Le infinite menzogne dell’Occidente hanno minato la sua credibilità in Africa
di Daniel Wedi Korbaria*
Con la caduta del muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica, l’Occidente “a trazione statunitense” ha avuto qualche decennio di egemonia politica e governato il mondo in modo unilaterale. Abbiamo sperato di poterci godere la Pax Americana estesa a tutto il Globo, i vincitori avrebbero dovuto gestire le cose in modo equo per restituirci finalmente un po’ di pace dopo quel mezzo secolo di guerra fredda e di divisioni. Invece, al contrario, questo nostro pianeta è stato coinvolto nelle tragedie più drammatiche della sua storia, subendo una trentina di guerre con milioni di morti e altrettanti attentati terroristici da parte di gruppi creati ad hoc, che puntualmente sfuggivano al controllo dei poliziotti del mondo. Numerosi sono stati anche i colpi di Stato e le rivoluzioni colorate o primavere arabe.
Intanto i governi occidentali, suonando le trombe dei loro media mainstream, ci informavano che i cattivi erano sempre gli altri, soprattutto quei Paesi che non obbedivano ai loro diktat. Per convincerci meglio ci hanno sventolato in faccia un’innocua fialetta mentendoci spudoratamente sulle armi di distruzione di massa. L’opinione pubblica fu davvero sollevata nell’assistere alla distruzione dell’Iraq e all’impiccagione di Saddam Hussein. Poi ci hanno detto che Muammar Gheddafi distribuisse il viagra al suo esercito per violentare il suo stesso popolo e così, senza battere ciglio, abbiamo visto lui morire giustiziato e la Libia ridursi ad uno Stato fallito.
Gli stessi governi occidentali e gli stessi media ci dicono oggi che la guerra in Ucraina sia iniziata nel febbraio 2022 con l’invasione da parte della Russia e che la guerra di Gaza sia iniziata il 7 ottobre 2023. Sorprendentemente gran parte dell’opinione pubblica ci crede, non dubita più, facendo così avverare quel famoso detto goebbelsiano: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà verità”.
E come se non bastasse l’Occidente o la cosiddetta “Comunità Internazionale”, che rappresenta l’interesse di neanche un miliardo di persone a fronte degli otto miliardi che compongono l’umanità, si dimentica di essere esportatore di Democrazia, paladino della libertà di parola e dispensatore di diritti umani, atteggiandosi a censore e silenziando tutte le voci dissenzienti e alternative alla sua narrazione, usando come carta igienica la sua filosofia democratica: “Non sono d’accordo con te ma darò la vita affinché tu possa esprimere le tue idee”.
In tal senso sui social media è in atto una caccia alle streghe per mano dei fact-checkers. Oggi come oggi non si può nemmeno pronunciare la parola “Genocidio a Gaza” che già ti arrivano assalti e insulti.
Ma questa menzognera propaganda occidentale dei “valori migliori”, ha finito per assuefare l’opinione pubblica occidentale annientandola. Ma il mondo sta aprendo gli occhi. Oramai non riescono più a nascondersi o cercare degli alibi: il Re è nudo!
Dunque, se l’Occidente ha mentito una, due, dieci, venti volte, potrebbe averci preso gusto e quindi aver mentito su tutto. E che ne sarà stato di tutto quello che ci ha raccontato, ad esempio, sull’Africa?
In questo ultimo decennio ci hanno raccontato che gli immigrati africani scappano dalle persecuzioni e dalle guerre e che perciò devono essere salvati. L’Occidente umanitario li salva con le sue navi piazzate nel Mediterraneo al grido di “Porti aperti per tutti!” e “Refugee welcome!”
Ribadendo che ogni essere umano che si trovi in difficoltà in mare debba essere salvato, che questa legge non deve mai essere messa in discussione da nessun governo, quello che non ci hanno detto però è chi abbia deciso che gli africani debbano venire in Europa via mare.
Se l’Occidente è così buono e umanitario perché li costringe a salire su quelle imbarcazioni fatiscenti e non va a prenderli con voli charter sul suolo africano salvandoli da morte certa in mare? Perché si continuano ad arricchire i trafficanti?
La verità è che non ci sono buoni samaritani ma soltanto chi lucra sulla pelle di quei disgraziati.
Da anni la sinistra italiana lascia agli immigrati i “porti aperti” credendo di risolvere così il problema che attanaglia il Continente africano mentre la destra li vorrebbe chiudere per impedire “l’invasione” ripetendo a vanvera lo slogan “aiutiamoli a casa loro” e infila la testa sotto la sabbia per non vedere che è proprio quell’aiuto occidentale ciò che sta dietro al “fenomeno immigrazione”.
Entrambi ignorano, per convenienza, che migliaia di famiglie italiane ed europee campino grazie a questa immigrazione via mare come se fosse una nuova fabbrica automobilistica. Oggi ci sono più italiani impegnati a prestare il loro servizio nell’immigrazione che a lavorare alla Fiat. E perciò guai a fermare questo flusso diventato oramai questione di vita o di morte per gli occidentali!
Ci hanno raccontato che le Ong salvano vite umane in mare, ci hanno detto che lo fanno per il bene dell’umanità, della serie: chi salva una vita salva l’umanità! E guai a muovergli alcuna critica. Benissimo. Ma non ci dicono che si tratta di imbarcazioni del secolo scorso che dovrebbero essere demolite invece, come i sepolcri di Cristo, vengono imbiancate e battezzate con nomi ammiccanti che parlano al cuore degli stessi immigrati, nomi in inglese che promettono la salvezza: Sea-Watch, Sos Mediterranée, Life Boat, Open Arms, ResQ, Humanity1, Life Support, e potrei continuare...
