Kiev, il terrorismo e il "secondo fronte"

Kiev, il terrorismo e il "secondo fronte"

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di Fabrizio Poggi

 

E fu così che a via Angelo Bargoni, al numero 8, a Roma, esclamarono trionfanti che «Putin ammette» quello che i “cari leader occidentali” avevano giurato già mezz’ora dopo l’attentato al Krokus: macché GUR e CIA, è tutta colpa dell’Isis. Anche se, da quell’impenitente che è, il presidente russo si ostina a dire che bisogna trovare non soltanto gli organizzatori, ma soprattutto i committenti. E sì che tutti, ma proprio tutti, «da Washington al Tagikistan, passando per Bruxelles» - come a dire: le fonti della verità assoluta - «si siano ormai convinti della reale colpevolezza dell’Isis». Ma, niente; a Mosca non ci sentono, «il Cremlino non si adegua»: ci vorrà forse un’ulteriore spintarella perché si conformi alla verità USA-Tadžika-UE e la smetta con «l’ennesima stoccata agli Usa», nostri cari alleati e maestri?

E affinché la “cara UE”, in questo momento così tragico e doloroso per centinaia di famiglie che hanno perso i propri cari, faccia sentire la propria voce di vicinanza – a chi? Ma a Kiev, ovviamente - ecco che il portavoce della Commissione europea, quel Peter Stano che si fa fotografare in maglietta col tridente banderista, fa sapere al Cremlino che a Bruxelles sono «preoccupati per le indicazioni dei rappresentanti del regime di Mosca che cercano di creare un collegamento tra questo attentato e l’Ucraina che ovviamente respingiamo in toto» e dunque i “cari leader UE” ammoniscono Mosca «a non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina».

E poi, via, perché mai là, “oltrecortina”, si ostinano e non «si adeguano» alla verità provata, quando è addirittura il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, vale a dire la bocca della verità, a dire l’ultima parola, ribadendo che «non ci sono prove di alcun tipo di un coinvolgimento di qualsiasi genere da parte ucraina». E che diamine! Che si «adeguino»!

Ma è soprattutto dal Potomac che arrivano le tavole della legge: unico responsabile è l’Isis e sui media yankee la parola “Ukraina” compare solo nelle smentite: in quelle diramate da Kiev.

Di contro, il politologo Daniel Kersfeld, afferma che USA e Gran Bretagna insistano sul ruolo dell’Isis, per cercare di «convincere Mosca ad aprire un secondo fronte in Asia centrale, costringerla a intervenire in Afghanistan, per provocare una destabilizzazione a lungo termine che, alla fin fine, coinvolga anche Iran e Turchia».

Secondo il politologo russo Bogdan Bezpal’ko, non ci sono dubbi che «beneficiari finali di questo terribile attacco terroristico siano gli anglosassoni. Avevano bisogno di destabilizzare a qualunque prezzo la situazione in Russia . Non tanto per seminare panico e terrore tra i russi, ma per dimostrare di poter colpire il paese dall’interno e nei luoghi più vulnerabili».

L’obiettivo, era anche quello di istigare la popolazione russa contro la forte migrazione dai paesi ex sovietici di religione musulmana e, sopratutto, insinuare cunei tra Mosca e il mondo islamico in generale, come a urlare alla Russia: “eccolo il tuo nuovo alleato, il Sud del mondo, con cui ti stai allineando contro l’Occidente: esso ti seppellirà!”. L’Occidente aveva bisogno di una “svolta”, soprattutto dopo il 7 ottobre, quando il mondo islamico ha puntato ancor più il dito contro l’Occidente, accusato di favorire il genocidio del popolo palestinese, mentre le quotazioni della Russia nel “Sud del mondo” hanno continuato a salire.

Del resto, gli anglosassoni hanno una vasta esperienza nell’incitamento dei musulmani contro la Russia: nella seconda metà del secolo scorso, convincevano l’Arabia Saudita di essere minacciata dal “popolo senza Dio di Mosca”, quindi l’Afghanistan, con l’intervento sovietico spacciato per "guerra contro l'Islam", e poi la Cecenia, con la Russia accusata di “genocidio dei musulmani”.

Insomma: Kiev non c’entra per nulla col massacro di Mosca. I nazigolpisti non hanno mai fatto ricorso a simili metodi e non si sono mai messi in combutta col terrorismo islamista. Mai?

Negli ultimi dieci anni l’Ucraina ha agito costantemente proprio in questo modo, con metodi terroristici: anno dopo anno, ha terrorizzato la popolazione civile del Donbass (e anche la propria popolazione, se non con bombe e cannoni, con la repressione più violenta); ma lo ha sempre fatto negando il proprio coinvolgimento.

