Lettera aperta di saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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Lettera aperta di saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Lettera aperta di saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 

Signor Presidente della Repubblica, il suo mandato volge al termine e io le scrivo la presente per riportare all'attenzione alcuni eventi particolarmente salienti di questo settennato, fatti utili a tracciare un giudizio sulla sua persona e il suo operato.

Lei è stato a capo del Paese durante almeno due gravi crisi politiche a cui bisognava rispondere con la consultazione popolare. Lei invece non ha sciolto le camere, affidando il Governo a persone prive di ogni mandato popolare. Persone che hanno umiliato il Paese e lo hanno ulteriormente soggiogato a potenze straniere e/o economiche. Bisognava indire le elezioni, dare parola al popolo e invece si è optato per la genuflessione di fronte ai ricatti e alle minacce.

Durate il suo mandato è scoppiata l'epidemia Covid, un evento straordinario in cui è estremamente facile commettere degli errori, non lo metto in dubbio. Ma quello che è stato fatto non è un errore, è un orrore! Sciacallando sulla pandemia sono state fatte cose orribili. Con il pretesto dell'emergenza si è avviata una campagna repressiva feroce. Ai cittadini sono state negate le garanzie fondamentali di uno Stato di Diritto. Si è fatto dileggio della nostra Costituzione. Si è aperta la più profonda lacerazione sociale della storia repubblicana, si è giunti ad una odiosa contrapposizione tra i nostri cittadini. Lo Stato si è messo a ricattare le persone.

A tal riguardo mi preme rammentarle che lei era chiamato ad essere il Presidente di tutti gli italiani, anche dei detenuti. Questi notoriamente vivono in condizioni disumane, ma durante il suo mandato sono stati martoriati e assassinati con una ferocia che si credeva confinata al passato più buio. La loro colpa era di volersi proteggere dalla pandemia. In pochi giorni sono stati ammazzati dodici detenuti e centinaia sono stati torturati.

Lei è il comandante in capo delle nostre Forze Armate, colui che deve rispondere per ogni loro gesto. In questi anni, in più occasioni e in diversi scenari, le nostre Forze Armate sono state inviate a compiere azioni provocatorie contro altri paesi rischiando di innescare deliberatamente un conflitto globale. In Africa siamo finiti a fare i galoppini della Francia, contribuendo alle loro sporche guerre di rapina. Francia a cui dobbiamo pagare il pizzo per poterci approvvigionare alle fonti energetiche e con la quale abbiamo sottoscritto un'oscuro trattato.

Numerose e attendibili fonti ci dicono pure che in Africa e in Siria l'Italia abbia preso parte a conflitti senza che fosse informato il popolo e coinvolto il parlamento.

Rimane ancora da chiarire il senso di un Tweet del Presidente ucraino Zelensky che faceva intravedere ombre sulla regolarità del processo (svolto in Italia) per la morte del fotoreporter Andrea Rocchelli, un messaggio che la tirava in causa direttamente. Rocchelli era un giornalista italiano ammazzato dai nazisti ucraini perché faceva bene il proprio lavoro. Sarebbe doveroso fugare ogni dubbio prima di lasciare il Quirinale.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma sorvolo. Per tanto e nonostante quanto io abbia omesso, si potrebbe pensare che le attuali e le future generazioni si scorderanno presto di lei, ma non sarà così: il suo nome risuonerà ogni volta che si dovrà pagare una cambiale del debito pubblico che ci attanaglierà da qui ai prossimi decenni. Questa è la sua eredità.

 

Sperando in un futuro migliore, la saluto

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo. Laureato in Economia, esperto di Terzo Settore e sviluppo locale. Giornalista. Inizia l'attività giornalistica testimoniando la crisi del Kosovo e la dissoluzione della Jugoslavia. Ha trascorso due anni in Donbass, profondo conoscitore delle vicende ucraine. Attivo nei movimenti di solidarietà internazionalista, soprattutto in contrasto con le operazioni di "Regime change".

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