Il mio messaggio a Bengasi

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di Michelangelo Severgnini

 

La sera del giorno previsto per la mia partenza alla conferenza MOFA organizzata dal governo libico di Bengasi, il mio biglietto aereo ancora non era arrivato.

Nelle ore successive ho appreso che la mole di invitati internazionali alla conferenza (una delle prime a Bengasi con questi numeri dopo gli anni dell’Isis e della guerra civile), ha creato un congestionamento, stanti le limitazioni internazionali di cui soffre l’est della Libia, tale da non poter reperire un numero adeguato di posti in aereo per tutti coloro che erano stati inizialmente invitati.

Con mio grande rammarico, ho dovuto pertanto rimandare il viaggio a Bengasi ad altra data.

Nondimeno ho potuto recapitare alla direzione della conferenza, agli invitati e ai promotori, l’intervento scritto che avrei pronunciato in presenza.

Intervento che ripropongo qui di seguito.

Il festival si è svolto nei giorni 25-26-27 maggio a Bengasi.

 

Illustre primo ministro Osama Hammad,

Illustre ministro Abdul Hadi Al-Huweej,

Illustri deputati e membri delegazioni straniere,

Cari colleghi,

 

Dall'estate 2018, grazie a un metodo basato sulla geolocalizzazione online, ho potuto parlare con oltre mille migranti-schiavi intrappolati in Tripolitania, e quindi tracciare i loro percorsi, i loro desideri, il loro grado di consapevolezza dei processi di tratta di esseri umani in cui erano caduti.

Ho pertanto constatato che la narrazione che è stata fatta in Europa negli ultimi 10 anni del fenomeno migratorio dall'Africa era sbagliata e fallace.

È stato scioccante vedere come la maggior parte dei migranti abbia dichiarato di essere vittima di un inganno e abbia quindi chiesto di essere rimpatriata.

Dalle loro stesse testimonianze, il processo di rimpatrio volontario risulta essere troppo lento, difficile e inadeguato.

Tutte queste testimonianze, raccolte attraverso messaggi audio e video inviati via Whatsapp, sono online. Molte di queste testimonianze sono poi incluse nei libri e nei documentari che ho realizzato negli ultimi anni.

L'inganno è portato avanti dalle mafie locali nei Paesi di origine. Queste mafie sono in contatto con i criminali e le milizie della Tripolitania. Possiedono e gestiscono migliaia di pagine libere sui social media, senza alcuna restrizione o divieto. 

Da qualche tempo monitoro queste pagine e non di rado parlo direttamente con i trafficanti che pubblicano serenamente i loro numeri di whatsapp sui post delle loro pagine facebook.

Non solo: dei 600.000 migranti stimati in Tripolitania, solo poche migliaia raggiungono l'Italia ogni anno. Questo significa che l'Italia non è più una destinazione, ma un'esca, come dicono loro stessi. Un'esca usata dai trafficanti per portare giovani ingenui fuori dal loro Paese, in luoghi dove non vige più lo stato di diritto. Così li schiavizzano, li vendono, li comprano o li sottopongono a tortura a scopo di estorsione.

Del resto, è provato che i soldi inviati dai governi italiani ai governi di Tripoli per “fermare i migranti” vengono regolarmente utilizzati per altre finalità, tra cui sostenere un governo illegittimo, appoggiare le milizie per rubare il petrolio e rivenderlo di contrabbando.

Infine, non è corretto pensare che l'Europa sia contro le migrazioni. Il governo italiano e il suo premier Meloni hanno recentemente varato un “decreto flussi” per il triennio 2023-2025 che prevede l'ingresso di 450.000 nuovi lavoratori stranieri.

Sappiamo dalle statistiche che gli ingressi regolari in Italia non supereranno il 10%.

Questo significa che l'Italia ha un disperato bisogno di nuova manodopera clandestina a basso costo.

Infatti, nel 2023 ci sono stati 150.000 ingressi irregolari in Italia, in linea con il piano della Meloni. Questa volta non attraverso la Libia, ma attraverso Niger-Algeria-Tunisia.

È proprio questa la richiesta implicita degli industriali italiani al governo. Questo è il senso delle attuali politiche migratorie del governo italiano. 

