Il  “principio di solidarietà internazionale” ad uso e consumo dell’Occidente

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Il  “principio di solidarietà internazionale” ad uso e consumo dell’Occidente

 

 

di Claudia Pretto[1] e Gandolfo Dominici[2]

 

Cosa è oggi, per l’Occidente unipolare la “solidarietà tra le Nazioni?

Il dialogo, la cooperazione  e  la solidarietà fra gli Stati sono principi presenti in diverse dichiarazioni e programmi politici suggeriti dall’Agenda 2030[3].  I rappresentanti della società civile dell'America Latina e dei Caraibi,  in un meeting il 28 ottobre 2021 , hanno sottolineato come :

La solidarietà e la cooperazione fra gli Stati sono più che mai necessarie nel contesto della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus[4]

Sta di fatto però che tale nobile principio ha modalità di controllo e attuazione diversificate,  a seconda dello Stato e dell’area geopolitica sottoposta a monitoraggio, dunque al controllo dell’effettiva implementazione degli obblighi di tutela. Si riscontra, di fatto, un atteggiamento di “ accorata  difesa” -  leggasi imposizione -  di un principio apparentemente nobile di solidarietà globale. Ciò riguarda non soltanto  il sopracitato principio di solidarietà , ma anche obblighi di protezione dei diritti umani che discendono dal diritto internazionale.

Sull’onda della isteria mediatica pandemica e seguendo i dettami della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i leader politici hanno fatto ricorso più volte a frasi (divenute dei veri e propri meme virali) del tipo: "Siamo tutti uniti in questa emergenza,  il sentimento di solidarietà è fondamentale anche per cambiare la prospettiva della cooperazione internazionale verso  l’ esercizio della cittadinanza globale . Questo è ciò di cui il mondo ha bisogno e che ora è più urgente che mai”.

Nelle dichiarazioni dell’OMS si può riscontrare un continuo rimando alla necessità di rispettare il principio di solidarietà con tutti i popoli e paesi,  per implementare strumenti comuni (alias lasciapassare sanitari e vaccinatori coatte)  con il pretesto di promuovere un chimerico “senso di solidarietà globale” .

Vincolandosi alle indicazioni dell’OMS  e alla World Health Assembly,  gran parte degli Stati si sono impegnati al rispetto del principio di solidarietà in ambito sanitario, decantandolo quale soluzione necessaria e inderogabile per dare agli Stati degli strumenti condivisi[5]

A tal proposito è interessante analizzare quanto avvenuto il 7 luglio, quando il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha adottato nove risoluzioni tra cui una  in materia di tutela  e monitoraggio dei diritti umani, che riguarda la pandemia di Covid-19[6].

E’ bene ricordare che il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani è composto da 47 Stati membri eletti dalla maggioranza dei membri dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a scrutinio diretto e segreto. La composizione del Consiglio si basa su un'equa distribuzione geografica e i seggi sono distribuiti come segue[7]:

  • Stati africani: 13 seggi;
  • Stati dell'Asia-Pacifico: 13 seggi;
  • Stati dell'America Latina e dei Caraibi: 8 seggi;
  • Stati dell'Europa occidentale e altri Stati: 7 seggi;
  • Stati dell'Europa orientale: 6 seggi.

I membri del Consiglio restano in carica per un periodo di tre anni e non sono rieleggibili immediatamente dopo due mandati consecutivi.  L’Italia è stata membro dopo due mandati consecutivi fino al 2021, per questo oggi il Draghistan non siede fra i membri del consiglio delle Nazioni Unite. La solidarietà internazionale è definita in diversi strumenti di diritto internazionale e regionale  come strumento fondamentale per garantire nell’effettività l’implementazione del principio di uguaglianza in concreto  fra le popolazioni a tutela e garanzia effettiva dei diritti fondamentali degli individui in tutte le aree del mondo, soprattutto in quelle più colpite da violazioni, conflitti, disastri ambientali

Guarda caso fra le nove risoluzioni votate il 7 luglio scorso, solo quella in materia di solidarietà internazionale e buone prassi per il contrasto al Covid 19[8] ha visto uno  schieramento di Stati prevalentemente “occidentali” votare contro  l’estensione del mandato di monitoraggio dell’esperto indipendente in materia dei diritti umani e solidarietà internazionale nell’ambito della valutazione delle buone prassi di enti statali e non statali nel contesto della Pandemia di Covid -19[9] .

