofo da mandare in tv, sempre pronto a tenere alta la bandiera dell'idiozia e di tutti quei pensierini cretini che fanno comodo all'establishment perché ridicoli e indifendibili. Nel frattempo qualsiasi ragionamento serio e misurato diventa impossibile.
A questa strategia si aggiungono poi le manovre che fanno capo a Fubini e a tutti quei giornalisti economisti che gongolano quando sta per iniziare una crisi economica. Sono come i topi quando sentono odore di formaggio. Cominciano a fremere, si agitano per la brama insostenibile, i loro occhi brillano. Non gli par vero di poter tornare a parlare di austerità, di cinghie da stringere, di salari da abbassare, di licenziamenti da decidere e di precarietà nel lavoro da introdurre. La guerra li manda in solluchero.
Ci si domanda se in fondo i veri putiniani non siano loro.