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Il Triplo Stato è l'evoluzione del Doppio Stato di cui aveva parlato Franco De Felice alla fine degli Anni Ottanta.
Adeguato dopo Maastricht alla contrattazione di una nuova dipendenza, di un vincolo esterno imperativo che si sovrappone e si affianca, senza mai fondersi completamente, con il vincolo atlantico. Il criterio di fondo è quello della "lealtà" da osservare.
Le ultime presidenze della Repubblica, quelle di Napolitano e Mattarella, evidenziano come la lealtà che prevale è quella al vincolo esterno che promana da Bruxelles assai più che la fedeltà alla Costituzione repubblicana, ormai messa da un canto e negletta.
Un governo di tregua sociale come quello diretto da GIuseppe Conte, che aveva visto emergere una forma di relativa autonomia e di relativo recupero di elementi se pur fragili di sovranità nazionale era divenuto intollerabile, una parentesi che andava chiusa al più presto e con tutti i mezzi. Forzando tutte le regole costituzionali e quelle del decoro politico, affidandosi al killeraggio di una piccola accolita di malviventi e traffichini, consentendo farsesche consultazioni "programmatiche" utili a fare melina prima di sferrare il colpo programmato e concordato con la chiamata di Mario Draghi.
Ora il cerchio si chiude, la politica nazionale viene commissariata, il dominio di lorsignori torna incontrastato, gli affaristi potranno tuffarsi con voluttà nel malloppo che a breve dovrebbe arrivare.
RIbellarsi dovrebbe essere giusto, ma è molto difficile che una società sfiancata e immiserita possa esprimere qualcosa di più che sordo rancore o l'eterna riproposizione della guerra tra poveri.