Il Consiglio aveva infatti  chiesto all'esperto indipendente in materia di diritti umani e solidarietà internazionale di compilare e diffondere le buone pratiche nel settore della solidarietà internazionale, nel contesto della pandemia di Covid-19 e degli sforzi di ripresa post-pandemia. All'esperto indipendente è stato chiesto di riferire regolarmente al Consiglio e all'Assemblea generale. La risoluzione alla fine è  stata comunque adottata con 31 voti a favore, e con 15 voti  contrari.

Ma è rilevante che i 15 Stati che hanno votato un secco “no”   sono stati:  Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Lituania, Lussemburgo, Le Isole Marshall, il Montenegro, l’Olanda, la Polonia, l’Ucraina La Repubblica di Corea, il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America.

 

Dunque i principali Stati che hanno votato contro - in particolare USA, Regno Unito, Francia e Germania -sono proprio quelli che in passato avevano, quanto meno a parole, sempre promosso la declinazione del principio di solidarietà internazionale come “ fondante le proprie politiche di azione interna e a livello internazionale e con gli altri paesi anche per prevenzione delle violazioni quali il terrorismo ed altre violazioni[10]

Lascia dunque basiti  che proprio gli stati dell’Occidente,  fautori di diverse posizioni e decisioni anche molto recenti di intervento concreto in nome della solidarietà internazionale ad ogni costo[11], siano stati concordi nel negare l’estensione del mandato all’esperto indipendente in materia di solidarietà internazionale. Probabilmente, a voler pensar male, perché temono le verifiche delle azioni liberticide poste in essere con il pretesto del contrasto alla pandemia Covid-19.

Ovviamente tutto ciò è stato ignorato dai mass media occidentali, che si sono ben guardati dal mettere sotto i riflettori l’ ennesima evidenza dell’azione unipolare (o forse sarebbe meglio dire utilizzando un termina psichiatrico: bipolare)  imposta dalla declinazione differenziata dei diritti umani.

In altre parole i diritti umani si applicano solo ai cattivi di turno e giammai ai buoni e virtuosi occidentali. Si tratta di una displasia del concetto di diritti umani che, ben lungi dall’essere universali, applica “pesi e misure diversificati” a seconda delle aree del mondo e delle convenienze dei più forti. Tale metodo di fatto fa si che  l’azione politica di governi “buoni” rimanga esclusa dal controllo e dagli obblighi in talune materie ed ambiti, mentre ad altri (i poveri e/o cattivi) vengono imposti, ad ogni costo, anche sospendendo irragionevolmente gli stessi diritti umani che dovrebbero essere tutelati.

Tale voto, dunque evidenzia come nell’attuale momento storico unipolare, il blocco granitico degli  autoproclamati  “giusti” promuova l’assolutismo globale verso altri e nel contempo non accetti  alcuna forma di controllo su se stesso. Non si potrebbe infatti ammettere alcun commissariamento della finta immagine  dell’Occidente dei diritti umani “buono e giusto”. Dietro altisonanti proclami di “solidarietà globale necessaria”, si cela pertanto tutta la falsità di chi decantando lì’universalità dei diritti non vuole però essere  sottoposto agli stessi controlli degli altri.  Allo stesso tempo chi come tre stati Africani si defila dall’Agenda viene messo alla berlina.

Questi  Stati hanno saputo perfettamente individuare delle soluzioni alternative alla sola vaccinazione o ai lockdown, soluzioni con le quali hanno contrastato la pandemia, soluzioni che dunque potrebbero  provare l’evidenza dei voluti errori perpetuati in tanti degli Stati che hanno votato contro l’estensione del mandato dell’esperto indipendente per la solidarietà internazionale  il 7 luglio!

 

[1] PhD in Istituzioni e Politiche Comparate, già funzionaria agenzie delle Nazioni Unite e Internazionali, Ricercatrice indipendente in diritto internazionale e strumenti di tutela e monitoraggio dei diritti umani.

[2] Professore Associato di Business Systems e Marketing – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/

[3] https://hlpf.un.org/

[4] https://periododesesiones.cepal.org/38/en/news/dialogue-cooperation-and-solidarity-are-more-necessary-ever-today-civil-society-emphasizes

[5] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(13)62561-1/fulltext

[6] https://www.ohchr.org/en/press-releases/2022/07/human-rights-council-adopts-nine-resolutions-extends-mandates-eritrea

[7] https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/home

[8] https://www.ohchr.org/en/press-releases/2022/07/human-rights-council-adopts-nine-resolutions-extends-mandates-eritrea

[9] https://www.ohchr.org/fr/special-procedures/ie-international-solidarity

[10] https://2001-2009.state.gov/p/sca/rls/rm/24249.htm

[11] Si vedano ad esempio: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/stronger-europe-world/eu-solidarity-ukraine_en; https://brill.com/search?f_0=author&q_0=Jen%C5%91+Czuczai;

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