Karlsruhe, la guerra continua

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 Karlsruhe, la guerra continua


di Musso


La sentenza della Corte costituzionale federale tedesca di Karlsruhe [http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/ribellione-tedesca-la-sentenza-di-karlsruhe-si-abbatte-su-bce-trattati-e-corte-di-giustizia-ue/], del 5 maggio 2020, ha ordinato al governo federale ed al Bundestag di "darsi da fare per ottenere attraverso Bce una valutazione di proporzionalità".  Eppoi ha ordinato a Bundesbank di uscire dal programma di acquisti PSPP (la parte principale del QE di Bce), "a meno che il Consiglio direttivo di Bce,in una nuova decisione, in modo comprensibile dimostri che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti da Bce non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale derivanti dal programma". Il requisito della 'nuova decisione' ("in einem neuen Beschluss") è univoco. Al contrario, l'espressione 'in modo comprensibile dimostri' ("nachvollziehbar darlegt") richiede un minimo di spiegazione.

Il verbo 'darlegen' significa 'spiegare in dettaglio', 'esporre in tutta chiarezza', un significato rafforzato rispetto al semplice 'spiegare' ("erläutern - erklären") od al semplice 'esporre' ("ausführen"). L'avverbio 'nachvollziehbar' viene dal verbo 'nachvollziehen' e significa 'entrare nei pensieri di qualcuno', un significato rafforzato rispetto al semplice 'intendere' ("verstehen-verständlicherweise") od al semplice 'afferrare' ("begreifen-begreiflicherweise"); tant'è che la traduzione ufficiale in inglese della sentenza recita "in a comprehensible and substantiated manner", 'in modo comprensibile e motivato/provato'.

Ci viene in soccorso il giudice costituzionale relatore della sentenza del 5 maggio, Peter Huber, in una intervista del 29 giugno [a breve pubblicata sull'AntiDiplomatico]: "Le decisioni devono essere giustificate nei confronti del pubblico (...) è importante che sia comprensibile per ogni cittadino e per le istituzioni"; poi ancora "Soprattutto, vi è l'obbligo, di documentare nei confronti del pubblico, che Bce ha agito nel suo mandato"; "È importante che il pubblico possa comprendere"; "ogni decisione presa da un'istituzione deve essere giustificata, perché deve sempre essere pure documentata".

Insomma, la Corte: [A] ha ordinato al governo federale ed al Bundestag di 'darsi da fare per ottenere attraverso Bce una valutazione di proporzionalità' che giunga nella forma di 'una nuova decisione del Consiglio direttivo di Bce', la quale 'in modo comprensibile nei confronti del pubblico e delle istituzioni e motivato con documenti dimostri in dettaglio che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti da Bce non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale derivanti dal programma'; [B] in difetto, la Corte ha altresì ordinato a Bundesbank di uscire dal programma di acquisti PSPP.

Da ciò conseguiva la necessità che venissero assunti tre provvedimenti: i primi due da parte del governo federale e del Bundestag, il terzo da parte di Bundesbank. Tutti e tre provvedimenti di diritto pubblico tedesco, dunque soggetti alla giurisdizione di Karlsruhe. Il primo ordine della Corte riguardava il governo ed il parlamento federali. Lo stesso giorno in cui Bce ha inviato i 50 chilogrammi di documenti attes i[http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/christine-e-i-cannibali-la-politica-monetaria-fra-ultimatum-e-contro-ultimatum/] ("diverse centinaia di pagine"), il ministro delle finanze Scholz scriveva al Bundestag.

Quattro giorni dopo e con una discussione in aula di 30 minuti, 5 minuti concessi ad ogni gruppo parlamentare, il Bundestag dava atto.

Manifestamente, come espressamente ammesso da almeno un deputato, l'unica preoccupazione del governo federale e del Bundestag è stata dar mostra di eseguire il compito assegnatogli da Karlsruhe di 'darsi da fare' per ottenere da Bce dei documenti pur che fossero. Non vi è stato il benché minimo sforzo, per far credere od anche solo intendere di aver svolto un esame pur che fosse. 

