La psicologia delle masse e la violenza dei media
Come vanno certe cose lo aveva spiegato Freud cento anni fa, nel suo “Psicologia delle masse e analisi dell’io”. La massa ha una capacità cognitiva inferiore del singolo ma una energia emotiva molto superiore. È instabile, imprevedibile e capace di azioni improvvise anche violente. Perché ciò avvenga è fondamentale la figura dell’aizzatore, l’incendiario, la testa calda che faccia scoccare la scintilla. Per appiccare un incendio ne bastano pochi piazzati nei punti giusti. Si tratta di gente preparata, in un certo senso dei professionisti che sanno quello che stanno facendo. Il genere di persona che ha contatti trasversali e di lunga data in vari ambienti; criminali, politici e perfino delle forze dell’ordine. Talvolta anche della magistratura. Non necessariamente contatti di primo livello, bastano dei collegamenti funzionali con gente operativa nei confronti della quale si possa vantare dei crediti, o si abbia dei debiti. Forza Nuova ha il phisique du rôle adatto a ricoprire questo compito delicato che la politica italiana gli affida fin dai tempi di Terza Posizione. Dopotutto restiamo un paese in cui la matrice del potere è essenzialmente mafiosa.
Così accade puntualmente che, in momenti particolarmente caldi dello scontro sociale, quando ad esempio si è appena formato un movimento nuovo che si contrappone a delle scelte precise del governo, un movimento in crescita e privo di connotazioni ideologiche, ebbene accade che basti infiltrare qualche acciarino ben temprato nei punti giusti per scatenare l’inferno. È successo a Genova nel 2001, a Roma nell’ottobre del 2011 ed esattamente dieci anni dopo, sempre a Roma, nell’ottobre del 2021. Curiosa la cadenza decennale.
Nessuna delle migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 9 ottobre a Roma, avrebbe nemmeno lontanamente immaginato di venire coinvolto nell’assalto a una sede sindacale o di scontrarsi per ore con la polizia. Per loro l’idea di menare le mani non era neanche un’opzione. Quasi sicuramente nessuno dei manifestanti, salvo qualche rara eccezione, è mai stato coinvolto in una situazione violenta nella propria vita personale. Figurarsi attaccare una linea di poliziotti schierata a protezione del Palazzo o fare irruzione in un pronto soccorso come una squadraccia nazista. Però un bravo acciarino sa come appiccare il fuoco nei punti giusti per stimolare il riflesso automatico delle forze dell’ordine, e qualche mente debole che gli va dietro prima o poi la trova. Così il gioco riesce sempre e ai media mainstream non resta che confezionare il prodotto con il loro disgustoso linguaggio manipolativo. Qui la violenza peggiore è proprio quella dei media che invece di andare alla ricerca degli acciarini, distinguere, fare domande e provare a capire, aizzano la popolazione contro tutti i manifestanti senza distinzioni, in una sorta di linciaggio morale collettivo.
Colà dove si puote si è deciso che a chi si mette di traverso allo smantellamento sistematico dei diritti costituzionali va fatto il trattamento duro, così gli passa la voglia. E così le decine di migliaia di persone che hanno manifestato sabato scorso a Roma sono rimaste sole, senza appoggi mediatici, senza rappresentanza, senza un punto di riferimento politico o culturale a cui orientarsi. E per chi oggi governa il paese operando sui binari tracciati dai vincoli esterni, quelle persone rappresentano uno sfrido da scartare prima che si sparpagli sui binari e faccia rallentare il treno.
Eppure, soltanto un anno e mezzo fa nessuno avrebbe potuto immaginare che fosse possibile tenere un paese agli arresti domiciliari per mesi. Nessuno avrebbe potuto immaginare l’introduzione di un lasciapassare che discriminasse le persone in base all’assunzione di un vaccino. Nessuno avrebbe potuto immaginare un aumento dei prezzi energetici a doppia cifra…Quante altre cose che non riusciamo ad immaginare stanno per accadere? Forse il motivo profondo di chi ha manifestato a Roma sabato scorso nasce proprio da questa domanda.