Le intelligenti riflessioni dell'ex direttore generale della Banca d'Italia sull'Iri
di Pasquale Cicalese
Ieri su Milano Finanza l'ex direttore generale della Banca d'Italia, con un passato nel Pci, Angelo De Mattia ha scritto un articolo in merito alla proposta di Tremonti di far diventare la cassa depositi e prestiti una holding di partecipazioni pubbliche rilevando le società pubbliche, e anche quelle private in crisi ma che possono essere rilanciate, per abbattere il debito pubblico e rifondare una sorte di nuova Iri. Non sto qui a discutere la proposta.
Ciò che mi preme è dirvi che De Mattia ricorda che nel 1933 l'Iri fu ideata da personalità non fasciste come il banchiere Raffaele Mattioli, il socialista Alberto Beneduce, che lavorò nel prefascismo con Nitti, Pasquale Saraceno, democristiano futuro ideatore della Cassa del Mezzogiorno e Donato Menichella, futuro governatore della Banca d'Italia, fautore del boom economico. Menichella nel 1944 fece un report agli Alleati che volevano dopo la guerra smantellare l'Iri sottolineando che la sua liquidazione non avrebbe permesso la ricostruzione. Gli americani acconsentirono e l'Italia fu salva.
Il banchiere Mattioli, presidente Comit, amico di Piero Sraffa, custodì le opere di Gramsci durante il fascismo. Questo per dire che borghesi furono i costruttori dell'Italia repubblicana. Non bisogna guardare la classe, ma l'intelligenza delle persone, quando si ha a che fare con il modo di produzione capitalistico. Il guaio è che da 30 anni non ce ne sono.