Ma, una volta salvati, in quale paradiso pensano di portare quei disgraziati? Questa domanda non gli interessa perché il loro compito, come Caronte, è unicamente quello di traghettare le anime dei dannati verso l’Occidente. Poco importa se quell’Occidente ben presto li renderà schiavi, mendicanti o prostituite!
Queste “imbarcazioni umanitarie” sono delle autentiche macchinette mangiasoldi. Il loro costo, per il solo mantenimento in attività, è di oltre 10mila euro al giorno[i]. Prezzo comprensivo di noleggio, carburante, logistica, attrezzature ed equipaggio. Poi, ovviamente, ci sono le paghe dei cosiddetti “volontari”[ii]. Da intercettazioni pubblicate su alcuni quotidiani è venuto fuori che gli stipendi per chi si imbarca su una nave Ong variano dai 2mila fino ai 10mila euro mensili.[iii]
Capite quindi che non sono i volontari con l’aureola in testa a salvare i naufraghi perché sono i naufraghi stessi a salvarli dalla disoccupazione. In larga parte è una ciurma improvvisata, gente che prima di essere assunta conosceva il mare solo per esserci andata in vacanza.
In passato le navi che per soldi facevano la spola da un continente all'altro, cariche di africani, si chiamavano Antelope, Amistad, Hannibal, Hope, Jesus of Lubeck, Madre de Deus. Ma quelle erano navi negriere.
A differenza però degli schiavi di ieri incatenati sulle navi, quelli di oggi, illusi ed ingannati, pagano di tasca propria il viaggio per consegnarsi agli schiavisti. Se ci riflettiamo è assurdo!!!
Ma cos’è che li attira in Occidente? Perché non capiscono che saranno gettati in braccio ai caporali che li sfrutteranno nei campi agricoli di tutt’Italia oppure oltre le Alpi a fare i lavori che gli europei non vogliono più fare? Perché non guardano i tanti video su YouTube in cui i loro simili vengono sfruttati in tutti i modi, anche sessualmente? Cosa c’è di più umiliante dell’aspettare con il berretto in mano fuori dai supermercati a mendicare o a dormire all’addiaccio dentro tucul di plastica anche durante l’inverno? La stragrande maggioranza non avrà mai un lavoro con un contratto regolare, i contributi versati, l’assicurazione sanitaria e le ferie pagate. Patiranno il razzismo e qualcuno gli lancerà le banane o li fischierà anche qualora dovessero diventare calciatori famosi. Saranno soltanto carne da macello per arricchire qualcuno, e allora perché si ostinano a voler venire in Occidente?
I media mainstream, concentrati a puntare il loro dito accusatorio sui governi africani, non ci dicono che gli africani scappano dall’Occidente. Sì, scappano dall’Occidente per venire in Occidente.
Preferiscono guadagnare anche un solo euro al giorno mendicando qui che rimanere a lottare per vivere meglio in Africa, un Continente ricco di minerali preziosi dove ogni minuto aerei occidentali atterrano e decollano per trasportare quelle ricchezze a Bruxelles, a Tel Aviv, a Londra e a Parigi.
Arikana Chihombori-Quao, ex Ambasciatrice dell’Unione Africana negli Stati Uniti, disse: «Nella Repubblica Democratica del Congo quando le multinazionali, tramite i satelliti, scoprono l’esistenza di giacimenti di pietre preziose nei villaggi, sono esse stesse a distribuire le armi MK16 e ad armare i giovani per creare il caos e far scappare gli abitanti mentre, in sordina, esse trasformano i villaggi vuoti in miniere illegali. E poi ti dicono: Guardate questi africani, si stanno ammazzando tra di loro!»
Fanno gola a molti i 24 trilioni di dollari di risorse minerarie della Repubblica del Congo, tra cui cobalto, litio, coltan il metallo per l’High-Tech indispensabile per tablet, smartphone e per l’industria aerospaziale che viene estratto nelle miniere sfruttando il lavoro minorile[iv].
Infatti centinaia di gruppi armati si contendono il suo controllo. È di triste attualità la guerra nel Congo causata di recente dai ribelli M23 appoggiati dal Ruanda e dalla Francia che sta costringendo la popolazione intorno alla città di Goma a cercare rifugio altrove. Da fonti congolesi, in 25 anni di guerre e conflitti armati, ci sarebbero stati 8 milioni di morti e 7 milioni di profughi interni.
Lo stesso, i congolesi non sono stati mai accolti in Occidente come “rifugiati”, a loro non è stato concesso il programma delle Relocation (ricollocamenti) che l’UE ha invece riservato ad eritrei e siriani. Quello che i media non ci dicono è che anche i rifugiati, così come le guerre da cui scapperebbero i migranti, sono una creazione di strategie politiche occidentali. Li usano come arma per fare regime-change.
La scrittrice ghanese Ama Ata Aidoo in un’intervista del 1987 diceva: «Da quando vi abbiamo incontrato 500 anni fa vi abbiamo dato tutto e state ancora prendendo. Il nostro cacao, il nostro legno, il nostro oro, i nostri diamanti, il nostro platino, il nostro qualunque cosa. Dove sarebbe ora l'intero mondo occidentale senza l'Africa? Tutto quello che possedete è nostro! E in cambio di tutto questo cosa abbiamo ricevuto da voi? Niente.»
