Informazione sul web, negli Usa arrivano le prime "bad list"

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Informazione sul web, negli Usa arrivano le prime "bad list"

“Abbiamo una confessione da fare, ogni cosa che vi abbiamo raccontato negli ultimi sette anni è falso. Beh, in realtà no, ma è quello che l'ultra-liberista, assistente Professore di Comunicazione all'Università Merrimack, Melissa "Mish" Zimdars, vi vorrebbe far credere”. Inizia così il blog americano Zero Hedge in un editoriale dai toni molto preoccupanti per un'operazione che fa tornare alla mente i livelli di censura delle “liste di proscrizione” che pensavamo superati.



Dopo aver ironizzato sulle modalità attraverso cui la prof.ssa Zimdars ha deciso di selezionare la lista delle fonti di “fake news”, Zero Hedge sottolinea come la sconfitta di Hillary, “la sua candidata scelta”, ha determinato questa reazione. Oppure, ironizza, “sta solo aiutando Google e Facebook nella sua annunciata voglia di censura delle fonti 'fake'”.

Questa la lista dell'ultra-liberista Zimdars:




Come se non bastasse, la Zimdars ha anche selezionato quattro categorie, o meglio quattro livelli di “menzogna” o di “fake” sul web.  Si va dalla “distorsione” per generare introiti, al clickbaiting, alla lista di siti che “sono intenzionalmente fake per satira o commedia, ma che possono offrire anche commenti politici e sulla società”. A rileggere la lista 4 di proscrizione dell'ultra-liberista Zimdars vengono i brividi. Qui per consultarli tutti e quattro.

Come sottolinea correttamente Zero Hedge, Zimdars deve aver perso quelle email in cui John Podesta esponeva ad Arianna Huffington le modalità esatte di come si dovesse riportare la campagna di Hillary: "fare eco ai nostri messaggi senza far percepire conflitti”. Qui la deontologia professionale non è chiaramente scalfita secondo la Zimdars.
 

"She is enthusiastic abt the project but asks if she's more useful to us not being on the Board and, instead, using Huffpo to echo our message without any perceived conflicts. She has a point.". Non traduciamo, vi lasciamo la versione originale senza commenti.



@MattTturner4L sintetizza alla perfezione il pericolo in corso:



…..............

Anche in Italia attraversiamo una fase molto delicata che recentemente vi abbiamo definito di “nuovo maccartismo”. Non siamo arrivati ancora a quella specie di lista di proscrizione indicata da Zimdars, ma si stanno creando tutti i presupposti. 

Con “giornalisti” che dichiarano “da mercoledì ho smesso di attaccare Trump” (quando è diventato Presidente ndr), “giornalisti” che non si danno pace che “vi abbiamo detto di votare l'altra, ma allora noi che ci stiamo a fare?, “giornalisti” che accusano apertamente il suffragio universale come causa di “distruzione della civiltà occidentale”, “giornalisti” che vedono hacker russi o altri complotti a determinare le ultime scelte popolari, il clima dei prossimi mesi per la libera informazione sul web sarà sempre più drammatico.

La Brexit e le elezioni nord-americane, del resto, hanno iniettato un virus letale al sistema. Non solo le corporazioni dell'informazione non determinano più l'esito delle tornate elettorali, ma anzi il loro “indirizzo di voto” diviene controproducente, facilitando indirettamente il candidato attaccato. Se una volta l'endorsment di Economist, Financial Times, New York Times, BBC, Cnn etc era sinonimo di vittoria politica certa, oggi è l'esatto opposto. Non è più rilevante quanti miliardi investano queste corporazioni per far vincere un candidato, il loro messaggio non arriva più all'opinione pubblica.

Reagirà il regime mediatico? Certamente, ha già iniziato a farlo, anche in Italia.

L'obiettivo sarà annullare tutte le voci contarie che si stanno affermando. 

Tutti coloro che hanno a cuore le sorti della libertà di stampa e della democrazia nel nostro Paese devono reagire ora, perché il maccartismo, che trasforma in “nemico interno” chiunque non accetti i diktat del Governo, delle banche, dell’Unione Europea è oggi realtà. Bisogna mobilitarsi ora, perché tra poco potrebbe non essere più possibile.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
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