La Francia verso un governo tecnico "all'italiana"?

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La Francia verso un governo tecnico "all'italiana"?

 

di Paolo Desogus 

 

Domani la Francia torna al voto. I sondaggi che stanno circolando in queste ore credo che siano abbastanza veritieri. È probabile che il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella non avrà la maggioranza assoluta dei seggi. Questo significa però anche che, data l'eterogeneità del fronte repubblicano (il quale a sua volta contiene una coalizione già di per sé molto variegata al suo interno), la Francia non avrà una maggioranza stabile.

 

Vedremo, circola l'ipotesi di un governo tecnico à l'italienne. Se ne parla anche in un editoriale uscito su Le Monde con riferimenti ai governi Ciampi, Monti e Draghi. A mio avviso è l'ipotesi meno auspicabile per la Francia, già di per sé fragile sul piano della rappresentanza democratica a causa di un sistema presidenzialistico oramai superato (in tempi non sospetti persino il suo grande beneficiario, Emmanuel Macron, lo ha riconosciuto).

 

Molto dipenderà comunque dagli equilibri parlamentari che emergeranno. Difficile dunque fare ipotesi. L'unico dato politico che si può registrare per il momento è che il Presidente Macron è stato sconfitto. Non si tratta solo di una bocciatura personale, dovuta cioè al suo stile di guida del paese o all'immagine che ha creato della Francia. Macron esce sconfitto politicamente. La protervia con la quale ha imposto al paese la riforma pensionistica e altri provvedimenti di tipo neoliberale hanno creato malcontento, il quale si aggiunge al risentimento dovuto a numerosi problemi di lunga data alla base del divario tra élite e popolo. Va poi considerata la posizione guerrafondaia degli ultimi mesi, portata avanti nonostante la Francia sia tra i grandi paesi europei quello che ha fornito meno armi e soldi all'Ucraina: meno rispetto all'Italia e molto meno rispetto alla Germania.

 

A sinistra si registra indubbiamente un successo politico. I media ne parlano poco perché il Nouveau Front Populaire guida l'opposizione con un programma composito e contrastato (specie in politica estera), ma che presenta aspetti di sinistra degni di interesse. Oltre che alla natura puramente elettorale di questa formazione, credo che il difetto del NFP risieda nella mancanza di una prospettiva etico-politica. Di fatto il programma del NFP è una sommatoria irregolare di issues: non esprime dunque una visione del mondo unitaria, se non per quella componente che, di riflesso rispetto alla destra, gli ha permesso di candidarsi ad alternativa al Rassemblement national.

 

Aver accettato la desistenza è comunque un fatto positivo. E questo sia perché il cospicuo vantaggio elettorale al primo turno consente di togliere di mezzo molti candidati marconisti nei singoli collegi e sia perché il peso elettorale assegnerà al NFP una posizione di forza, la quale aumenta se si considera che Macron, di fatto, non ha alle spalle un vero partito, una forza politica in grado di sopravvivergli una volta che il suo mandato sarà terminato.

 

Politicamente Macron è finito. Le élités francesi cercheranno forse di creare uno nuovo personaggio che lo sostituisca (Attal?). Più verosimilmente proseguiranno nell'opera di penetrazione nella formazione lepenista. È curioso a questo proposito che vi sia chi, attraverso contorsioni mentali acrobatiche, veda di buon occhio una vittoria del RN contro Macron, che - ripeto - cammina inesorabilmente sul un piano inclinato. Qualora dovesse ottenere la maggioranza il RN proseguirebbe nelle politiche macroniste, specie in politica estera, per servirsi della sponda americana ed evitare l'isolamento (Giorgia docet).

 

È però inutile parlarne. La posizione di chi come extrema ratio antimacronista o addirittura pacifista auspica la vittoria dei lepenisti è così sciocca, così priva di fondamento che mi ricorda una barzelletta. Quella che racconta di due vicini di casa in continua lite e che un giorno proprio al confine dei loro giardini trovano una lampada. Il primo ad accaparrarsela la sfrega, esce il Genio che si propone di realizzare un suo desidero a patto che però accetti che il suo vicino riceva il doppio di quello che lui ha chiesto: "va bene accetto: voglio che mi acciechi un occhio, così a lui gliene acciechi due". Ecco i "rivoluzionari x Le Pen" sono come questo strano signore che pur di far del male al proprio vicino, in questo caso, Macron, è disposto a fare del male a se stesso. Il colmo è che però Macron si è già fatto del male da solo, è sul viale del tramonto, comunque vada il voto di domani.

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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