Freedom Flottilla IV, Israele dice no

5404
Freedom Flottilla IV, Israele dice no



di Paola Di Lullo
 

Alle 16,15, ora di Gaza, di sabato 28 luglio, il peschereccio Al Awda, nave guida della IV Freedom Flotilla, battente bandiera norvegese, si trovava a 150 miglia marittime dalle coste di Gaza.

La Freedom, un veliero, seguiva a distanza di sicurezza. La Mairead e la Filestine si sono fermate per danni causati da una tempesta al largo delle coste siciliane.

Gli attivisti a bordo, di diversa nazionalità, chiedevano, in un Tweet ed in un post Facebook, di intraprendere iniziative per supportarli. Erano pronti per l'abbordaggio, da parte della marina militare israeliana, ma anche speranzosi di poter raggiungere il porto di Gaza.


I membri dell'Al Awda :


Lucía Mazarrasa ed Emilia Nacher ( Spagna )


Yonatan Shapira e Zohar Chamberlain Regev ( Israele )


Charlie Andreasson e Divina Levrini ( Svezia )


Larry Commodore ( Canada )


Sarah Katz ( Francia )

Mohd Afandi Salleh ( Malesya )


Chris Graham ( Canada )


Arne Birger Heli , Jan Petter Hammervold, Herman Reksten (capitano) e Gerd von der Lippe ( Norvegia )


Joe Meadors ( USA )


Swee Ang ( UK )


Mike Treen ( Nuova Zelanda )


Mikkel Grüner ( Danimarca )


Alle 7,00 di stamattina, ora di Gaza, l'Al Awda si trovava a 100 miglia nautiche dalla costa di Gaza. Alle 9,00 a 96 miglia. Alle 10,30 a 74 miglia. Nessuna imbarcazione nelle vicinanze, scriveva il capitano, Herman Reksten.

Alle 12,50, invece, il capitano scriveva che l'Al Awda era a 60 miglia dalla costa di Gaza e vi era stato il primo contatto radio con la marina da guerra israeliana. A 56 miglia da Gaza, sempre via radio, la marina da guerra israeliana accusava gli attivisti di star infrangendo le leggi internazionali. La Freedom Flotilla Coalition comunicava che vi serano diverse navi in vista e che l'abbordaggio dell' Al Awda e la cattura degli attivisti avrebbe potuto essere questione di minuti. Sono le 13,15, ora di Gaza, e questo potrebbe essere l'ultimo messaggio inviato dall'Al Awda prima di perdere il contatto radio.


Alle 14,00, i media israeliani riportano dell'abbordaggio. La Freedom Flotilla smentisce. Sono a circa 50 miglia dalla costa.


Alle 14,20 sono 4 le navi da guerra che circondano e minacciano via radio di "adottare tutte le misure necessarie". L'Al Awda mantiene la sua rotta verso Gaza.


Alle 14,25, a 49 miglia nautiche dal porto di Gaza, l'Al Awda viene dirottata, presumibilmente verso il porto di Ashdod. Non è dato sapere se sia solo accerchiata o abbordata.



Si conclude così il viaggio della Freedom Flotilla IV, con il NO di Israele al sollevamento dell'embargo, blocco illegale e disumano che dura da ormai 12 anni, e che Israele, coadiuvato dall’Egitto, impone a danno della popolazione civile Palestinese su Gaza, con l'ennesima violazione del diritto internazionale, con l'ennesimo schiaffo dato ai Palestinesi. Ed al diritto internazionale, dal momento che abbordare navi battenti bandiera di qualsivoglia paese sovrano in acque internazionali è un atto di pirateria marittima. Così come arrestare persone in navigazione in acque internazionali è violazione del diritto internazionale, di cui Israele si beffa da troppi anni.
 


Due tipologie di diritti, entrambe acquisite dalla giurisprudenza contemporanea, le istituzioni internazionali sono chiamate a tutelare:
 
1) il diritto di circa due milioni di persone che abitano nella Striscia di Gaza di tornare ad appartenere al genere umano avente libertà e autodeterminazione;
 
2) il diritto di tutti i cittadini liberi di navigare in acque internazionali, nel rispetto della legalità internazionale, ed arrivare sani e salvi a Gaza, il porto della Palestina.


 

Gaza era pronta, come sempre, ad ricevere nave ed attivisti. Al porto, il gran cuore dei palestinesi era aperto all'accoglienza, parola da noi caduta in disuso.

Spesso mi sono chiesta se queste speranze disattese non fossero troppo dolorose. Poi ho dovuto ricordare a me stessa che i palestinesi non smettono mai di sperare, di credere che un giorno giustizia sarà fatta, che i loro diritti saranno riconosciuti. Non si fermeranno fino ad allora. Continuano ad essere un esempio, nonostante siano l'unico popolo sotto occupazione che deve preoccuparsi della tutela e della sicurezza dell'occupante, secondo la comunità internazionale. Ma, soprattutto, sapranno di non essere stati lasciati soli, sapranno che esiste la "disobbedienza civile" anche in questo ormai vuoto occidente.