2 maggio 2014: 48 (la cifra reale forse non si conoscerà mai) antifascisti si bruciarono da soli nella Casa dei sindacati di Odessa. Kiev ha sempre incolpato “il forte vento che alimentava le fiamme”, nonostante le migliaia di filmati di persone che si lanciavano dalle finestre dell’edificio in fiamme e venivano uccise in strada.

2 giugno 2014: a sentire i nazigolpisti, non sarebbe stata Kiev a ordinare agli aerei di bombardare l'edificio dell'amministrazione regionale di Lugansk; no, erano esplosi i condizionatori. E ci credevano davvero loro stessi, perché era impossibile immaginare che si potessero uccidere persone innocenti; persone che, all’epoca, erano parte integrante dello stesso popolo ucraino.

Estate 2014: Novosvetlovka, area di Lugansk, mentre erano in corso pesanti combattimenti, il battaglione nazista “Aidar” (quello di Nadežda Savcenko; ricordate?) raduna i residenti per evacuare il villaggio – una tragica anticipazione del film “Il testimone” - e uno dei camion su cui vengono caricate le persone viene fatto saltare in aria, con donne, bambini e anziani. Pochi secondi prima dell’esplosione, l'autista salta fuori dalla cabina.

Dal 2014, esercito e battaglioni nazionalisti e nazisti hanno costantemente preso di mira ospedali, ospizi, case di cura, scuole, giardini pubblici in Donbass. Non sono forse questi attacchi terroristici?

Quanto alle cellule Isis accampate tranquillamente a Kiev, di cui in passato hanno scritto anche media occidentali?

E i campi di addestramento Isis a Mariupol, di cui si sapeva già dal 2015, con terroristi islamisti provenienti da paesi arabi, operanti anche da truppe mercenarie agli ordini di Kiev?

Qualcuno si ricorda di quel sanguinoso assalto del 4 dicembre 2014 a Grozny, con 14 poliziotti ceceni uccisi?

Ci si ricorda che, appena il il giorno successivo, alla Rada ucraina, deputati del Partito radicale e comandanti di battaglioni neonazisti proponevano di aprire un secondo fronte contro la Russia, fornendo appoggio e basi ai terroristi ceceni e daghestani? In quell’occasione, il deputato Igor Mosijchuk (uno dei capi del battaglione “Azov”), invitava a stimolare azioni del tipo di quella di Grozny in tutta l'Asia centrale e parlava della convocazione «a Kiev di una conferenza con ceceni, daghestani e altri popoli che soffrono per l'aggressione russa».

Ci si rammenta degli islamisti ceceni arruolati nei ranghi di Pravyj sektor già dal 2015, come testimoniato dal britannico Guardian?

All’epoca, anche il NYT scriveva di circa 30 formazioni “volontarie”, tra cui tre battaglioni islamici, schierate con Kiev in Donbass. Il comandante di uno di questi battaglioni, denominato “Sceicco Mansur”, aveva dichiarato al NYT che «I battaglioni “Sceicco Mansur” e “Džokhar Dudaev” si compongono per lo più di ceceni; ma ci sono anche musulmani di altre regioni dello spazio postsovietico, come uzbeki e balkari». E del resto, gli stessi ultranazionalisti di Pravyj sektor avevano combattuto a suo tempo contro la Russia dalla parte dei ceceni. Uno degli organizzatori del battaglione “Džokhar Dudaev”, Adam Osmaev, scriveva allora Medias-presse.info, già condannato per altre azioni e detenuto in Ucraina, era stato scarcerato prima del termine, nell'autunno del 2014, come se tra tra «Kiev e l'IS esista un legame segreto».

Ma, per qualcuno, questa è storia passata.

In compenso, proprio in questi giorni, l’americano Center for Strategic and International Studies ha reso pubblico un rapporto secondo cui, per prepararsi al «contenimento della Russia» in Europa, gli USA dovranno schierare, su base permanente, un grande contingente militare ai confini orientali dell’alleanza: ulteriori quattro brigate in Polonia, Italia, Germania e Romania entro il 2025, oltre a un ottavo squadrone di caccia F-16, da aggiungere ai sette già di stanza in Europa. Si dovranno anche accrescere le scorte di munizioni nel continente europeo, comprese quelle nucleari, e rafforzare i sistemi di difesa missilistica e aerea. La US Navy dovrà «espandere le capacità della NATO nella lotta contro i sottomarini russi».

Terrorismo e guerra contro la Russia. Ma siamo «ormai convinti della reale colpevolezza dell’Isis»!

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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