LIBIA: UN MOVENTE TACIUTO E’ UNA BUGIA INTERA
di Michelangelo Severgnini
Temo che di Verità e Giustizia ce ne saranno ben poche questa sera presso il Circolo di San Lorenzo a Roma. Di “Verità” ce ne sarà tutt’al più una parte. Di “Giustizia” zero. Perché chi si erge a difensore, qui, nella migliore delle ipotesi, è anche complice. Inconsapevole? Io non so. Chiedete a loro.
Perché, come in tutti i racconti dell’orrore, occorre un movente. E in questo caso il movente non si dice. O perlomeno quello che si dice essere il movente non sta in piedi. La sinistra condanna Al Masri, il torturatore. Scusate, ma come pensavano di esportarla la democrazia in Libia nel 2011 senza personaggi come Al Masri? Finché torturava i Libici andava bene così?
Il movente proposto da questa narrazione è dunque fittizio. Ed è dunque, questa operazione-verità, un semplice depistaggio.
Un depistaggio che la sinistra italiana mette in pratica da almeno un decennio, candidandosi ad essere la peggio sinistra della NATO, organica agli affari sporchi del capitale e supina di fronte alle narrazioni fiabesche dei padroni.
Questa manipolazione si chiama “il gioco delle 3 carte”. Sulla prima carta sta scritto “Migranti”. Sulla seconda sta scritto “Petrolio”. Sulla terza sta scritto “Accordi dell’Italia con la Libia”. Quest’ultima scritta, già che ci siamo però, la correggiamo. Quegli accordi firmati dai governi italiani non sono firmati con la Libia, ma con un governo illegittimo e coloniale che non riceve il voto di fiducia neanche dal parlamento libico e che controlla non più del 20% del territorio libico (a suon di armi da noi vendute). Ribattezzeremo pertanto quest’ultima carta, per correttezza, “Accordi dell’Italia con la Tripolitania”.
Il gioco delle 3 carte funziona così. Si coprono le carte, le si mischiano e vediamo che esce. Loro dicono (tutt’al più) che il risultato è: L’Italia paga le milizie di Tripoli per fermare i migranti, già che ci sono, queste arrotondano rubando il petrolio (o magari anche senza rubarlo, bastano gli interessi dell’Eni). Ma è un trucco, con buona pace degli espertoni mistificatori filo-Nato di casa nostra. Nel loro caso sì trattasi di depistaggio consapevole.
Perché la verità è: L’Italia paga le milizie di Tripoli per rubare il petrolio, già che ci sono, queste arrotondano torturando i migranti (ed estorcendo fino a 4mila euro di riscatto per ciascuno di loro sottoposto a tortura).
Lo dicono i numeri.
600mila sono i migranti-schiavi bloccati in Tripolitania. Fino a 4mila euro può arrivare il riscatto riscosso dalle milizie dai parenti per ciascuno dei ragazzi sotto tortura. Fanno quasi 2 miliardi e mezzo di euro se tutti fossero torturati contemporaneamente nell’arco dello stesso anno.
Ma non tutti ogni anno vengono torturati e non sempre il riscatto arriva a 4mila euro.
Queste cifre dell’orrore nessuno le conosce. Ma dalle testimonianze possiamo immaginare che l’introito annuo per le milizie di Tripoli non superi la metà di quella cifra, comunque da capogiro, ovvero si aggiri intorno al miliardo annuo.
Al contempo però, il 6 dicembre scorso un gruppo di esperti sulla Libia istituito dalla Nazioni Unite ha inviato un report al Consiglio di Sicurezza nel quale si riferisce che per l’anno 2024 il furto di petrolio libico da parte delle milizie ha raggiunto l’1,8 miliardi.
Eccoli dunque i numeri.
Che tra l’altro coincidono con il miliardo di euro inviato in questi anni dai governi italiani in tutto a Tripoli.
Numeri per altro denunciati sin dal 2017, guarda caso anno in cui il sinistro Minniti firma i primi “Accordi con la Libia”, in realtà accordi con le milizie di Tripoli che non controllano più del 20% del territorio libico, ma dove si trovano magicamente tutti i “centri di detenzione” libici (perlomeno quelli ufficiali).
Fu in quell’anno infatti che l’allora direttore del NOC, ente di Stato libico per la vendita di petrolio, denunciò la scomparsa annua del 40% del petrolio libico.
Ma a chi finisce questo petrolio?
La Procura di Catania nel 2018 stabilì che il petrolio di contrabbando veniva caricato a Zawiyah (città dominata dalla milizia di Al Masri, guarda caso) e tramite la triangolazione con la mafia maltese e la mafia siciliana giungeva sulle coste italiane.
Che fine ha fatto quella indagine? Sepolta, smontata da un segreto di Stato per ora formale sulla vicenda, in attesa che diventi segreto di Stato a tutti gli effetti.
Quindi non si sa quanto di quel petrolio libico saccheggiato arrivi sulle coste italiane e quanto finisca ad altri Paesi. Ma comunque in Italia ne arriva tanto. Che solo l’omertà della peggiore classe politica e della peggior stampa del continente ha potuto tener nascosto fino ad oggi.
