Il Venezuela pronto a rispondere alle minacce di USA e Guyana
Le nuove provocazioni contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela giungono dalla Guyana. Quindi il presidente Nicolás Maduro ha ordinato alle forze armate venezuelane di di pattugliare costantemente le aree geografiche del paese sudamericano via mare, aria e terra; questo per quanto riguarda le esercitazioni militari annunciate dagli Stati Uniti in spazi molto vicini alle acque giurisdizionali del Venezuela.
“Il Comandante in Capo della Repubblica ha ordinato il pattugliamento costante delle nostre aree giurisdizionali; osservazione permanente per via aerea e marittima dei nostri spazi geografici in particolare sulla nostra costa atlantica”, ha affermato in conferenza stampa il ministro del potere popolare per la Difesa G/J Vladimir Padrino López, in compagnia della vicepresidente Delcy Rodríguez, e dal ministro degli Esteri, Jorge Arreaza.
Il ministro ha sottolineato che la Marina bolivariana sta pattugliando il territorio del fronte dell'Oceano Atlantico per proteggere l'intera popolazione dalle aggressioni degli Stati Uniti. "I venezuelani devono essere sicuri che la FANB veglierà su ogni centimetro dello spazio geografico che costituisce il territorio venezuelano”, ha assicurato il militare bolivariano.
La vicepresidente Rodríguez ha sottolineato che l'interesse del Venezuela è risolvere pacificamente le differenze, motivo per cui ha già inviato una lettera ad António Gutérres, Segretario Generale dell’ONU, in cui denuncia la provocazione bellica. "A causa di questa esercitazione militare congiunta, poco meno di un'ora fa ho firmato una lettera indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite che avvertiva di questa minaccia alla pace e alla stabilità nella regione”.
Le esercitazioni congiunte rappresentano “una minaccia per l'intera regione, una minaccia per la pace. Vediamo questi esercizi bellici come una chiara provocazione agli interessi del Paese”, ha denunciato Padrino López. Il titolare del portafoglio Difesa, ha poi respinto l'ingerenza della Casa Bianca nella controversia territoriale tra la Repubblica Bolivariana del Venezuela e la Repubblica Cooperativa della Guyana sul territorio dell’Essequibo; che ha definito come una "grave minaccia di escalation"
“Quando un impero inizia attraverso il suo Stato profondo, attraverso le transnazionali e la lobby petrolifera, a entrare a far parte della controversia, questo rappresenta una grande minaccia per la regione”.
La provocazione dell’ammiraglio Craig Faller
L’annunciata esercitazione congiunta ha portato la tensione alle stelle. E gli USA cosa fanno? Ovviamente gettano benzina sul fuoco. Il capo del Comando meridionale degli Stati Uniti (Comando Sur), l'ammiraglio Craig Faller si è recato nella giornata di ieri in visita in Guyana, come informa l’agenzia Prensa Latina.
Secondo una dichiarazione rilasciata dall'Ambasciata degli Stati Uniti a Georgetown e diffusa dalla stampa venezuelana, l'ammiraglio rimarrà in Guayana fino a mercoledì, dove incontrerà i leader del governo e gli alti comandi della Difesa, mentre l'esercito nordamericano conduce manovre marittime.
Gli analisti considerano la visita un tacito appoggio e una provocazione da Washington a causa delle crescenti tensioni che esistono tra Venezuela e Guyana intorno alla disputa territoriale, dove il Paese del nord, attraverso compagnie petrolifere transnazionali come Exxon Mobil, ha promosso la rottura del negoziati stipulati nell'accordo di Ginevra del 1966.
Faller è uno dei principali portavoce delle minacce belliche lanciate contro il Venezuela dall'amministrazione Donald Trump. Quindi la sua visita in questa fase di tensioni è doppiamente provocatoria e inquietante per la Repubblica Bolivariana.
Una questione irrisolta che affonda in un passato lontano
La controversia sul territorio conteso risale al 1899. Il Venezuela ritiene illegittimo il riconoscimento del lodo arbitrale del 1899 con cui è stato spogliato di 159mila chilometri quadrati di territori a ovest del fiume Essequibo. Territori ricchi di risorse naturali che fanno gola alle multinazionali statunitensi.
Lo Stato venezuelano ha protestato contro il lodo, ritenendo che vi fossero vizi di nullità nella decisione. Tuttavia, è stato solo nel 1962 che sono stati compiuti progressi tangibili dopo la scoperta di documenti che ne hanno compromesso la legalità.