Insomma, una pantomima degna di Ponzio Pilato.

Lo scorso 10 luglio spiegavamo, su Atlantico [http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/lirrilevanza-del-recovery-fund-conte-si-aggrappa-ai-cocci-gentiloni-alla-troika-weidmann-a-karlsruhe/], che la palla era al Presidente di Bundesbank Weidmann e come quest'ultimo avesse tre alternative:

[1] rinnegare sé stesso dicendo le stesse cose di Scholz e non eseguire la sentenza;

[2] dire il contrario di Scholz ed eseguire la sentenza;

[3] dire il contrario di Scholz ma lo stesso non eseguire la sentenza, emettendo un 'provvedimento a motivazione suicida', fatto per essere rovesciato in sede di giudizio di ottemperanza. 

Entro lo scadere del temine perentorio, fissato da Karlsruhe al 5 agosto, Bundesbank ha certamente continuato a comprare titoli di Stato. Ma non ha emesso alcun comunicato, dunque non conosciamo né il testo della decisione, né le sue motivazioni. Né lo stesso Weidmann ha aggiunto alcunché nell'unica intervista da lui concessa in questi giorni [https://www.bundesbank.de/en/press/interviews/weidmann-l-ue-si-%C3%A8-dimostrata-capace-di-agire-nella-crisi-837946].

Solo, ha fatto rilasciare una dichiarazione informale alla Frankfurter Allgemeine Zeitung [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sentenza_bce_weidmann_considera_soddisfatte_le_richieste_della_corte_costituzionale/82_36580/]: "Il Consiglio direttivo di Bce, il 3 e 4 giugno 2020, ha discusso la proporzionalità del programma di acquisto obbligazioni PSPP e ha dichiarato che il PSPP era proporzionato pure per quanto riguarda il suo impatto di politica economica", "A seguito di questa riunione (...) aveva messo a disposizione del governo federale e del Bundestag una serie di documenti con riguardo alle sue ponderazioni. Come il Bundestag e il governo federale, anche Bundesbank sarebbe della opinione che, > in tal modo, le condizioni della Corte costituzionale federale siano soddisfatte e che si possa quindi continuare ad acquistare obbligazioni anche oltre il 5 agosto".

In altro articolo, la stessa FAZ [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ultimatum_scaduto__la_bce_sembra_fuori_pericolo/11_36618/] > chiosava: "bis auf weiteres", fino a nuovo avviso.

Resta da stabilire, se tale decisione sia adeguatamente motivata, dunque capace di sopravvivere in sede di giudizio di ottemperanza (alternativa [1]), ovvero si tratti di un 'provvedimento a motivazione suicida', cioè inteso a ricevere la censura di Karlsruhe (alternativa [3]). A noi pare di essere in presenza del secondo caso.

Come il lettore potrà facilmente notare, nel testo della dichiarazione informale testé riportato Bundesbank non da mostra di condividere il giudizio di merito espresso da Bce nel citato verbale: Bundesbank pare limitarsi a riconoscere il fatto formale della consegna di documenti ... senza aggiungere alcunché dell'eventuale loro merito. Né potrebbe essere altrimenti, in quanto è da un lustro intero che Weidmann critica > continuamente la sproporzione degli acquisti di Bce.

Lo aveva anticipato, in una importante intervista del 21 giugno [https://www.bundesbank.de/en/press/interviews/-the-trough-is-likely-to-be-behind-us-now--835032]:  "Discutiamo regolarmente l'idoneità, l'impatto e gli effetti collaterali delle misure di politica monetaria in seno al Consiglio direttivo di Bce. In questo dibattito, i singoli membri possono, incidentalmente, giungere a conclusioni diverse", ma "La principale preoccupazione della Corte è che il Consiglio direttivo di Bce effettui tale valutazione in modo trasparente e che  il risultato non sia manifestamente sproporzionato (...) Ancora una volta: la Corte costituzionale federale si aspetta una spiegazione delle deliberazioni del Consiglio direttivo della Bce e  il risultato non deve essere manifestamente sproporzionato".