Quindi, perdonino gli organizzatori dell’evento se correggo la frase “la vita, la dignità delle persone nulla valgono per il governo Meloni davanti agli interessi dell’Eni”. Non gli interessi Eni sono in gioco, ma gli interessi di una Repubblica, quella Italiana a prescindere dai governi, che sostiene gruppi armati contro gli interessi dei Libici, contro la democrazia libica, al fine del saccheggio delle risorse attraverso il commercio illegale di petrolio di contrabbando.
Cosa cambia? Tutto.
Un conto è la Realpolitik di fronte a uno Stato sovrano. Un conto è finanziare truppe di occupazione sottobanco per ottenerne altrettanto sottobanco il petrolio sottratto al legittimo proprietario: il popolo libico. Nascondere questa realtà è complicità.
Questa sera sarà ospite dell’evento il sig. Lam Magok. I miei contatti con il rifugiato sudsudanese sono cominciati nell’aprile 2019 e sono continuati interrotti fino al novembre 2022, poco dopo essere arrivato in Italia. Nel resto del tempo il sig. Magok si trovava in Libia e aveva già raccontato attraverso messaggi vocali tutto quello che potrebbe raccontare anche stasera.
Come lui, centinaia di migranti-schiavi dalla Libia hanno realizzato messaggi vocali in questi anni e li hanno inviati al sottoscritto perché fossero diffusi. Si trovano in rete dal settembre 2018 e i più significativi sono contenuti all’interno del film “L’Urlo” e dell’omonimo libro.
Perché Sinistra Anticapitalista e Baobab Experience (organizzatori dell’evento di questa sera) non mi hanno mai invitato?
Perché il sig. Lam Magok per 3 anni mi ha quasi settimanalmente inviato messaggi vocali con la preghiera di diffusione (cosa che ho fatto), rilasciandomi persino due interviste in diretta trasmesse su Radio Radicale e non appena mette piede in Italia cambia idea, sostiene che il film “L’Urlo” sia illegale, dichiarandolo in un video caricato su YouTube?
Perché il sig Lam Magok che ha subito in Libia le peggio cose, non appena mette piede in Italia si fa promotore della censura di altrettante voci di migranti-schiavi in Libia contenute nell’Urlo?
Perché il sig. Lam Magok che conosce bene gli affari illeciti delle milizie che l’hanno tenuto prigioniero, non pronuncia mai l’espressione “petrolio saccheggiato” e perché accusa me di essere amico della Meloni, se la Destra alla parola “petrolio” scappa tanto quanto scapperebbero i suoi amici di Sinistra qualora lui usasse l’espressione “petrolio saccheggiato”? Forse perché se cerchi fama in Italia, devi evitare di parlare di “petrolio saccheggiato”? E’ per questo che lui non lo fa e infatti la fama l’ha raggiunta? E’ forse per questo che io pongo come condizione preliminare per cominciare ogni tipo di discorso quella di parlare di “petrolio saccheggiato” e così tutta la stampa nazionale di Destra e di Sinistra in questi giorni è fuggita a gambe levate?
Perché il sig Lam Magok sostiene pubblicamente di non avermi concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle sue testimonianze vocali, quando al contrario mi venivano inviate con richiesta di diffusione e una volta ulteriormente chiestogli qualora potessero essere inserite nel film “L’Urlo” la sua risposta è stata entusiasta?
Che tipo di operazione-verità pensano davvero di realizzare gli organizzatori dell’evento di questa sera, affidandosi alle parole di chi ha dichiarato pubblicamente il falso?
Per i cultori del genere “Foglia di fico” dunque, appuntamento imperdibile questa sera a Roma, al Circolo di San Lorenzo.
Gli anticapitalisti si prodigheranno in un numero acrobatico senza precedenti: accusare i capitalisti di “tortura”, evitando di parlare però di: esportazione della democrazia, sospensione della democrazia (in Libia da anni non si vota per impedire a Saif Gheddafi di essere eletto Presidente), vendita segreta di armi (dai governi italiani alle milizie di Tripoli), saccheggio di petrolio, finanziamento di gruppi terroristici (attraverso accordi che non sono firmati da istituzioni legittime in Libia), mafie, economia sommersa (1/5 dell’economia italiana, quella che da un decennio va avanti grazie al petrolio libico saccheggiato), sostegno alla guerra (non riconoscendo le autorità legittime della Libia, quelle votate nelle elezioni del 2014), schiavitù, tratta di esseri umani, occupazione Nato.
Purtroppo non potrò essere presente all’evento. In quel caso, avrei voluto rivolgere, tra le tante, anche solo una domanda al sig. Lam Magok. La seguente: credi veramente con queste campagne di essere d’aiuto per i 600mila migranti-schiavi bloccati in Tripolitania, denunciando un crimine ma nascondendo il vero movente, rendendoti così testimone di parte per quegli Europei che da un decennio nascondono l’occupazione della Libia, riducendo i diritti umani a pretesto politico, riducendo questa battaglia necessaria ad una finzione, quella di salvare gli oppressi con i soldi degli oppressori?
Nel caso, qualora qualcuno dei lettori partecipasse all’evento, è autorizzato a porgli la domanda a mio nome.
Purché non vi fidiate troppo della risposta.