Generale Fabio Mini - Blinken canta Neil Young però si dimentica il testo
di Fabio Mini - Fatto Quotidiano
18 maggio 2024
Le coincidenze saranno casuali, ma sempre significative. Il Segretario di Stato Blinken si è recato a Kiev a sorpresa, in treno, dalla Polonia. La sorpresa non è stata ovviamente per il presidente Zelensky, che lo attendeva puntualissimo e non poco preoccupato. Temeva che portasse cattive notizie sulla fornitura di armi, ma soprattutto sulla fornitura di dollari contanti per la “sua” gestione dello Stato e della guerra tutt’altro che lusinghiera almeno per quanto riguarda l’Ucraina. Nella ridda di miliardi di dollari che vengono promessi da Stati Uniti ed Europa è difficile capire come vengono spesi. Ma il dubbio che buona parte del contante finisca nelle tasche di chi considera gli aiuti come un profitto personale è lecito. E non si capisce perché ciò debba meravigliare o scandalizzare visto il livello di corruzione presente nel resto del mondo.
Zelensky deve aver accolto con sollievo le rassicurazioni formali: le armi tarderanno un po’, ma i soldi sono già qui. Kiev può continuare a vivere come se la guerra non ci fosse e non la toccasse. Prima coincidenza: il capo del governo slovacco “Bobo” Fico lo aveva già notato durante la sua ultima visita alla Capitale dopo due anni di guerra. A Kiev era tutto “normale”, la gente si divertiva, mangiava, beveva e passeggiava e Fico si chiedeva con evidente sarcasmo “ma dov’è la guerra?”: un “invasato” gli ha sparato cinque colpi di pistola all’addome e al petto. Forse è proprio questa la risposta. E adesso i leader europei si preoccupano un po’ per le elezioni e molto per la possibile emulazione da parte di qualche altro “invasato” dallo stesso odio da essi alimentato con parole e fatti in ogni parte del cosiddetto Occidente.
Seconda coincidenza: mentre Fico cadeva crivellato, Blinken aveva appena finito di cantare in un pub di Kiev. Forse non era andato per rassicurare Zelensky, ma per convalidare quello che aveva notato Fico. Kiev è una città tanto normale e sicura che il capo della diplomazia americana può permettersi di mettersi in jeans e andare a cantare in un qualsiasi pub. Si può immaginare cosa abbia comportato questo show di normalità per le forze di sicurezza. Ma il messaggio era comunque forte. Finalmente qualcosa di più di una toccata e fuga, ingessato non solo nell’abito e scudato non solo fisicamente. Un messaggio di libertà, artefatto ma potente. Ovviamente, la rockstar Blinken ha molti pezzi liberal nel suo repertorio e quello scelto a Kiev è forse uno dei più famosi. Deve averlo scelto con cura facendo attenzione al messaggio positivo di libertà che il Blinken diplomatico della guerra e del rock intendeva dare. Doveva essere un omaggio alla lotta per la libertà del popolo ucraino e la prospettiva di libertà che la guerra intendeva conseguire. La “loro” guerra perché Blinken, e non solo lui, da tempo tiene a precisare che con la guerra alla Russia non c’entra niente e che noi occidentali “forniamo le armi ma la guerra è dell’Ucraina e usa le armi come meglio crede”. La canzone scelta è stata Rockin’ in the free world, ma per mantenere le intenzioni comunicative Blinken ha dovuto fare una breve introduzione e cantare solo il ritornello.
L’introduzione è stato il solito pistolotto retorico che si fa a chi combatte, ma anche un’ammissione significativa della gravità della situazione visto che la gente di Kiev sa poco e male di ciò che accade al fronte. Blinken è stato invece quasi brutale: “Sentite, so che questo è veramente, veramente un tempo difficile. I vostri soldati, i vostri concittadini, in particolare nel nord-est e Kharkiv stanno soffrendo tremendamente e loro devono sapere, voi dovete sapere che gli Stati Uniti sono con voi, gran parte del mondo è con voi. Stanno combattendo non solo per l’Ucraina libera, ma per un mondo libero. E il mondo libero è con voi”.
Un’allocuzione forse sincera, ma che forzando sul “voi” segna la distanza piuttosto che la vicinanza.
L’esecuzione comprensibilmente dilettantistica si è limitata a un giro di accordi e al ritornello scritto nel 1989, quando la band di Neil Young si vide cancellare un tour in Unione Sovietica e il suo chitarrista Sampedro disse “Be’, dovremo continuare a fare rock nel mondo libero”. Blinken ha cantato soltanto questo: “Keep rockin’ in the free world” tralasciando il testo che è una aperta denuncia contro il sistema occidentale e l’amministrazione statunitense in particolare, contro la povertà, la droga, la corruzione, l’indifferenza. Tutte cose ancora ben presenti nel “mondo libero” di oggi come in quello di Young.
Ovviamente i pochi ucraini presenti all’esibizione si sono sentiti gratificati dalla commovente condivisione di sentimenti di Blinken, e le migliaia di youtuber che l’hanno rilanciata “per gentile concessione del Dipartimento di Stato Usa” non sanno cosa la canzone dica veramente. Ma Blinken lo sa benissimo e se questa canzone (testo e musica) deve proprio suggerire la prospettiva futura dell’Ucraina come parte del “mondo libero” vale la pena ripassarsi il testo: “Che c… di mondo libero è questo? Le strade piene di colori bianco rosso e blu e gente che trascina i piedi, che dorme nelle scarpe, … ogni giorno è un campo minato, l’unica cosa gentile che diamo a un poveraccio è l’impugnatura di una pistola, … una ragazza getta il figlio in un cassonetto per drogarsi, odia la sua vita e ciò che ne ha fatto, c’è un altro bambino che non andrà mai a scuola, che non si innamorerà mai”.
In Ucraina nel 2024, ai bambini che non andranno mai a scuola, si aggiungono quelli che non nasceranno e i poveracci ai quali spetta solo un fucile per morire prima. E anche questo Blinken lo sa.