Cioè, Weidmann concedeva che Bce avesse compiuto test di ponderazione, ma egli non era d'accordo col loro esito, anzi quasi suggeriva di considerarli manifestamente sproporzionati. Aggiungeva che sarebbe stato "delizioso" poter ripetere tutto ciò al Bundestag prima del summenzionato voto, in una audizione inizialmente prevista ma poi silenziosamente annullata.

Che egli non abbia mentito, lo mostrano i verbali del Consiglio direttivo di Bce, pubblici sin da tutto il 2015. A partire dal primo verbale pubblicato, del 21-22 gennaio > dello stesso anno[https://www.ecb.europa.eu/press/accounts/2015/html/mg150219.en.html]: >Weidmann denuncia "una quantità di effetti collaterali", ad esempio "abbassamento degli incentivi a riforme strutturali e consolidamento fiscale" ed "esuberanza dei mercati con effetti potenzialmente destabilizzanti sui mercati finanziari", talché "la ponderazione > costi-benefici del PSPP non sono positive"; solo per farsi rispondere dalla maggioranza del Consiglio, che questi non erano affari di Bce, ma dei governi e di Bruxelles.

Giù giù, sino all'ultimo verbale pubblicato, del 3-4 giugno 2020 [https://www.ecb.europa.eu/press/accounts/2020/html/ecb.mg200625~fd97330d5f.en.html]: Weidmann faceva propria tutta intera la litania di Karlsruhe (Bce mina stabilità finanziaria, banche, concorrenza imprese, risparmio di famiglie ed assicurazioni, indipendenza politica monetaria) e chiedeva il test di proporzionalità preteso da Karlsruhe (che tali effetti vengano prima ponderati eppoi valutati in proporzione alle possibili alternative, nonché ai vantaggi in termini di inflazione che Bce sostiene di poter raggiungere); solo per farsi rispondere con affermazioni apodittiche ("le misure sono proporzionate")  e qualitative ("le banche ne beneficiano", etc), mai quantitative e sempre espresse nella cornice di un dialogo, culminanti in una memorabile auto-assoluzione a maggioranza, cioè col parere contrario di Weidmann. Tale auto-assoluzione dovrebbe essere la "nuova decisione" di Bce pretesa da Karlruhe e riveste un ruolo centrale nell'intera faccenda. D'altronde, tutti i restanti > documenti, diversi da quel verbale, sono precedenti alla sentenza. 

A corredo di tale auto-assoluzione, in una riunione del 24 giugno, Bce sceglieva pure altri sette documenti, per un totale di otto, che avrebbe poi tutti insieme inviati al governo federale ed al Bundestag via Bundesbank. Come spiegava la FAZ [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sentenza_di_karlsruhe_il_presidente_di_bundesbank_atteso_in_parlamento_la_germania_pu_non_rispettare_la_sentenza/29296_35832/],  la auto-assoluzione costituiva la risposta vera e propria a "ciò la corte costituzionale aveva preteso", l'unico documento appositamente scritto per questo scopo; mentre i restanti sette documenti erano "vecchie analisi e verbali".

Scelti "per sottolineare l'inazione", cioè con la scopo di dar mostra di non essersi lasciata "impartire alcuna prescrizione da un tribunale nazionale"; aggiungiamo noi, pure per non dover rispondere alla corte "se la procedura avrebbe potuto andare diversamente qualora le nuove considerazioni  fossero già state fatte nella procedura". Cinque documenti sono pubblici e così li descrive la FAZ [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-unocchiata_alle_carte_segrete_della_bce/82_35952/]: "un'analisi del 21 novembre 2014" debole in ponderazione, una del 7 gennaio 2015 che "presentata un'analisi costi-benefici", le risposte ad un questionario del novembre 2016 che "vanno più in profondità nei dettagli e forniscono informazioni empiriche", un documento del 2017 che "fa riferimento al verbale delle riunioni del Consiglio direttivo del 21 e 22 gennaio 2015" sopra descritto, infine il verbale del 4 e 5 giugno di cui sopra. 