Ma non è proprio così, in realtà l’Africa riceve dall’Occidente tonnellate e tonnellate di RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche[v]: computer, stampanti, televisori, fornetti elettrici, frigoriferi e cellulari che qui non servono più. Vengono caricati su navi cargo e scaricati ogni mese in centinaia di container in Paesi come Ghana e Nigeria, trasformando un luogo come Agbogbloshie (Ghana) nella più grande discarica dell’Africa.
Da più di cinquant’anni ci raccontano che l’Africa è povera e che bisogna fare beneficenza per raccogliere fondi, sacchi di grano e olio da mandare ai bisognosi per salvarli dalla crisi alimentare o dalla siccità. Ma non ci dicono che gli aiuti alimentari li usano soprattutto come arma per ricattare i governi. L’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger nel suo famoso rapporto National Security Study Memorandum (NSSM-200) del 1974 scrisse che gli aiuti alimentari dovessero essere usati come “strumento di potere nazionale” per promuovere gli obiettivi degli Stati Uniti. Negli anni gli aiuti alimentari sono stati usati dall’Occidente come un altro sistema per ricattare soprattutto i Paesi africani già indebitati con la Banca Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale.
E per avere sempre più soldi ci martellano con le pubblicità:
“Tanti bambini come Jon[vi] non hanno mangiato ieri, tanti non mangeranno oggi, se non mangeranno neanche domani potrebbero morire. Lo stomaco di Jon è gonfio, lo fa stare male”, “Mohammed non ha mangiato quest’oggi e non mangerà neanche domani!”, “Dona 2 euro con un Sms, con il tuo aiuto gli garantisci un pasto al giorno” oppure “Donando 9 euro mangerà per un mese.” Così esortano le pubblicità della famosa Save the Children mettendo davanti alle telecamere i volti di bambini africani nudi e con la pancia gonfia e utilizzando una voce impostata per arrivare facilmente al cuore e, soprattutto, alle tasche delle persone.
Jon, Mohamed, Kaemba e migliaia di quelle ignare creature, le cui immagini vengono sfruttate per raccogliere fondi in Occidente, dovrebbero guadagnare talmente tanti soldi di royalties che il problema della loro sussistenza non si porrebbe. Ma polemiche[vii] a parte, lo sfruttamento di immagini così cruente[viii] di bambini scheletrici con la pancia gonfia che riempiono gli schermi delle televisioni a tutte le ore, promosse da Save the Children, Unhcr, Unicef, Action Aid, Amref, Caritas, Chiesa Cattolica, Medici senza frontiere si avvalgono di registi e fotografi professionisti di agenzie “specializzate in Finanza e Marketing di beneficenza”. In un Paese civile queste campagne pubblicitarie dovrebbero essere bandite per legge poiché si tratta di furto e sfruttamento. Oltretutto sono pure inutili poiché il problema persiste nonostante la montagna di soldi raccolta finora in tutti questi anni.
Quello che i media non ci hanno detto però è che, per esempio, il direttore di Save the Children USA guadagna 365mila dollari l’anno di stipendio.[ix]
Una volta Thomas Sankara disse: «Questo aiuto alimentare ci blocca, ci fiacca, indebolisce le nostre volontà perché piano piano ci abitua ad essere degli assistiti, dei poveracci. Questa abitudine a ricevere aiuti va messa da parte, dobbiamo cominciare a darci da fare per produrre, dobbiamo riuscire a produrre di più. Sì, produrre di più perché è evidente che chi ti regala da mangiare poi ti impone la sua volontà e i suoi interessi».
E più recentemente il Presidente eritreo Isaias Afwerki ha ribadito: «Aid cripple people, gli aiuti umanitari paralizzano le persone.»[x]
E per far seguire i fatti alle parole dal 1995 in Eritrea tutte le Ong sono state cacciate via, una dopo l’altra, a cominciare da USAID.
Ogni intervento “umanitario” dell’Occidente in Africa mira soltanto a depredare le sue risorse, ma ci sono altre misure ancora più estreme: provocare guerre per procura, fomentare conflitti religiosi ed interetnici, realizzare colpi di Stato o peggio ancora finanziare il terrorismo. Il terrorismo è il cavallo di Troia del neo-colonialismo per poter penetrare ed insinuarsi in tutta l’Africa dove, per millenni, gli africani hanno vissuto senza nemmeno sapere cosa fosse il terrorismo. Esso è funzionale come arma di distrazione poiché destabilizzando sistematicamente un’area o un Paese non solo si sfruttano liberamente le sue risorse ma si esercita la propria egemonia per impedire ad altre potenze di competere. Il terrorismo c’è per controllare e gestire la ricchezza del Continente.
Perciò a peggiorare una situazione già drammatica, dopo la decisione di Washington di fare la “War on Terror”, ossia la guerra al terrorismo in seguito all’attacco alle Torri Gemelle, in questi ultimi decenni, in cui abbiamo assistito all’ascesa di Al Qaeda, poi di Isis o Daesh, il fenomeno terroristico sul suolo africano si è allargato a macchia d’olio in molti Paesi strategici, vedi al-Shabaab in Somalia, Boko Haram in Nigeria, Al Qaeda nel Sahel e l’Isis nel Maghreb. “Ora ci sono circa 25 gruppi islamisti militanti attivi che operano in Africa, rispetto ai soli 5 del 2010, un aumento del 400%. Anche l'attività militante islamista ha raggiunto livelli record nel 2019. Ci sono stati 3.471 eventi violenti legati a questi gruppi nel 2021, un aumento del 1105% dal 2009” ha scritto il giornalista investigativo americano Nick Turse citando come fonte l'Africa Center for Strategic Studies del Dipartimento della Difesa.[xi]
In questi anni della Pax Americana non sono nemmeno mancati i colpi di Stato. Gli ultimi sono stati commessi da Colonnelli addestrati da Africom, il Comando americano in Africa che in poco più di un decennio è riuscito a penetrare in cinquanta Stati africani su cinquantaquattro[xii] con la missione di addestrare i militari a rispondere ad attacchi terroristici. L’ultima grande fatica di Africom è stata l’inaugurazione della più grande base per droni degli Usa ad agosto 2019, si chiama Niger Air Base e si trova nel deserto di Agadez, nuovo crocevia dell’immigrazione verso l’Europa.
