I miti da sfatare sull'economia "green" della Cina | Demostenes Floros
In una lunga e bella intervista ad Inside Over, l'analista ed esperto di energia Demostenes Floros sfata molti dei miti intorno all'economia "verde" della Cina e sullo sviluppo ad alta tecnologia intrapreso dal gigante asiatico.
Dopo aver ricordato come "l’obiettivo, di lungo periodo, della transizione energetica della Cina è stato fissato al 2060", Floros ricorda come il Paese si trova nel primo stadio del suo lungo percorso, caratterizzato sia da elementi fortemente positivi – e che riguardano in particolar modo lo sviluppo, negli ultimi anni, di fonti rinnovabili – che da limiti e contraddizioni, a partire dal peso ancora significativo del carbone”.
Dall'intervista di Federico Giuliani su Inside Over:
Sulla diversificazione energetica della Cina:
“Prendendo come orizzonte temporale l’ultimo decennio, osserviamo la seguente evoluzione qualitativa e quantitativa della Cina. In primo luogo, è bene evidenziare come i consumi di energia primaria del Paese asiatico siano incrementati di oltre il 35% nel decennio preso in esame. Siamo di fronte a un cambiamento quantitativo straordinario che coinvolge un Paese in via di sviluppo come la Cina, ma che non riguarda minimamente le economie occidentali a capitalismo avanzato (alcune delle quali hanno anzi evidenziato un calo di consumi di energia primaria). Dal punto di vista qualitativo, sempre osservando il lasso temporale citato, notiamo un calo in termini relativi di almeno 10-12 punti percentuali del peso del carbone, passato dal coprire il 66% dei consumi di energia primaria della Cina di dieci anni fa a meno del 55% del 2023. Di pari passo, abbiamo avuto uno straordinario incremento delle rinnovabili, che 10-12 anni fa erano quasi inesistenti nel paniere cinese, e che in un decennio sono aumentate arrivando quasi a coprire il 9-10% dei consumi di energia primaria del Dragone (un cambiamento epocale).
Sull'impatto inquinante della Cina e un confronto con gli Usa e UE:
“Dovremmo anzitutto calcolare le emissioni di CO2 pro capite. Già facendo questo, si evince che ogni abitante cinese emette poco più di 8 tonnellate di CO2 all’anno, e cioè poco meno della metà delle emissioni medie di ogni cittadino statunitense, che invece ne emette più di 15 tonnellate. La percentuale di un cittadino dell’UE è di poco inferiore a quella cinese, siamo attorno ai 7-7,2 tonnellate di CO2, per non parlare di un abitante dell’India – il Paese più popoloso al mondo da febbraio 2024 – che invece si ferma a poco più di 2 tonnellate. Il calcolo in termini pro capite ci presenta una situazione diversa rispetto a quella “venduta” dalla maggior parte dei media. Ma c’è dell’altro”.
Prosegua nel suo ragionamento
“Le emissioni dell’1% più ricco della popolazione mondiale sono state superiori a quelle registrate, in totale, dai 5 miliardi di abitanti del pianeta più poveri. Il dato è di un’organizzazione no profit svedese, Oxfam, e risale al 2019, l’ultimo a nostra disposizione. Oltre all’analisi pro capite e alla redistribuzione del reddito, c’è poi un altro aspetto da considerare e che ha a che fare col metodo di calcolo delle emissioni. Quest’ultime vengono calcolate sulla produzione e non sul consumo. O, per meglio dire, vengono calcolate al netto dei beni di consumi importati. Questo vuol dire che i Paesi che producono più materie prime e beni di consumo sono evidentemente quelli che emettono di più rispetto a quelli che invece sono soliti importare quei beni.
Facciamo un esempio: si stima che il 40% delle emissioni di CO2 della Cina faccia riferimento alla produzione di beni che poi vengono consumati da Usa e UE. Esiste insomma una chiara relazione tra emissioni di CO2 e distribuzione della manifattura (e del lavoro), che ha visto negli ultimi decenni una redistribuzione dell’industria verso l’Asia, a discapito delle economie occidentali. La Cina oggi rappresenta il 30,1% della manifattura mondiale, gli Usa sono al 15,1%, la Germania al 4,5%, l’Italia all’1,8%. Bisogna quindi considerare per lo meno i tre aspetti citati – consumo pro capite di CO2, reddito e divisioni internazionali della manifattura (tralascio le condizioni climatiche, l’inverno canadese è particolarmente più rigido di quello greco) – per approfondire veramente il tema delle emissioni e capire chi emette più anidride carbonica”.
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P.S.
Il corso di Geopolitica, istituito dall’Università Aperta di Imola, giunge alla sua tredicesima edizione e, come sempre, si caratterizza per la presenza di voci nuove come il Prof. Pietro Masina (Università Orientale di Napoli), la Dott.ssa Guendalina Anzolin (Università di Cambridge), il Prof. Francesco Dall’Aglio (Accademia delle Scienze di Sofia), il ricercatore Matteo Capasso (Marie Curie), il ritorno del Dott. Federico Petroni di Limes con la chiusura affidata al coordinatore Dott. Demostenes Floros.
La geopolitica è materia sempre attualissima, non è scienza, ma analizza conflitti attraverso diverse discipline come storia, geografia, economia, antropologia, ecologia etc. (L. Caracciolo, La Repubblica 5/4/2020).
Al termine del corso, al quale si può accedere in presenza, da remoto e pure in differita indipendentemente dal titolo di studio in proprio possesso, avremo fatto i conti fino in fondo con le questioni sul tappeto e non potremo più farci schermo delle versioni mainstream, che tendono a smorzare la portata di un fenomeno che risulta invece essere il potenziale catalizzatore di una transizione epocale.
E’ inoltre prevista la Lectio Magistralis, aperta alla cittadinanza, del Prof. Lucio Caracciolo nell’ambito delle lezioni del corso in data da definirsi.
Programma:
23 ottobre 2024, “Burkina Faso, Mali, e Niger: colpi di Stato o rivoluzioni?”, Dott. Marco Capasso, Ricercatore Marie Curie;
27 novembre 2024, “Il Vietnam: la quinta tigre asiatica”, Prof. Pietro Masina, Università Orientale di Napoli;
29 gennaio 2025, “L’agenda degli Stati Uniti”, Dott. Federico Petroni – LIMES;
26 febbraio 2025, “L’economia italiana alla prova dei numeri”, Dott.ssa Guendalina Anzolin, Università di Cambridge;
26 marzo 2025, “La guerra civile post-sovietica”, Prof. Francesco Dall’Aglio, Accademia delle Scienze di Sofia;
9 aprile 2025, “Sulla strada della Transizione Energetica”, Dott. Demostenes Floros, CER-Centro Europa Ricerche.
Docenza: coordina Demostenes Floros.
Lezioni: 6.
Giorno e orario: mercoledì, ingresso dalle ore 20, inizio lezione 20:15; ottobre 2024 – aprile 2025; inizio 23 ottobre.
Modalità: mista (in presenza massimo 90 partecipanti)
Costo IVA compresa: soci di U.A. € 110,00; non soci € 130,00.