La CPI si dichiara competente per indagare sui crimini di Israele
La Corte penale internazionale si dichiara competente a indagare sui crimini di guerra in Palestina. La decisione che ha scatenato la furia del regime occupante.
Con due votazioni davanti a uno dei magistrati della Camera delle questioni preliminari, il Tribunale dell'Aja procederà in tal senso. "La giurisdizione della Corte sulla situazione in Palestina si estende ai territori occupati dal 1967", secondo la risoluzione pubblicata ieri.
La decisione, che apre la strada all'apertura di un'indagine contro Israele, non è stata gradita alle autorità del regime sionista. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito, accusando l'Alta corte di essere "un organo politico e non un'istituzione giudiziaria", aggiungendo che "quando la CPI indaga su Israele per falsi crimini di guerra, questo è puro antisemitismo."
I media israeliani hanno avvertito che la risoluzione della Corte penale internazionale (ICC) "potrebbe porre alti funzionari israeliani di fronte a procedimenti penali e persino mandati di arresto".
I palestinesi hanno accolto con favore la sentenza della CPI. Il ministero degli Esteri palestinese ha evidenziato che "la decisione della Corte penale internazionale sulla giurisdizione è un giorno storico per il principio di responsabilità", esprimendo la propria disponibilità "a collaborare alle indagini della Corte".
A seguito di ripetute richieste delle autorità palestinesi, nel dicembre 2019, il procuratore della CPI Fatou Bensouda ha chiesto alla corte di avviare un'indagine sui possibili crimini di guerra israeliani in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e nella parte orientale di Al-Quds (Gerusalemme). Tuttavia, prima che le indagini fossero intraprese, il tribunale doveva decidere se fosse competente ad agire nei territori palestinesi.
I giudici hanno pubblicato questa decisione, nonostante Israele abbia contestato tale giurisdizione. D'altra parte, il provvedimento arriva mentre la precedente amministrazione dell'ex presidente Donald Trump aveva annunciato a settembre l'imposizione di sanzioni al procuratore Bensouda e ai membri del tribunale nell'attesa che Israele fosse indagato per crimini di guerra nei territori palestinesi.
Il regime israeliano non è un membro della Corte penale internazionale, creata nel 1998, ma la Palestina è uno Stato Parte allo Statuto di Roma, carta costitutiva della Corte, dal gennaio 2015, quindi l'Ufficio del Procuratore avrà il potere indagare sui presunti reati, al di là della nazionalità dei possibili autori.