Nel frattempo dal 2008 ad oggi, in 5 Paesi dell’Africa occidentale gli ufficiali addestrati dagli Stati Uniti hanno tentato almeno nove colpi di Stato riuscendo in almeno otto[xiii]. Negli ultimi tre anni sono caduti i governi in Mali[xiv] (agosto 2020), Guinea (settembre 2021) e Burkina Faso[xv] (gennaio e settembre 2022) per mano di tre Colonnelli addestrati proprio da Africom.
Una ricerca del Council on Foreign Relations di New York ha concluso che dagli anni ’50 ad oggi, si sono susseguiti nel Continente africano più di duecento tentativi di colpi di Stato e rovesciamenti militari. Il primato va al Sudan dove si sono registrati il maggior numero di tali eventi, 17 in totale di cui 6 riusciti.
La Francia, inoltre, sin dal 1963 ha barbaramente assassinato 22 Presidenti africani “disobbedienti” tra i quali Thomas Sankara e Muammar Gheddafi. Nell’ottobre del 2011, come si scoprì in seguito, fece uccidere Gheddafi che prevedeva di utilizzare le sue riserve auree quantificate in più di sette miliardi di dollari per stabilire una moneta “pan-africana” basata sul denaro libico.[xvi] La preoccupazione francese era che la nuova valuta avrebbe portato le ex colonie francesi all’indipendenza economica ponendo fine al Cfa.
Il Cfa è considerato da molti esperti di economia un sistema economico neo-colonialista ideato per conservare l’influenza francese sulle sue ex colonie e incatenarle facendo loro pagare una vera e propria “tassa coloniale”[xvii]. Difatti i Paesi che lo adottano come valuta sono obbligati a depositare il 50% delle loro riserve valutarie presso il Tesoro di Parigi con il quale la Francia finanzia parte del suo debito pubblico.[xviii] Alcune stime parlano di 500 miliardi di euro[xix] che la Francia incasserebbe ogni anno mentre le fonti francesi[xx] ammettono che la cifra si aggirerebbe sui 10 miliardi di euro annui.
«Senza l'Africa la Francia diventerebbe una potenza di terzo livello»[xxi] è la frase più esplicativa che viene attribuita all’ex Presidente francese Jacques Chirac e che rappresenterebbe la realtà della situazione.
Ma poiché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, gli ultimi colpi di Stato realizzati dai militari addestrati da Africom in realtà nascondevano un crescente sentimento anticoloniale verso la Francia.[xxii] Da qualche tempo, alcuni dei 14 paesi aderenti al Cfa non hanno più avuto paura di ribellarsi nonostante le continue minacce di Parigi, e, uno dopo l’altro, non solo hanno abbandonato la “tassa coloniale” ma addirittura invitato la Francia ad abbandonare i loro Paesi, forti della partecipazione di una popolazione inferocita che ha assaltato le sedi diplomatiche sventolando la bandiera della Russia. Poi c’è stato l’infelice caso dell’Ambasciatore francese Sylvain Itté che si è barricato nell’ambasciata di Niamey rifiutando l’ordine di espulsione promulgato dai militari nigerini quando gli avevano dato 48 ore di tempo per lasciare il Paese.[xxiii] Dovettero chiudergli tutti i rifornimenti come acqua, elettricità e alimenti per costringerlo a sbaraccare.
Ma scene di bassa politica occidentale, come gli ultimi rantoli del gallo sgozzato prima di soccombere, se ne vedranno ancora. Come il caso capitato all’attivista e panafricanista Kemi Sèba, originario del Benin ma nato e cresciuto in Francia e da anni impegnato in Africa contro il Cfa e l’imperialismo francese, che alcuni burocrati francesi hanno minacciato di revocargli la cittadinanza se non avesse interrotto il suo attivismo. Per tutta risposta Kemi Sèba ha pubblicamente bruciato il suo passaporto francese mandando un messaggio a Macron: «Il tuo passaporto non è un osso da darci o da toglierci a seconda del nostro grado di sottomissione, come se noi neri fossimo dei cani, io sono un uomo nero libero!»
Liberatisi dalla catena schiavista del Cfa e del suo clone chiamato Eco[xxiv], Mali, Niger e Burkina Faso stanno progettando di costituire una confederazione e creare un fondo comune ed una banca per l’unione monetaria ed economica. Inoltre i capi delle forze del Niger hanno annunciato la nascita di una forza congiunta anti-jihadista assieme a Burkina Faso[xxv] e Mali consapevoli del fatto che sia la Francia ad alimentare la rivolta jihadista in tutto il Sahel.
Sin dall’agosto 2014 la Francia è stata attiva a combattere il “terrorismo” nel Sahel con la missione denominata Barkhane, dispiegando un contingente di oltre 5.000 uomini. Ma migliaia di saheliani sono morti per attacchi jihadisti nonostante gli interventi delle potenze straniere presenti. Infatti l’operazione Barkhane, come se fosse una nuova Conferenza di Berlino, ha coinvolto oltre alla Francia e agli USA anche il Belgio, la Repubblica Ceca, la Danimarca, l’Estonia, la Germania, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Portogallo, la Svezia, il Regno Unito e anche l’Italia. Questo schieramento ha preso il nome di “Task Force Takuba”.
