Gli ucraini si ritirano da Kursk. E' l'effetto Trump?

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Gli ucraini si ritirano da Kursk. E' l'effetto Trump?

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L'elezione di Trump sta certamente creando enorme scompiglio in Europa. Le posizioni del futuro presidente USA sul conflitto ucraino sono note e apparentemente ma solo apparentemente sembrano aver sortito già degli effetti sul fronte di guerra. Già il giorno successivo alle elezioni USA, in Ucraina, hanno iniziato a diffondersi voci sul ritiro della truppe dal territorio russo.

La parlamentare Mariana Bezuhla, ex del partito di Zelensky ed oggi indipendente, ha pubblicato la notizia secondo la quale l'esercito ucraino si potrebbe ritirare dalla zona di Kursk.

A tal proposito scrive: "Sirski si inventa scuse per ritirarsi da Kursk. Non ha ancora detto quali territori di Donetsk e Kharkov sono stati "scambiati" coi russi in cambio della zona di Kursk (allude ironicamente al fatto che per attaccare Kursk hanno perso molti territori nel Donbass nda). Né è chiaro quanti ucraini siano morti per questa azione militare." 

La Bezuhla sa di cosa parla: è stata presidentessa della sottocommissione parlamentare di controllo civile della sicurezza nazionale. 

Quindi cerchiamo di capire: l'avventura di Kursk è presumibilmente finita, come peraltro prevedevamo correttamente in un nostro precedente articolo. E la notizia arriva proprio il giorno dopo il risultato delle elezioni americane. 

L'invasione di Kursk da parte dell'esercito ucraino, teoricamente, avrebbe dovuto obbligare i russi a dividere le truppe presenti sul fronte per destinarne una parte a recuperare questa provincia. Cosa che non si è verificata perché la Russia ha (ora, non prima) uomini a sufficienza. Invece sono state proprio le forze armate ucraine, già in debito di uomini, a dividersi per poi subire, durante l'offensiva, perdite enormi nei reparti migliori; la divisione delle truppe ucraine ha portato alla perdita di molti territori lungo il fronte. 

Anche se la motivazione apposta per l'attacco a Kursk sembra plausibile, ogni analista militare decente aveva previsto questo scenario. Lo scenario più plausibile è che l'incursione ucraina avesse come finalità quella di prendere la centrale atomica o uno dei magazzini di armi atomiche presenti in zona, da usare per ricattare i russi. Essendo fallito anche questo proposito, la cosa più intelligente da fare sarebbe stata quella di ritirarsi. Ma si è scelto di fare l'opposto, cioè rimanere in Russia per farsi circondare e in buona parte distruggere dai russi: perché?

Perché di fatto l'incursione nella zona di Kursk ha avuto una funzione propagandistica in tutto l'occidente, basta guardare cosa hanno scritto i media; converrebbe rileggerle quelle sciocchezze. Così una volta persa la valenza militare dell'azione, è rimasta solo la valenza propagandistica nei media occidentali. Se per gli ucraini la cosa migliore sarebbe stata quella di ritirarsi per non perdere le migliori truppe senza senso ed usarle meglio altrove, Zelensky ha mantenuto le truppe in Russia solo per evitare uno smacco al padrone, cioè ai democratici americani impegnati nelle elezioni. L'ordine arrivato da Washington è stato: fino alle elezioni non ci possiamo permettere il ritiro delle truppe.

Finito lo show elettorale negli USA, avviene ciò che avrebbe dovuto accadere da tempo. Di fatto gli oltre 25.000 uomini persi nell'avventura di Kursk, che non ha cambiato di una virgola le sorti della guerra (ed era facile capirlo da prima), sono morti per puri e semplici motivi elettorali. Questa vicenda ricorda il famoso "you have to shape perception" (devi modellare la percezione del tuo popolo) di cui parlava Biden al presidente dell'Afghanistan un paio di giorni prima della disastrosa fuga dell'esercito americano. Poi ci dice molto di quanto l'Ucraina non sia un paese autonomo, ma un proxy che si sta suicidando. 

Chi pensa che si sia trattato dell'effetto Trump, a nostro avviso, sbaglia. E' stata più la sconfitta della Harris che la vittoria di Trump ad aiutare la decisione, ma né Lavrov né Medvedev sono convinti del fatto che Trump possa oramai mettere fine alla guerra con una telefonata, come forse sarebbe stato possibile fare un paio di anni fa, ma anzi dubitano proprio che abbia intenzione di farlo o che venga messo in condizione di poterlo fare. Entrambi ricordano come Trump abbia messo un numero record di sanzioni alla Russia ed abbia armato con abbondanza l'esercito ucraino durante tutta la durata della sua presidenza. Sono convinti che il corso russofobo della politica americana ed europea siano profondi e non sovvertibili così facilmente.

Certo sappiamo che Trump nella sua prima presidenza venne ostacolato in tutti i modi, avendo fatto l'errore di circondarsi di persone che spesso sono riuscite ad ingannarlo e che gli hanno fatto fare una serie di errori di cui ha poi parlato pubblicamente (ricordiamo il caso di Bolton o quello di Pompeo). Pur non potendo davvero prevedere cosa farà Trump, ma di certo possiamo dire solo che abbiamo evitato una presidenza Harris che avrebbe svolto lo stesso ruolo di Biden, cioè di una figura di pura facciata e semplice ventriloquo del partito neocon. 

Francesco Corrado

Francesco Corrado

Giornalista 

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