La Sicilia brucia: l’emergenza si è trasformata in normalità
La Sicilia brucia ma non è una novità: l’emergenza si è trasformata anno dopo anno in ordinarietà.
Non c’è un siciliano che oramai non si aspetti il divampare di roghi quando la temperatura sale sopra i 30 gradi o al primo sentore dell’arrivo dello scirocco.
Solo stamattina erano 86 gli incendi segnalati nella regione, secondo i dati della sala operativa dei Vigili del fuoco. Se qualche giorno fa si registrava l’incendio all’aeroporto di Catania, invece è toccato oggi all’aeroporto di Palermo interrompere le attività temporaneamente a causa delle fiamme che hanno investito il territorio di Cinisi, per poi riprendere a funzionare a metà mattinata. Il capoluogo siciliano è stato sicuramente tra i centri più colpiti: nella giornata di ieri (24 luglio) in cui si sono raggiunti i 47°C, temperatura più alta mai registrata dall'inizio della raccolta dei dati, dal 1791, gli incendi hanno praticamente avvolto l’intera città. Fiamme presso la discarica di Bellolampo, a fuoco la riserva naturale di Capo Gallo che sovrasta il quartiere turistico di Mondello. Evacuato il padiglione B dell’ospedale Cervello, con i vigili del fuoco che fortunatamente sono riusciti a domare l’incendio che minacciava la struttura. Palermo stamani si è svegliata avvolta da un cielo giallo, battuta dallo scirocco che oltre alla consueta sabbia trascinava le ceneri dei roghi rendendo l’area irrespirabile: un’atmosfera infernale. Dai giornali locali si apprende che in diverse località sono finite avvolte dalle fiamme abitazioni e auto e blackout elettrici sono stati segnalati in alcuni quartieri.
Quello che si presenta come un vero e proprio bollettino di guerra comunque è da estendersi all’intera provincia e un po’ a tutta l’isola: un’ anziana in precarie condizioni di salute è morta a San Martino delle Scale perché i sanitari del 118, a causa dei roghi, non sono riusciti ad arrivare a prestarle soccorso. Si stima siano state 1.500 le persone complessivamente evacuate nella sola provincia di Palermo.
A causa delle fiamme si è dovuto poi interrompere il transito sull’autostrada Palermo-Catania, presso Villabate. Roghi anche nelle Madonie, nel trapanese a San Vito Lo Capo e finanche nel parco archeologico di Segesta.
Le fiamme sono arrivate a lambire anche l'autostrada A29 Palermo-Mazara, e gli svincoli di Villagrazia Carini e Cinisi sono stati chiusi.
"La situazione è sicuramente delicata, senza precedenti, perché le altissime temperature, unite ai soliti incendiari delinquenti, hanno creato e stanno creando un danno immenso. Seguo momento per momento l’evoluzione della vicenda, così come ho fatto tutta la notte - ha affermato il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani. Appena rientrato a Palermo mi occuperò anche della collocazione degli evacuati, perché questa notte molte famiglie sono state costrette ad andare via dalle proprie abitazioni".
"Naturalmente – ha proseguito Schifani – sono fatti imprevedibili e imprevisti, perché ormai l’ecosistema è cambiato: d’inverno assistiamo alle bombe d’acqua, adesso a questi fenomeni che sono veramente pericolosi per l’incolumità di tutti. Un fatto del genere, con temperature così elevate, non credo abbia precedenti, come dicono gli osservatori. Evidentemente è la conferma del cambiamento dell’ecosistema, sia invernale che estivo."
Senza entrare nella dinamica delle problematiche insite al cambiamento climatico, però il passaggio che Schifani omette è citare l’assenza cronica di una seria campagna di pianificazione e prevenzione contro gli incendi in Sicilia.
Passano gli anni e assistiamo a una reiterata assenza di una mirata politica di prevenzione, nessuna capacità di analisi del fenomeno e delle sue cause, né la volontà da parte di chi ha amministrato la regione in questa e nelle legislature precedenti, di affrontare seriamente il tema; nessun accenno infine a risorse da destinare per incisivi progetti di rimboschimento.
L’isola infatti ha il triste primato di essere la prima regione italiana per incendi, sia per numero di roghi che in termini di ettari di verde andati in fumo.
Eppure ogni anno la situazione si ripete con brutale tempismo!
E la politica regionale non può scrollarsi di dosso le proprie responsabilità.
In un question time all’Ars (Assemblea regionale siciliana) nel maggio scorso, dunque a primavera più che inoltrata, l’assessore al Territorio e Ambiente, Elena Pagana confermava (in risposta a un’interrogazione parlamentare presentata dal Dem Fabio Venezia) come la Regione siciliana non avesse ancora approvato il piano antincendio per l'estate. Dalle cronache apprendiamo poi come il piano antincendio Sicilia 2023 - 2025 sia stato varato dalla “giunta” solo a metà luglio all’insegna delle dichiarazioni “Rendiamo il sistema più efficiente“. Solo pochi giorni dopo questi sono i risultati con l’intera Sicilia in fiamme e vigili del fuoco stremati che tramite le loro organizzazioni sindacali denunciano mancanza di uomini e mezzi!