Il 15 agosto 2022 le forze francesi sono state appunto costrette dai tre Paesi africani a completare il ritiro completo di Barkhane e Takuba.[xxvi]
Una settimana fa il Niger ha annunciato alla televisione di Stato che la presenza militare di Africom nel Paese non è più giustificata e ha invitato gli americani ad andarsene abbandonando la base aerea di Agadez, utilizzata per voli di sorveglianza con e senza pilota e per altre operazioni.[xxvii] Gli Stati Uniti, nonostante avessero investito anni e centinaia di milioni di dollari nell’addestramento dell’esercito del Niger e nella costruzione di un aeroporto in mezzo al deserto, obbediranno ai voleri del comando nigerino. Il Niger sta insegnando al mondo che è possibile mandarli a casa!!
Il Niger inoltre ha posto fine al suo partenariato di sicurezza con l’Unione Europea obbligando la Francia a ritirare le sue truppe e ha espulso gli ambasciatori di Francia, Germania, Nigeria e Stati Uniti concedendo loro 48 ore per lasciare il Paese.[xxviii]
Oggi, a fronte della crescente simpatia che la Russia sta ricevendo dalla popolazione africana e, di conseguenza, con la perdita di autorità di Africom, il suo comandante Michael Langley sposta la sua attenzione verso il Mediterraneo chiedendosi “quanto sia vicino il Nord Africa alla NATO” considerandolo il fianco meridionale dell'Alleanza e dice: «Dobbiamo essere in grado di mantenere l’accesso e l’influenza in tutto il Magreb, dal Marocco fino alla Libia». Il che è molto preoccupante!
La nascita della moneta BRICS ha portato un certo entusiasmo in Africa, soprattutto quando l’allargamento (a partire dal 1° gennaio 2024) ha coinvolto altri Paesi africani come l’Egitto e l’Etiopia. E tra gli altri 40 Stati che hanno già chiesto formalmente di entrare nel gruppo ce ne sono anche altri. Per molti africani l’avvento del BRICS restituisce un po’ di speranza per il futuro allontanandoli dal più nefasto Nuovo Ordine Mondiale occidentale e guidandoli verso quel mondo multipolare che li aiuterà a sradicare l’eredità del colonialismo.
Smentendo, ancora una volta la propaganda dell’Occidente che ci ha raccontato che la Russia è isolata dal resto del mondo, sia politicamente che economicamente, al summit Russia-Africa 2023[xxix], tenutosi a San Pietroburgo, hanno partecipato quasi tutti i leader dei Paesi africani. Nel summit si è discusso della necessità di opporsi congiuntamente al neo-colonialismo, dell’instaurazione dell’indipendenza degli Stati africani e dell’influenza dell’Africa come pilastro essenziale del mondo multipolare. Inoltre si è parlato di rafforzare il partenariato BRICS-Africa.
Ma perché in Africa la presenza sia della Cina che della Russia stanno riscuotendo grande consenso a discapito della Francia, degli USA e della stessa Unione Europea? La risposta è più semplice di quanto si creda, viene apprezzata la loro policy di non interferenza nella politica interna del Paese che li ospita. Una filosofia diversa da quella paternalistica e moralizzatrice che l’Occidente ha finora praticato, ossia voler dettare l’agenda politica ed economica di un qualsivoglia Paese solo perché gli ha regalato un chilo di farina.
Questo tono da padre padrone è stato esercitato in modo sistematico ed organizzato. Uno dei compiti principali delle Ong degli aiuti umanitari, o di quelle dei diritti umani, nonché delle centinaia di giornalisti freelance presenti nel Continente è quello di spionaggio e di intelligence, ossia osservare e riferire solo tutte le cose negative che succedono localmente, la corruzione, le violazioni dei diritti umani, la fame, le malattie, le piaghe che gli africani non sono in grado di superare da soli, sulle loro incapacità e sulla loro ignoranza. Queste informazioni vengono poi girate ai media mainstream che le amplificano riempendo le prime pagine dei giornali e facendoci le trasmissioni in prima serata, con talk show pieni di ospiti compiacenti e funzionali all’operazione propagandistica. Le faranno sembrare “inaccettabili” all’opinione pubblica per impietosirla ma soprattutto manipolarla a tal punto che poi correrà a legittimare col proprio voto chi proporrà le soluzioni più estreme, anche di tipo militare, facendo piovere sanzioni democratiche per drammatizzare ulteriormente la già precaria situazione economica africana. E di nuovo ci sarà una guerra per procura e la distribuzione di altri aiuti umanitari. Un circolo vizioso da cui sembra difficile venire fuori.
Oramai l’Occidente non ha alcuna autorità morale quando vuole dare lezioni all’Africa sulla democrazia. Oggi, grazie anche all’impegno di molti panafricanisti che stanno cercando di svegliare da questo loop mentale i giovani africani, le menzogne e le macchinazioni dell’Occidente stanno diventando sempre più visibili e tangibili come la peste bubbonica.
