Ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale smonta i liberisti sul Giappone
di Thomas Fazi
C'è una leggenda cara a quei disadatti sociali altresì noti come liberisti: che la politica monetario-fiscale perseguita dal governo giapponese nell'ultimo decennio - caratterizzata da disavanzi di bilancio primari (dunque al netto degli interessi) molto elevati monetizzati praticamente per intero dalla banca centrale - si sarebbe rivelata un fallimento perché il Giappone in questi anni ha registrato un tasso di crescita e un'inflazione molto bassi. Questo dimostrerebbe, a detta loro, l'inefficacia della politica di bilancio espansiva in generale, in particolar modo se finanziata direttamente dalla banca centrale. Ovviamente, come tutte le cose che escono dalla bocca di questi personaggi, si tratta di una colossale baggianata.
Come notano in un recente paper nientedimeno che Takeshi Tashiro e Olivier Blanchard, ex capo economista del Fondo monetario internazionale (FMI), in un contesto macroeconomico come quello giapponese - caratterizzato da una debole domanda aggregata dovuta soprattutto a ragioni demografiche (una popolazione molto anziana) -, «far aumentare in maniera significativa il deficit primario e il debito pubblico è stata la scelta giusta. Il disavanzo primario, in particolare, che ha registrato una media del 5,4 per cento dal 1999 ad oggi, ha giocato un ruolo cruciale nel sostenere la domanda e la produzione». E già questo basterebbe per perculare i liberisti da qui fino alla fine dei tempi.
Ma non finisce qui. Tashiro e Blanchard, infatti, mettono in guardia il governo giapponese dal cercare di ottenere un equilibrio di bilancio primario, che il governo ha recentemente annunciato di voler raggiungere entro il 2025. Al contrario, secondo i due economisti, il disavanzo primario - che oggi si aggira intorno al 2,5 per cento del PIL - andrebbe addirittura aumentato. «Nelle attuali circostanze - scrivono - questo rappresenta lo strumento migliore per mantenere la domanda e la produzione al livello potenziale».
Che dire? Quando si tratta di purgare i liberisti, nessuna sa farlo bene quanto un liberista pentito che ha capito che il vento sta cambiando e che fare mea culpa è la sua speranza migliore di evitare la ghigliottina.
Una nota finale: è impossibile non notare come Tashiro e Blanchard, indirettamente, ci stiano parlando anche della situazione italiana: un'economia che per molti versi soffre degli stessi mali dell'economia giapponese - domanda stagnante, invecchiamento demografico ecc. - ma che, a differenza di quest'ultima, negli ultimi vent'anni ha perseguito una politica di bilancio opposta, caratterizzata da persistenti avanzi di bilancio, con conseguenze drammatiche sulla domanda e sulla produzione, e più in generale sulle condizioni di vita di milioni di persone. L'unica soluzione possibile ce l'hanno indicata Tashiro e Blanchard: far aumentare di numerosi punti percentuale il deficit pubblico, fino a registrare un consistente deficit primario.
Inutile dire che questo è assolutamente impossibile da fare nella cornice dell'eurozona.