Si discute se tali cinque documenti contengano un vero e proprio test di proporzionalità. L'opinione dei ricorrenti è netta, come testimonia Bernd Lucke [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-germania_la_bce_tratta_la_corte_costituzionale_federale_come_un_usciere/11_36678/], già fondatore del partito di destra AfD: "I documenti pubblicamente accessibili, manifestamente non sono un test di proporzionalità. Essi non menzionano mai gli accantonamenti previdenziali, i tassi di interesse reali negativi dei depositi a risparmio, i prezzi > degli immobili e affitti, o la stabilità delle banche. Né compiono il benché minimo tentativo di quantificare l'effetto del PSPP di abbassamento dei tassi di interesse. Come si potrebbe esaminare la proporzionalità, se non si sa quale effetto si è innescato?".

Così uno dei loro avvocati, il Professor Dietrich Murswiek, in una lunga intervista[https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-e_una_beffa_intervista_a_dietrich_murswiek_il_professore_che_aveva_vinto_il_ricorso_alla_corte_costituzionale_tedesca_il_5_maggio/11_36537/]: "in sentenza, la Corte ha in modo abbastanza preciso affermato che aspetto strutturale abbia un test di proporzionalità", che deve essere dotato di "una valutazione numerica sostanziale", "I documenti a me sinora noti, non iniziano nemmeno a fornire ciò che > la Corte costituzionale federale esige da Bce", "Per quanto posso valutare finora, ciò che Bce ha qui presentato con la benedizione del governo federale e del Bundestag, confina con la derisione della Corte costituzionale federale". Insomma, ragionano i ricorrenti, se Scholz non avesse mentito nel sostenere che tale test esista, egli non può che aver fatto riferimento ad altri documenti rispetto a questi cinque pubblici.

I restanti tre degli otto documenti sono segreti. I ricorrenti non possono conoscerli e non possono, dunque, formarsi una propria opinione. Due settimane buone prima della scadenza del termine perentorio i ricorrenti scrivevano: il 23 luglio al ministro federale delle finanze Scholz (SPD), al ministro dell'economia Altmaier (CDU) e al presidente del Bundestag Schäuble (CDU), richiedendo accesso agli atti segreti "entro e non oltre venerdì 31 luglio 2020"; il 24 luglio al nominato giudice relatore della sentenza, Peter Huber, per renderlo edotto.

I due ministeri ed il parlamento non avrebbero offerto alcuna reazione: silenzio assoluto.

La circostanza che tre documenti fossero segreti, ha certamente impedito al Bundestag di svolgere una funzione più che formale: i deputati non hanno potuto far visionare i documenti ai propri assistenti, farne copia, prendere alcun appunto. Nemmeno disponevano di una traduzione in lingua tedesca. Come sottolinea Jürgen Stark [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-jurgen_stark_a_faz_la_bce__sul_sentiero_sbagliato/11_36447/?fbclid=IwAR3AZ4gr3ZyknnQG2pYt9UV5beC7BMkA91crzG4HkqLoko7RcG1w1XQmziE],  un vecchio falco, "non si può parlare di alcun vero esame (...) per il governo e il Bundestag, una cosa era chiara a priori: si accetta ciò che Bce offre fornisce (...) quando ora il Bundestag constata che Bce nelle decisioni di politica monetaria, ciò non è degno di fede. È un attestato spensierato", più sinteticamente "una farsa". Di nuovo il Professor Murswiek: "così, il Bundestag non può espletare la propria [Integrationsverantwortung], > come la Corte costituzionale federale definisce il controllo parlamentare sulle decisioni della Ue". Ma non ci pare un argomento decisivo.

In cosa consistano i documenti segreti, non si sa. Per quale ragione i documenti segreti lo siano, non si sa. Si fa l'ipotesi che si tratti di verbali precedenti al gennaio 2015, ma non si sa. Si deve supporre che essi contengano effettivamente un test di proporzionalità, alla luce della citata intervista a Weidmann. Solo si sa, da una lettera di Christine Lagarde [https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/ecb.mepletter200629_Simon~ece6ead766.en.pdf], > che lo sono per decisione espressa di Bce, la quale ha consentito venissero trasmessi da Bundesbank al governo federale ed al Bundestag, ma senza fare alcuna menzione di Karlsruhe.