«Facciamo in modo che il mercato africano sia il mercato degli africani. Produrre in Africa, trasformare in Africa, consumare in Africa! Invece di importarlo produciamo quello di cui abbiamo bisogno e consumiamo quello che produciamo» aveva sollecitato Thomas Sankara all’OUA[xxx] il 29 luglio 1987 in Addis Abeba promuovendo l’autosufficienza, due mesi prima che venisse ucciso. E oggi è quantomai attuale questo desiderio degli africani dell’autosufficienza, unica via percorribile per autodeterminarsi, come l’esperienza Eritrea può insegnare. Essa richiede molto coraggio e spirito di sacrificio ma soprattutto la forza di tagliarsi la mano protesa che mendica e rispedire al mittente i suoi “aiuti umanitari”. Solo allora si renderà giustizia ai tanti bambini scheletrici come Jon, Mohamed e Kaemba, perché vorrà dire che gli si offrirà cibo sudato e coltivato con le proprie mani.
Nell’ultimo decennio, mentre gli sbarchi degli immigrati sulle sue coste raggiungevano picchi elevati, anche la stessa Italia, seguendo proprio le orme di Africom e della Francia, ha messo in Africa i suoi “Boots on the ground” (truppe sul terreno) aprendo nuove basi militari o partecipando ad operazioni militari congiunte con le suddette potenze. Ad un certo punto l’esercito italiano era in Gibuti, Somalia, Niger, Mali e Mozambico.[xxxi] Che sia una sorta di nostalgia del Colonialismo italiano che nel 1885 era proprio iniziato con una spedizione militare? No, non si tratta di mire di conquista, stavolta l’obiettivo è ben diverso: «Italia in prima linea in Sahel nella lotta al terrorismo»[xxxii], a dirlo era stata Emanuela Del Re, nominata nuova Rappresentante Speciale dell’UE per il Sahel.
Invece di promuovere il suo “Made in Italy”, il suo patrimonio artistico e la sua famosa creatività, il paese di Dante e di Leonardo, esporta il suo apparato militare ed i suoi arsenali bellici in diversi Paesi del sub Sahel per addestrare i miliziani locali a combattere il terrorismo dei Daesh.[xxxiii]
E oggi, oramai malata di presenzialismo tra le grandi potenze, l’Italia è entrata in guerra contro gli Houthi yemeniti sul mar Rosso comandando l’operazione suicida di Aspides[xxxiv] per difendere più l’interesse di Israele che il suo.
Ma a sorpresa, come se fosse stato lo stesso Joe Biden ad averglielo suggerito, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tirato fuori dal cilindro il “Piano Mattei”, per contrapporre al summit Russia-Africa il vertice Italia-Africa “Un ponte per crescere insieme”. E nella presentazione del suo progetto al Senato davanti a molti leader africani, ha usato le stesse parole che noi eritrei andiamo ripetendo da anni ovvero: «Una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria, ma anche da quell’impostazione caritatevole nell’approccio con l’Africa».[xxxv]
Ben venga, finché dura, cioè finché il prossimo governo non cancelli il “Piano Mattei” come lei ha fatto con la “Via della Seta”[xxxvi] che il governo precedente aveva firmato con la Cina.
L’obbiettivo principale del “Piano Mattei” è fermare gli sbarchi investendo in Africa, creando lavoro, scambiare know-how, tecnologie, conoscenze e competenze per dissuadere i giovani africani dall’intraprendere il viaggio. Pur plaudendo all’idea, un piccolo seme piantato oggi per un albero domani, come ho sempre sostenuto in diversi miei scritti ribadisco che questa piaga dell’immigrazione forzata cui siamo stati abituati negli ultimi anni, questa deportazione in Occidente di schiavi a basso costo che ha ucciso oltre 26.000 persone dopo la Tragedia di Lampedusa, non saranno gli occidentali a fermarla, non ne avrebbero alcun guadagno. Questa immane tragedia, figlia del Colonialismo e del neo-colonialismo, saranno gli stessi africani a sradicarla. Come? Sembrerò duro, ma non vedo altra alternativa se non quella di cacciare dal suolo africano tutti quegli occidentali che stanno derubando e sfruttando le risorse materiali ed umane del Continente, ad iniziare da tutti gli operatori delle Ong degli aiuti umanitari.
Perché l’Africa è così ricca che potrebbe sfamare il mondo intero e perciò non ha bisogno di mendicare. Ha solo bisogno di iniziare la cura della decolonizzazione, iniziando da quella cerebrale, per poter impedire il baratto di un chilo di farina con un chilo d’oro.
Daniel Wedi Korbaria, scrittore eritreo e panafricanista, è nato ad Asmara nel 1970 e vive e lavora in Italia dal 1995. Con i suoi libri, articoli e saggi pubblicati online e tradotti in inglese, francese, tedesco e norvegese si è battuto per offrire una voce alternativa ai racconti dei media mainstream italiani ed europei sull'immigrazione e il neo colonialismo.
Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo "Mother Eritrea" e nel 2022 il saggio d'inchiesta "Inferno Immigrazione". Di prossima pubblicazione (2024) il suo romanzo sul colonialismo italiano in Eritrea.