Vorrei far notare, come cittadino italiano, che le politiche di riduzione del costo del lavoro, soprattutto nel Sud Italia nei settori dell'agricoltura, dell'edilizia e del turismo, sono in atto da più di un decennio attraverso il costante afflusso di lavoratori stranieri non documentati e quindi disposti a lavorare a qualsiasi condizione e salario.

Infine, vorrei sottolineare che si stima che fino a 1/4 dell'economia italiana sia attualmente sommersa, cioè in nero, non tassata e non contabilizzata. Tuttavia al momento, dopo 20 anni di sanguinose politiche europee, questa economia sommersa è un'importante fonte di sostentamento per il Paese Italia.

Naturalmente non sono contento e non condivido questa situazione. Ma c'è, per così dire, una corrispondenza d'amore tra le mafie africane che forniscono manodopera clandestina, le milizie di Tripoli che vendono olio di contrabbando venduto nei distributori “discount” d'Italia, e la mafia italiana che rivende questo petrolio e sfrutta il lavoro di questi nuovi schiavi.

Tornando alle dinamiche eccezionali che hanno portato 150.000 africani irregolari dall'Africa all'Italia nel 2023 attraverso Niger-Algeria-Tunisia, è sorprendente come nel 2023 l'Algeria abbia permesso il passaggio sul suo territorio di 150.000 stranieri in mano alle mafie. 

Ho anche pensato che gli accordi straordinari tra Italia e Algeria firmati nel gennaio 2023, con l'acquisto di gas algerino in sostituzione di quello russo verso l'Italia, abbiano in qualche modo facilitato l'Algeria a chiudere un occhio su questo passaggio. Ma questa è solo una speculazione. Bisognerebbe chiederlo ai rispettivi governi.

Passaggio che ha portato queste 150.000 persone in Tunisia da dove, proprio da Sfax, non è stato difficile per loro raggiungere da soli l'isola di Lampedusa.

E questa volta, quasi sempre senza l'aiuto delle cosiddette ONG o delle navi di soccorso private.

A questo proposito, vorrei fare una piccola digressione.

Le testimonianze dirette di migranti-schiavi in Libia che ho pubblicato sono state oggetto di una feroce campagna di censura e diffamazione, per impedire che queste fonti dirette fossero conosciute dal grande pubblico in Italia.

Da questa esperienza e dalle numerose testimonianze dirette che indicano un rapporto di fiducia tra trafficanti e ONG, metto in evidenza il ruolo dannoso che queste organizzazioni svolgono nel fenomeno migratorio.

Da un lato, il materiale video-fotografico da loro prodotto, con immagini di salvataggi, viene immediatamente ripreso e pubblicato sulle pagine dei trafficanti, che in questo modo sponsorizzano più facilmente i loro viaggi.

Dall'altro, le stesse pagine social delle ONG europee sono costantemente seguite dai migranti  in Africa che vengono così condizionati mentalmente e indotti a rischiare la vita.

Un'ultima nota, data la sede di questa importante conferenza. Sappiamo che a Kufra, nel sud-est della Libia, si è ormai radunato quasi un milione di rifugiati sudanesi in fuga dalla guerra civile. In questi primi mesi del 2024, gli sbarchi in Italia si sono ridotti. Tutti noi italiani sappiamo che questo è normale, visto che tra 2 settimane ci saranno le elezioni europee e il governo doveva dare l'impressione di saper contenere (quindi respingere) i flussi migratori.

Ma, poiché questa è solo propaganda e, come ho spiegato prima, il governo italiano ha un disperato bisogno di manodopera clandestina per alimentare quel 1/4 di economia sommersa italiana, ipotizzo che subito dopo le elezioni il governo italiano cercherà il modo di portare in Italia almeno 150 mila di questi rifugiati.

La recente visita a Bengasi del Ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi non è passata inosservata. Forse qualcuno da queste parti sa se effettivamente il ministro è venuto a reclamare una tranche di questi rifugiati?

Per vostra conoscenza, tutto il materiale della mia ricerca è stato pubblicato nel film “L'Urlo” (censurato in Italia), nel libro omonimo “L'Urlo” e nei successivi documentari “Il cielo sopra Bengasi” (girato a Bengasi), “Io no, capitano!” (girato in Senegal) e “Una storia antidiplomatica”. 

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