Libra e l'Establishment europeo
di Giuseppe Masala
Libra non è ancora nata ma già ha rotto il velo di ipocrisia e di negazione che ha caratterizzato il dibattito europeo sulle cryptomonete. Il Ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire ha dichiarato che Libra andrebbe vietata sul territorio europeo perchè metterebbe in discussione la sovranità monetaria della stessa Europa. Alla buon'ora! Ammettere che Libra pone in discussione la sovranità monetaria significa ammettere che è una moneta. Finalmente si è detto ciò che in Eurolandia si è sempre negato, ovvero che le cryptomonete siano monete. Basti pensare alla BCE che per non dire che le cryptomonete sono monete le chiama cryptoassets come da istruzioni del suo Presidente che ha sempre sostenuto che le crypto sono assets ad alto coefficente di rischio. Ovviamente tale teoria è metodologicamente e razionalmente sbagliata anche se sostenuta da Draghi. Non avendo le cryptomonete alcun bene reale quale sottostante non possono essere assets. La loro accettazione è legata al solo bene sociale della fiducia. Esattamente come tutte le monete di stato a corso legale che fondano il loro valore nella fiducia. Fiducia ovviamente riposta su diversi fattori: la fiducia nella sovranità dello stato se uno accetta le monete di stato a corso legale e fiducia nella matematica e nella sua particolare branca chiamata crittografia se uno accetta come mezzo di pagamento una cryptomoneta.
Ma già aver riconosciuto l'evidenza finora negata è un grande passo avanti.
Proseguendo nei resoconti della stampa sembrerebbe che, sempre Bruno Le Maire, abbia proposto la creazione di una moneta crypto europea per contrastare quello che potrebbe essere lo strapotere della Libra di Zuckerberg.
Ottima iniziativa. Ci sono però dei problemi. Provo ad elencarne qualcuno. Questo che chiamerò per comodità cryptoeuro dove dovrebbe essere scambiato con estrema facilità? Sui social network? Sulle grandi piattaforme di commercio elettronico come Amazon e Alibaba? Il problema è che l'Europa sconta un ritardo enorme e non esistono piattaforme europee. Certo, si possono sempre costruire. Ma quando si arriva in un mercato con anni e anni di miope ritardo bisogna anche capire che poi è necessario convincere in qualche modo gli utenti a trasferirsi nelle neocostituite piattaforme europee. E non sarà facile.
Altro tema fondamentale è quella dell'accesso all'eventuale cryptoeuro. Fino ad ora ha funzionato così: le banche centrali emettono moneta che viene prestata a delle entità proclamate "banche", queste successivamente ad un prezzo più alto le vendono alle comuni persone che ne hanno bisogno. Nel cyberspazio questo gioco non funziona, si chiama scam, ovvero una truffa con metodi di ingegneria sociale. Ogni singola persona deve avere diritto ad accedere direttamente alla banca centrale e acquistare la sua moneta, senza intermediari proclamati "banche" che ci fanno la cresta oppure le banche commerciali dovrebbero moderare di molto gli appetiti. Ci sarebbero altri problemi che rendono molto complessa la politica monetaria. Quali la cosiddetta "bitcoin Dominance" e la circolazione di molte altre monete parallele apparentemente private (come probabilmente sarà Libra) ma legate intrinsecamente al dollaro americano. Oppure il fatto che non sarà semplice garantirne la parità fissa con l'euro "tradizionale" ed evitare situazioni di "pluri" arbitraggio.
Non solo, se si vuole intraprendere la strada della statalizzazione del settore, bisogna iniziare a pensare anche ad una crypto non basata sulla blockchain ma su tecnologie idonee per l'internet delle cose (IoT) come la tecnologia Tangle.
Sempre che non si voglia proibire nel territorio europeo tutte le cryptovalute (comprese quelle statali come la futura cryptoyuan cinese) condannando però le aziende europee a perdere enormi opportunità di business a livello mondiale e ad avere un settore del credito estremamente costoso che alla lunga si ripercuoterà sull'efficienza e la competitività delle merci europee sui mercati mondiali.