* Scrittore. Autore con LAD edizioni di "Inferno Immigrazione"
NOTE
[i] Aquarius, diario di bordo – Giorno 5. “11mila euro al giorno di costi operativi. Sopravviviamo con le donazioni dei privati” - Il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2018
Una nave da 14 mila euro al giorno. Ecco il colosso Ong che sfida l'Italia – Il Giornale, 2 agosto 2019 https://www.ilgiornale.it/news/cronache/nave-14-mila-euro-giorno- 334 ecco-colosso-ong-che-sfida-litalia-1735164.html
[ii] Quanto guadagnano le Ong? Ecco lo stipendio da favola dei volontari
[iii] Sea Watch, i costi dell'equipaggio: buonisti a 2mila euro al mese
Favori agli scafisti e saluti in mare. “Con l’Italia noi non collaboriamo” Il ruolo di un agente sotto copertura imbarcato con Save the Children. Ombre sulla guardia costiera libica. Un’attivista: “Ai volontari 10mila euro” - La Stampa, 3 agosto 2017
Stipendi da 12.500 euro al mese e buonuscite da capogiro. Perché un codice etico per le Ong non si può più rinviare https://www.aibi.it/ita/stipendi-da-12-500-euro-al-mese-e-buonuscite-da-capogiro-perche-un-codice-etico-per-le-ong-non-si-puo-piu-rinviare
[iv] Congo, l’inferno del Coltan e la manodopera della disperazione
https://www.corriere.it/esteri/17_aprile_13/inferno-coltan-2adccda8-2218-11e7-807da69c30112ddd.shtm
[v]"L'Africa è la pattumiera elettronica del mondo"
"L'Africa è la pattumiera elettronica del mondo" - la Repubblica
Ghana / La discarica di Agbogbloshie
Ghana / La discarica di Agbogbloshie – Revue Quart Monde (revue-quartmonde.org)
Smaltimento illegale RAEE, Africa discarica dell’Europa
Smaltimento illegale RAEE, Africa discarica dell'Europa | Nonsoloambiente
Inchiesta. Ex 007 rivela: «L’Africa resta la meta dei rifiuti tossici»
Ex 007 rivela: «L’Africa resta la meta dei rifiuti tossici» (avvenire.it)
[vi] La storia di Jon – Save the Children Italia
https://www.youtube.com/watch?v=tZJpFfziicM&t=13s
Save The Children - Spot TV - Settembre 2013 - Voce di Giovanni Noto (attore, narratore e doppiatore italiano) https://www.youtube.com/watch?v=a5cptwNxhvg
[vii] La pancia gonfia del bimbo africano: è polemica sulla raccolta fondi http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/482670/
Fame di spot – editoriale Africa n°3-2015
https://www.africarivista.it/fame-di-spot-editoriale-africa-n3-2015/50202/
[viii] L’esposizione mediatica senza filtro di bambini africani in Occidente è alquanto scandalosa. In Europa o negli Stati Uniti i genitori o il tutore legale di un minore devono firmare una liberatoria per autorizzare la diffusione della sua immagine audio e video, così come gli sono garantite le royalties o i copyright. Persino nei fatti di cronaca il volto di un minore viene sfumato o coperto per tutelarne la privacy. Le stesse leggi non vengono applicate nei confronti di tutti i minori africani che riempiono le televisioni occidentali. La contradizione in termini è che sono proprio quelle stesse Ong o Istituzioni internazionali che si battono per i diritti dei bambini a vendere le loro immagini.
[ix] Stipendi da 12.500 euro al mese e buonuscite da capogiro. Perché un codice etico per le ONG non si può più rinviare Stipendi da 12.500 euro al mese e buonuscite da capogiro. Perché un codice etico per le ONG non si può più rinviare - Ai.Bi. Amici dei Bambini (aibi.it)
[x] U.S. NGOs Kicked Out of Eritrea: Foreign Aid Is Meant To Cripple People
[xi] Pentagon’s Own Map of U.S. Bases in Africa Contradicts Its Claim of “Light” Footprint A formerly secret map from Africom shows a network of 29 U.S. military bases that stretch from one side of Africa to another. Nick Turse - February 27 2020
https://theintercept.com/2020/02/27/africa-us-military-bases-africom/
[xii] US Military Stretched Thin in 50 African Nations
https://observer.com/2017/12/us-military-has-presence-in-50-of-54-african-countries/n
[xiii] Another U.S.-trained soldier stages a coup in west Africa
https://theintercept.com/2022/01/26/burkina-faso-coup-us-military/
[xiv] Il Mali espelle l’ambasciatore francese - 31 gennaio 2022
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2022/01/31/mali-espelle-lambasciatore-francese/
Guerra alla jihad, la Francia costretta al ritiro dal Mali - 18 febbraio 2022
https://www.ilsole24ore.com/art/guerra-jihad-francia-costretta-ritiro-mali-AEIjNhEB
[xv] Another U.S.-trained soldier stages a coup in west Africa
https://theintercept.com/2022/01/26/burkina-faso-coup-us-military/
L'altro contagio: il Burkina Faso e il ritorno dei golpe in Africa
Burkina Faso: secondo colpo di stato in 8 mesi. Militari depongono il Presidente Damiba - Ora il paese è guidato dal capitano Ibrahim Traoré. I confini sarebbero stati chiusi. I reparti armati hanno anche circondato il quartier generale della stazione televisiva e radiofonica RTB – 1° ottobre 2022
[xvi] Franco CFA, la spaventosa verità sulla morte di Gheddafi: il documento degli 007 che inchioda la Francia https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/13422885/franco-cfamorte-muammar-gheddafi-documento-007-inchioda-francia-libia.html
