Il fiasco del Summit di Berlino sulla Libia: rivolgersi all'Europa è controproducente sempre
di Giuseppe Masala
Mi pare che emerga in maniera evidente che il Summit sulla Libia svoltosi a Berlino sia stato un completo fiasco avendo prodotto un lunghissimo documento composto di ben 55 raccomandazioni (compresa quella di fare le "riforme economiche strutturali" tanto amate dai tedeschi e che con un percorso di pacificazione c'entrano come i cavoli a merenda) firmato da tutti i rappresentanti stranieri coinvolti meno che dai diretti interessati: il Premier libico al-Sarraj e il Generale bengasino Haftar. Regola vuole che più è lungo il documento e più è inapplicabile specialmente se chi dovrebbe applicarlo spara addosso alla controparte.
Infatti gli analisti di politica estera più attenti a partire da Alberto Negri hanno detto chiaro e tondo che la Merkel è riuscita a produrre esattamente il nulla ben infiocchettato. Altro elemento emblematico dell'assoluta inconcludenza del vertice è stata la rapida dipartita del Sultano della Sublime Porta Erdogan che non ha parlato manco alla conferenza stampa finale.
La tanto bistrattata Italia può sghignazzare sotto i baffi al di là delle parole di circostanza. Abbiamo proposto una forza di interposizione ben coscienti che abbiamo militari con vasta esperienza in tema di missioni di pace, il dispositivo aero navale per proteggerli, vicinanza geografica che ci permette di dispiegare le forze necessarie sul territorio, una intelligence ben introdotta in Libia, solide alleanze con le tribù locali a partire dai potentissimi Warfhalla e dalle milizie di Tharunah e soprattutto l'ENI che garantisce soldi a tutti. I tedeschi non hanno nulla, volevano solo accomodarsi a tavola in combutta con i francesi che sì, hanno un eccellente dispositivo militare, ma sono già impelagati in mezza Africa e non possono mandare altri uomini in un altro teatro.
Possono farci fare le foto mettendoci in seconda o terza fila per umiliarci. Ma senza l'Italia non può esserci pacificazione in Libia, dobbiamo semplicemente prendere atto che i partner europoidi volevano solo scroccare sul business energetico e sugli appalti per la ricostruzione. Conseguentemente rivolgersi all'Europa è controproducente. L'Italia deve agire per conto suo parlando con le altre potenze del Mediterraneo. I crucchi stiano a casa loro a coltivare cavoli e a pescare aringhe nel mare del Nord in attesa che inglesi e americani li gonfino di botte.