I dazi di Trump: verso lo scontro definitivo con la Cina?
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di Alessandro Volpi*
Verso lo scontro definitivo?
Mi sembra sempre più evidente che sono due le motivazioni per cui Trump ha introdotto dazi così pesanti e così "universali.
La prima è costituita dalla volontà di aumentare sensibilmente il volume delle entrate federali americane, oggi in profonda difficoltà, dando per scontato che il mondo continuerà a vendere negli Stati Uniti anche a prezzi più alti e che quegli introiti saranno destinati a ridurre ulteriormente le tasse agli americani. In tale ottica Trump vuole anche una riduzione dei tassi di interesse, motivata proprio dal rischio di un'eventuale recessione, perché una simile riduzione sarebbe di enorme sollievo per gran parte del suo elettorato pesantemente indebitato.
Ma la seconda ragione è ancora più rilevante. Trump vuole utilizzare i dazi per reindustrializzare l'America: è convinto infatti che dazi molto alti convinceranno le imprese a spostarsi negli Stati Uniti perché lì è decisamente più conveniente produrre piuttosto che produrre altrove e pagare dazi giganteschi.
Da queste due motivazioni discende una considerazione: Trump non ha alcuna intenzione di rivedere i dazi al ribasso, a meno che non siano compensati da vantaggi formidabili, anzi è disposto ad alzarli fino a quando non sarà, a suo modo di vedere, obbligato produrre in Usa per le imprese che vogliono vendere in Usa, e non ha alcuna intenzione di rimuoverli a breve.
Questa "visione" implica però uno scontro globale in primis con la più grande potenza industriale del mondo. La reindustrializzazione fatta con i dazi permanenti implica lo scontro, durissimo, tra Stati Uniti e Cina che, del resto, pare aver capito meglio di tutti gli altri questa intenzione e ha dichiarato di essere disposta a "combattere fino in fondo". La guerra dei mondi sta per esplodere e i mercati finanziari non sembrano in grado di fornire alcun rifugio.
Mi sembra sempre più evidente che sono due le motivazioni per cui Trump ha introdotto dazi così pesanti e così "universali.
La prima è costituita dalla volontà di aumentare sensibilmente il volume delle entrate federali americane, oggi in profonda difficoltà, dando per scontato che il mondo continuerà a vendere negli Stati Uniti anche a prezzi più alti e che quegli introiti saranno destinati a ridurre ulteriormente le tasse agli americani. In tale ottica Trump vuole anche una riduzione dei tassi di interesse, motivata proprio dal rischio di un'eventuale recessione, perché una simile riduzione sarebbe di enorme sollievo per gran parte del suo elettorato pesantemente indebitato.
Ma la seconda ragione è ancora più rilevante. Trump vuole utilizzare i dazi per reindustrializzare l'America: è convinto infatti che dazi molto alti convinceranno le imprese a spostarsi negli Stati Uniti perché lì è decisamente più conveniente produrre piuttosto che produrre altrove e pagare dazi giganteschi.
Da queste due motivazioni discende una considerazione: Trump non ha alcuna intenzione di rivedere i dazi al ribasso, a meno che non siano compensati da vantaggi formidabili, anzi è disposto ad alzarli fino a quando non sarà, a suo modo di vedere, obbligato produrre in Usa per le imprese che vogliono vendere in Usa, e non ha alcuna intenzione di rimuoverli a breve.
Questa "visione" implica però uno scontro globale in primis con la più grande potenza industriale del mondo. La reindustrializzazione fatta con i dazi permanenti implica lo scontro, durissimo, tra Stati Uniti e Cina che, del resto, pare aver capito meglio di tutti gli altri questa intenzione e ha dichiarato di essere disposta a "combattere fino in fondo". La guerra dei mondi sta per esplodere e i mercati finanziari non sembrano in grado di fornire alcun rifugio.
*Post Facebook del 8 aprile 2025