Ciò avrebbe prodotto una curiosa complicazione. Come raccontava la FAZ [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-faz__per_il_governo_tedesco_bundesbank_pu_continuare_a_partecipare_agli_acquisti_di_obbligazioni_delleurosistema/11_36571/], > il Ministro delle finanze Scholz, avrebbe scritto a Karlsruhe come "secondo la sua valutazione, Bce abbia adempiuto alle sue direttive" ed aggiunto che "la decisione del consiglio direttivo di Bce, in collegamento coi documenti forniti, soddisfa le richieste della sentenza del maggio di quest'anno". Ma ... sorpresa sorpresa ... sette giorni dopo il ricorrente Lucke [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-germania_la_bce_tratta_la_corte_costituzionale_federale_come_un_usciere/11_36678/] scriveva che "il tribunale ha informato sottovoce noi ricorrenti, di non aver ricevuto alcun documento". Badi bene il lettore che il tribunale non avrebbe negato di aver ricevuto alcuna lettera, bensì alcun documento.

Se ciò fosse vero, la Corte si troverebbe nella stravagante situazione di dover giudicare su un provvedimento motivato col riferimento ad altri documenti alla Corte sconosciuti. Se ciò fosse vero, non avrebbe torto il Lucke, ad affermare che governo e Bundestag hanno tentato "una auto-assoluzione, si danno essi stessi l'assoluzione e nessuno tranne loro può giudicare se ciò sia conforme al diritto od all'arbitrio" e che trattano la Corte come fosse "un usciere". In altra intervista ha detto "Questo potrebbe portare a che solo il caprone possa giudicare di essere esso stesso un buon giardiniere".

Pure se ciò non fosse vero e Scholz avesse inviato i documenti, ovvero li inviasse in un secondo tempo, non è detto che la Corte accetterebbe di inserire i documenti segreti nel processo. Giacché, come abbiamo visto: la nuova decisione deve essere espressa "in modo comprensibile nei confronti del pubblico e delle istituzioni e motivato con documenti" ... e davvero non si comprende come tre documenti segreti possano essere comprensibili > al pubblico.

Insomma, la segretezza dei tre documenti potrebbe aver impedito od impedire: ai ricorrenti di difendersi, ai deputati di valutare, ai giudici di giudicare, al pubblico di comprendere. Il che, in sede di processo amministrativo, non è la più piccola delle pecche: se all'ente pubblico bastasse una autocertificazione motivata con documenti segreti e, nel caso della autocertificazione di Bundesbank, addirittura segreta (la "autocertificazione > segreta") ... beh allora tanto varrebbe abolire la giustizia amministrativa.

Come ha informato la Börsen-Zeitung [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-bce_nuovi_ricorsi_inondano_la_corte_di_karlshrue/11_36582/?fbclid=IwAR1SOrZYDqxOEWcJ79-GK2e7vvY1ujlW-Sq5rU3uOpaOjZy58SeQNwx_vxg] > per prima, poi ripresa da Handelsblatt [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-bcebundesbank_un_nuovo_gruppo_di_querelanti_in_germania_chiede_di_vedere_i_documenti_della_bce/11_36583/], venerdì 31 luglio i ricorrenti hanno depositato a Karlruhe una istanza per la concessione di una ordinanza di accesso agli atti. Per la Süddeutsche Zeitung [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-peter_gauweiler_e_la_resistenza_a_berlino_alle_politiche_della_bce/11_36458/], > la richiesta di accesso agli atti è "persuasiva", rifiutandola il governo federale e il Bundestag "giocano col fuoco", la loro "è una spensierata provocazione" e "farebbero meglio a prendere la sentenza sul serio", giacché "solo una trasparenza brutale > può preservare l'accettazione dell'euro in Germania".