 

Nota a margine - Recentemente la corte distrettuale di Gerusalemme, su istanza dell’ong israeliana di destra Shurat HaDin, aveva approvato la confisca delle navi della Flotilla che avrebbero dovuto essere rimorchiate verso un porto israeliano e vendute per circa 87.600 dollari, somma da devolvere alle vittime di atti di terrorismo ed alle loro famiglie. Per gli attivisti a bordo della Flotilla la decisione è un "tentativo preventivo di legittimare la pirateria israeliana in acque internazionali".
Gli organizzatori della flottiglia avevano aggiunto che qualora fossero riusciti a raggiungere Gaza avrebbero donato le barche ad organizzazioni civili e pescatori locali.
Zaher Birawi, capo del Comitato internazionale per la rottura dell'assedio di Gaza e membro fondatore della Freedom Flotilla Coalition, ha dichiarato: "Questa decisione è un pericoloso precedente e un tentativo preventivo di legittimare la pirateria israeliana nelle acque internazionali, ma questo non assolverà lo stato di occupazione della sua responsabilità legale in caso di attacchi a navi che trasportano attivisti pacifici che chiedono la rottura del illegale e immorale blocco di Gaza".


 

TESTIMONIANZE DEI DUE ATTIVISTI CITTADINI ISRAELIANI A BORDO DELL'AL AWDA

"Mi chiamo Yonatan Shapira e sono un cittadino israeliano. Ero un capitano e un pilota di elicotteri Blackhawk nell'Air Force israeliana. Non ho mai sparato a nessuno e volavo per lo più in missioni di soccorso, ma tuttavia mi sono reso conto che facevo parte di un'organizzazione terroristica. 15 anni fa, nel 2003, ho organizzato un gruppo di 27 piloti dell'aeronautica che si sono rifiutati pubblicamente di continuare a prendere parte all'oppressione del popolo palestinese.
Da allora sono stato attivo in diverse organizzazioni che lottano contro l'occupazione israeliana e l'apartheid. Sono un membro di Boycott from Within - Israeli citizens che sostengono la richiesta palestinese di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.
Questo è il mio quarto tentativo di rompere il blocco di Gaza dal mare.
Il mio messaggio ai soldati israeliani che ora si stanno preparando per abbordare le nostre barche ed arrestarci: "Pensate a cosa direte ai vostri nipoti tra molti anni e non a quello che i vostri amici diranno di voi oggi. Rifiutate di prendere parte a questo crimine di guerra. Rifiutate di continuare ad uccidere persone che sono rinchiuse nella più grande prigione del mondo. Una volta ero uno di voi e so che tra voi ci sono alcuni che sono ancora in grado di pensare. Rifiutate di essere le guardie del ghetto di Gaza".

 

"Come essere umano prima di tutto, ma anche come israeliana di origine ebraica, sono sconvolta da ciò che Israele sta facendo in Palestina in generale ed a Gaza in particolare. Ci è sempre stato detto 'come ha potuto tacere il mondo tacere durante l'Olocausto', ora sappiamo come ... dobbiamo sostenere le nostre sorelle e fratelli palestinesi di Gaza per salvare la nostra stessa umanità.
Come amputata, posso solo iniziare a immaginare come sia per le persone di Gaza che hanno perso i loro arti in attacchi brutali e stanno ancora aspettando di ricevere arti protesici, a causa del blocco illegale israeliano." Zohar Chamberlain Regev, ciittadina israeliana (nata e cresciuta nel Kibbutz Kfar Hahoresh, vicino a Nazareth), vive in Spagna da14 anni e partecipa al coordinamento di Rumbo a Gaza, la componente spagnola della Freedom Flotilla, dal 2012. Zohar è la proprietaria della Women's Boat to Gaza Zaytouna-Oliva, sequestrata nel 2016 e tuttora oggetto di procedimenti giudiziari in Israele.


 

Israele, ha scelto ancora una volta, di non ascoltare gli inviti alla cooperazione, al rispetto del diritto internazionale, al rispetto della vita umana...Gaza resta la più grande prigione a cielo aperto del mondo.  


A proposito, Al Awda significa Il Ritorno. I palestinesi torneranno, è solo questione di tempo.


 

A questo link è possibile trovare un excursus sull'ultima e sulle passate missioni della Freedom Flotilla
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gaza_freedom_flotilla_rompiamo_lassedio_rompiamo_il_silenzio_mediatico/13944_24675/


 


 

FONTI : Freedom Flotilla Coalition
Rumbo a Gaza
Palestine Chronicle
 


 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La strategia del riccio di Trump di Giuseppe Masala La strategia del riccio di Trump

La strategia del riccio di Trump

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita   Una finestra aperta Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo di Francesco Erspamer  Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Siria. Israele, jihadisti e noi... di Paolo Desogus Siria. Israele, jihadisti e noi...

Siria. Israele, jihadisti e noi...

Caracas contro il fascismo e per la Palestina di Geraldina Colotti Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio di Marinella Mondaini Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Professioni e privilegi di Giuseppe Giannini Professioni e privilegi

Professioni e privilegi

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA di Gilberto Trombetta IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Tempi duri per i poveri di Michele Blanco Tempi duri per i poveri

Tempi duri per i poveri

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis di Giorgio Cremaschi Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti