Il miglior Video sulla campagna mediatica in corso sul Xinjiang
Da Chiaro Scuro
Nel Febbraio scorso, il parlamento canadese ha approvato la mozione (passata con 266 voti a favore e 0 contrari) che “riconosce le azioni cinesi contro la minoranza musulmana degli uiguri dello Xinjiang come atto di genocidio”.
Il Canada è il secondo paese ad allinearsi formalmente agli Stati Uniti, a cui seguirà a Marzo l'Unione Europea aggiungendo sanzioni arbitrarie.
Per sostenere tale narrazione, gli Stati Uniti d'America stanno investendo milioni di dollari in propaganda mediatica, pagando e supportando gruppi di uiguri (o presunti tali) fuori dai confini cinesi, da utilizzare come “testimonial” del genocidio in atto.
Un ben noto modus operandi su cui non serve andare troppo lontano con la memoria:
la falsa testimonianze della quindicenne Nayirah, miccia mediatica per l'operazione Sand Storm nella Guerra del Golfo, ne è un chiaro esempio.
La motivazione di questa condotta va ricercata nel ruolo di primo piano internazionale che la Cina ha ormai assunto:
dopo i numerosi “sorpassi” su singoli settori, il formale riconoscimento della Cina come 1° economia del mondo è dietro l'angolo;
i paesi in via di sviluppo, fino ad oggi costretti ad un ruolo subalterno all'occidente, stanno trovando un'alternativa nella cooperazione paritetica offerta dalla Cina;
molte transazioni internazionali ormai avvengono in Renminbi, la valuta cinese, aggirando il dominio finanziario del dollaro e le sanzioni imposte dagli USA ai paesi non allineati, senza sottostimare il recente successo dello Yuan digitale.
Specificatamente sulla provincia dello Xinjiang, si tratta di un territorio ricco di petrolio e con un ruolo chiave nella nuova Via della Seta terrestre (Belt and road initiative).
In questo video, il canadese Daniel Dumbrill sottolinea tutte le contraddizioni di un'accusa lanciata dall'occidente senza l'opzione di un contraddittorio, utilizzando come “prove” le accuse e i documenti redatti da organizzazioni fortemente legate e compromesse ad attività di intelligence della CIA. A livello accademico e giornalistico, per chi tenta la diffusione di contro-prove, materiale verificato e documenti ufficiali, le reazioni sono pressioni, minacce e ripercussioni lavorative; destino simile per chi si limita alla critica con domande fuori agenda.
Un dettagliato e scorrevole punto sulla situazione che smaschera le fake news più pubblicate dai media mainstream, le finte prove più grossolane, i “personaggi-vittime” confezionati per la propaganda del momento.
Vecchi metodi per un piano occidentale di destabilizzazione interno alla Cina, diffamatorio a livello internazionale, ma che nulla ha a che vedere con la democrazia e i diritti umani.