È importante notare come detta istanza per una ordinanza di accesso agli atti non precluda una successiva istanza per una ordinanza di ottemperanza, cioè di esecuzione > della sentenza. Così ancora il Professor Murswiek [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-e_una_beffa_intervista_a_dietrich_murswiek_il_professore_che_aveva_vinto_il_ricorso_alla_corte_costituzionale_tedesca_il_5_maggio/11_36537/]: "Vi sono due passi, che possiamo compiere. Il primo passo (...) l'istanza per una ordinanza, che il governo federale mi conceda accesso a tali documenti segreti. Se avrò tale accesso, esaminerò a fondo i documenti. Se poi, anche dai restanti documenti che non mi sono ancora noti, dovessi trarre la conclusione, che proprio non è evidente alcun sostanziale test di proporzionalità, allora (...) chiederemmo alla Corte costituzionale federale un cosiddetto provvedimento esecutivo". Egli se la riserva, successivamente all'esito della prima istanza: tanto nel caso che Karlsruhe conceda l'accesso agli atti e Berlino vi ottemperi, quanto nel caso che Karlsruhe conceda l'accesso agli atti e Berlino non vi ottemperi, quanto ancora nel caso limite che Karlsruhe non conceda l'accesso agli atti.

Nel caso che la Corte conceda ai ricorrenti l'accesso agli atti, essa acquisirebbe certamente la decisione di Bundesbank, che abbiamo detto immaginare 'a motivazione suicida', ovvero descrivente il test di proporzionalità di Bce come 'manifestamente sproporzionato'. Test di proporzionalità che la Corte potrebbe conoscere, però, unicamente se Bce concedesse a Berlino di rilasciare i tre documenti segreti.

In ogni caso, i ricorrenti presenteranno la seconda istanza, quella di ottemperanza. Che potremmo descrivere così: se Bce dicesse no ed i documenti rimanessero segreti, allora la causa potrà dirsi vinta dai ricorrenti; se Bce dicesse sì e rilasciasse i documenti, allora la Corte dovrà soppesare il test di proporzionalità di Bce con il giudizio di 'manifesta sproporzionalità' di Bundesbank e, in tal caso, i giudici potrebbero persino "prendere una penna e controllare i particolari", come ha lasciato detto il relatore Huber. Chiosa la FAZ: "Generalmente, i procedimenti per possibili violazioni dei diritti fondamentali si concludono con la decisione della Corte costituzionale federale,  poiché questi hanno forza di legge, tutti gli organi costituzionali, autorità e tribunali sono da essi vincolati. Questa volta, tuttavia, l'incertezza è maggiore, poiché le richieste di un test di proporzionalità lasciano spazio per l'interpretazione, soprattutto se tutte le informazioni non vengono rese pubbliche".

L'unica cosa certa è che la seconda istanza sarà decisiva: se accolta, essa "dovrebbe proibire a Bundesbank di partecipare agli acquisti di titoli di stato del programma PSPP nel contesto Bce". Quanto alla probabilità che ciò accada, Murswiek respinge l'obiezione terroristica della crisi finanziaria ("altrimenti gli isterici sui mercati e gli imprenditori della paura sulla stampa, avrebbero nelle proprie mani il potere di silurare il rispetto della legge") e serenamente ricorda come la Corte debba "anzitutto, attenersi alla propria sentenza".

L'economista Christopher Marsh [https://twitter.com/GeneralTheorist/status/1289296037753102338?s=20]: vede bene la questione aperta ("la proporzionalità è stata adeguatamente valutata sia da Bce e poi dalle istituzioni tedesche? i verbali di Bce di giugno contano possono essere la decisione richiesta da Karlsruhe?"); vede bene che Weidmann ha "un'opportunità storica per riprendere il controllo dei pesi e contrappesi che un tempo costituivano le fondamenta della politica monetaria dell'eurozona"; vede bene che Weidmann ha pure "una via di uscita facile" e cioè lasciare che facciano i ricorrenti. Ma giudica quest'ultima una scelta rischiosa, in quando l'avallo di Bundesbank al fatto formale della consegna di documenti, potrebbe indurre la Corte ad alzare le mani. Il che non sarebbe vero, se il provvedimento preso da Bundesbank fosse 'a motivazione suicida'.