Ecco perché hanno fatto fuori Gheddafi. Le email Usa che non vi dicono e il Franco CFA. https://www.byoblu.com/2016/01/09/ecco-perche-hanno-ammazzato-gheddafi-le-emailusa-che-non-vi-dicono/
[xvii] 14 African Countries Forced By France To Pay Colonial Tax For The Benefits Of Slavery And Colonization January 28, 2014 - Mawuna Koutonin
https://siliconafrica.com/france-colonial-tax/
Franco CFA, retaggio coloniale ma anche garanzia per chi lo adotta
https://valori.it/franco-cfa-retaggio-coloniale-ma-anche-garanzia-per-chi-lo-adotta/
[xviii] Franco CFA, retaggio coloniale ma anche garanzia per chi lo adotta
https://valori.it/franco-cfa-retaggio-coloniale-ma-anche-garanzia-per-chi-lo-adotta
[xix] La Francia controlla, deruba e impoverisce 14 Stati africani
https://www.italiaoggi.it/news/la-francia-controlla-deruba-e-impoverisce-14-stati-africani-2292284
Frankreich kann seinen Status nur mit Ausbeutung der ehemaligen Kolonien halten
[xx] Confusions autour d’un « impôt colonial » et du franc CFA
Confusions autour d’un « impôt colonial » et du franc CFA (lemonde.fr)
[xxi]Zoom n° 33: l’empire colonial français
https://panorapost.com/post.php?id=24494
[xxii] Africa’s three waves of coups
https://www.defenceweb.co.za/governance/governance-governance/africas-three-waves-of-coups/
Sette colpi di Stato in sei mesi, in Africa è allarme democrazia (08 Novembre 2021) https://www.lastampa.it/speciale/la-bussola-diplomatica/2021/11/08/news/sette_colpi_di_stato_in_sei_mesi_allarme_democrazia_in_africa-400502/
OLTRE 200 COLPI DI STATO IN AFRICA: DUE TENTATI NELL’ULTIMO MESE https://www.difesaonline.it/geopolitica/brevi-estero/oltre-200-colpi-di-stato-africa-due-tentati-nellultimo-mese
[xxiii] Niger, la Francia si rifiuta di ritirare il suo ambasciatore a Niamey: continua il braccio di ferro con la giunta https://www.agenzianova.com/news/niger-la-francia-si-rifiuta-di-ritirare-il-suo-ambasciatore-a-niamey-continua-il-braccio-di-ferro-con-la-giunta/
[xxiv] Il 21 dicembre 2019 il presidente francese Emmanuel Macron ha firmato un accordo con otto governi degli Stati membri dell'Unione monetaria per sostituire il franco Cfa da una nuova valuta che prenderà il nome di ECO. Il gruppo prese il nome di Ecowas, alias Cedao: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Per maggiore approfondimento: La Francia manda in pensione il franco Cfa, la moneta delle colonie https://www.repubblica.it/esteri/2020/05/20/news/la_francia_manda_in_pensione_il_franco_ cfa_la_moneta_delle_colonie-257206663/
[xxv] Burkina Faso: raid aerei di Parigi, uccisi 40 militanti
[xxvi] Barkhane: 3,000 French troops deployed in the Sahel, after Mali https://www.africanews.com/2022/08/18/barkhane-3000-french-troops-deployed-in-the-sahel-after-mali/
[xxvii] Niger's junta revokes relations with U.S. military
https://www.africanews.com/2024/03/17/nigers-junta-revokes-relations-with-us-military/
[xxviii] Il Niger espelle quattro ambasciatori
[xxix] Declaration of the Second Russia–Africa Summit
https://summitafrica.ru/en/about-summit/declaration-2023/
[xxx] Organizzazione per l'unità Africana, oggi Unione Africana
[xxxi] Decreto missioni: l’Italia rafforza la sua presenza in Africa - 08 luglio 2020 https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/decreto-missioni-litalia-rafforza-la-sua-presenza-in-africa-26615
L’Italia costruirà una base militare in Africa, per fare cosa? - 21 aprile 2021 https://www.lindipendente.online/2021/04/21/litalia-costruira-una-base-militare-in-africa-per-fare-cosa/
In Niger la prima base militare interamente italiana in Africa Occidentale
https://www.pressenza.com/it/2021/04/in-niger-la-prima-base-militare-interamente-italiana-in-africa-occidentale/ Guerini in Somalia e Gibuti, impegno dell’Italia in Africa è un unicum per la sicurezza di tutti https://www.onuitalia.com/gibuti-2/
Le forze italiane nella task force Takuba mentre il Sahel si tinge di sangue - 26 marzo 2021 https://www.analisidifesa.it/2021/03/le-forze-italiane-nella-task-force-takuba-mentre-il-sahel-si-tinge-di-sangue/?fbclid=IwAR1B_21aF9PsYzcjDP4UlUeV94f5-9D57Y0lUEh-g-QRxMydBz0ftMAoXJ4
[xxxii] "Italia in prima linea in Sahel nella lotta a terrorismo", dice Del Re
[xxxiii] Roma, Coalizione anti Isis. Di Maio: “Rimane minaccia”. Blinken: “Con Italia forte allineamento” http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Roma-riunione-ministeriale-dellaCoalizione-Globale-contro-Daesh-Isis-cc234129-87ab-406a-82e9-3a348d867af3.html
Di Maio e Blinken presiedono la prima riunione anti Daesh a Roma - 19 giugno 2021
[xxxiv] Aspides, perché l'Italia è in prima linea nel Mar Rosso? il tema cruciale dell'autonomia Ue (e c'entra Trump) https://www.ilmessaggero.it/schede/aspides_guerra_italia_mar_rosso_quali_sono_rischi_oggi_3_marzo_2024-7971703.html
[xxxv] Vertice Italia-Africa: dal Senato della Repubblica, ora in diretta l'intervento di Giorgia Meloni https://www.youtube.com/watch?v=W-bL_xCAzj4
[xxxvi] L’Italia è uscita dalla Via della Seta: la nota d’addio consegnata a Pechino https://www.corriere.it/politica/23_dicembre_06/italia-uscita-via-seta-caed5644-9423-11ee-bf17-27011c9bfd8d.shtml