Aggiungeremmo che riteniamo probabile che la Corte conceda l'accesso agli atti e che Bce insista a tenerli segreti: in tal modo, governo federale e Bundestag potranno sempre cercare di salvare la faccia, nascondendosi dietro il loro misterioso contenuto, in un bell'articolo di sintesi [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ultimatum_scaduto__la_bce_sembra_fuori_pericolo/11_36618/],  conclude che "non si dovrebbe contare su una rapida decisione, ad esempio nelle prossime settimane", "l'esito è completamente incerto (...) Per Bce, la attuale situazione è tutto meno che piacevole. In quanto, ancor oggi come prima, non è chiaro se Bundesbank potrà partecipare in futuro al programma di acquisto di obbligazioni PSPP".

Nonostante tutto ciò, l'avvocato Sebastian Grund [https://twitter.com/GrundSebastian/status/1290660802110935048?s=20], già consigliere legale di Bce, prima riconosce il livello della sfida portata da Karlsruhe a Bce ma poi scrive di una resa di Bundesbank dovuta alle particolari circostanze della crisi del Covid, di una resa del giudice relatore che avrebbe "giudicato favorevolmente" il comportamento delle Istituzioni tedesche, di una documentazione inviata da Bce esemplare al punto da aver definito "un nuovo standard". Tre argomenti francamente inconsistenti.

Più efficacemente brutale Guntram Wolff [https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-leconomista_guntram_wolff_se_gauweiler_dovesse_prevalere_a_karlsruhe_si_avrebbe_una_nuova_crisi_delleuro/11_36495/]: > il politico-economista (uno dei pochi Tedeschi che difendono Bce pure nel merito) si dice certo che "a Karlsruhe sia stato > reso chiaro, che la sentenza di inizio maggio era inaccettabile".

Sulla stessa linea il Professore di diritto Alexander Thiele [https://twitter.com/Alex_J_Thiele/status/1290226476713832448?s=20] sostiene che, "poiché tutti i rilevanti organi [costituzionali] giungono al medesimo risultato, la Corte costituzionale federale dovrebbe opporsi espressamente a tutti questi organi. Non lo farà. Le possibilità di successo sono quindi praticamente nulle" e, > dunque, provvederà a "rispondere almeno brevemente ad un'istanza e dichiarare che non vede alcuna necessità". > Â  > > Quest'ultimo giudizio, offre all'Istituto Delors di Berlino [https://twitter.com/lucasguttenberg/status/1290682173201293313?s=20] > l'opportunità per rincarare: non va bene che il Bundestag sia stato costretto a commentare l'agire di Bce, non va bene che la Corte abbia fissato criteri ai programmi Bce. Dunque ora la Corte deve, non solo rigettare le istanze dei ricorrenti, ma pure rovesciare > la sentenza: "Il Bundestag e il governo federale non devono essere costretti (...) e può esserci solo un'interpretazione valida in tutta l'UE in questioni tecniche come la finanza pubblica monetaria"; nella foga si lascia sfuggire che Bce ha preso in giro la > corte ("ha pubblicato alcuni documenti e ripetuto cose che in linea di principio ha sempre detto") ed ha messo in piedi "un circo". Egli detta, insomma, i termini di una resa incondizionata.

Come il lettore può ben vedere, la saga tedesca di Karlsruhe è lungi dall'essere conclusa. Il governo federale ed il Bundestag hanno messo in scena una pantomima, degna di Ponzio Pilato. I due attori principali, Bce e Bundesbank, tengono le carte coperte. I ricorrenti hanno diritto a vederle ed hanno presentato apposita istanza. Gli EURristi di Germania pretendono che la Corte rigetti l'istanza ed offra così a Bce una resa  incondizionata. La Corte può scegliere, se dar ragione ai ricorrenti, oppure coprirsi di ridicolo ed ignominia. Qui vivra verra.

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