L'Opzione Sansone di Donald Trump

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L'Opzione Sansone di Donald Trump



di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

Ieri sera Donald Trump ha fatto un annuncio straordinario, i dazi verso tutti i paesi del mondo rimarranno fermi – per i prossimi tre mesi - alla “tariffa base” del 10% tranne che per la Cina con la quale si è aperto un durissimo botta e risposta che ha portato i dazi cinesi sulle merci importate dagli USA all'84% mentre quelli americani sulle merci importate dalla Cina sono saliti al 125%.  Un brusco cambio di strategia – tipico di Donald Trump – che però non modifica di molto la prognosi emessa dagli economisti: si fa sempre più concreto un rischio di aumento dell'inflazione, soprattutto per i beni a largo consumo i quali molto spesso provengono proprio dalla Cina. 

A mio modo di vedere però non è da escludere che la vera strategia studiata da Trump per risolvere il problema dello squilibrio commerciale e finanziario sia quello di far esplodere appositamente l'inflazione nel paese. Dunque l'inflazione potrebbe essere come la vera amara medicina necessaria a risolvere i problemi economici statunitensi. Da notare che non a caso Trump chiede insistentemente alla FED di abbattere i tassi di interesse aggravando proprio il rischio di fiammata inflazionistica.

L'inflazione è infatti una tassa implicita che abbatte il potere d'acquisto della popolazione. Inoltre è anche una tassa regressiva che colpisce in maniera violenta gli strati più poveri della popolazione che, come si sa, sono tanti, mentre i ricchi sono pochi! Intendo dire, che una fiammata inflazionistica non è male per ottenere l'effetto di migliorare la bilancia commerciale, perchè obbliga i “poveri” ad abbassare la propria domanda di beni che, in buona parte, non possono che essere provenienti dall'estero. Sarebbe una scelta cinica quella di far salire l'inflazione come effetto dei dazi, ma sarebbe anche una scelta efficace e che, oltretutto, può essere comunicata da Trump come un male necessario non voluto, e che però consentirà di arrivare alla tanto agognata re-industrializzazione del paese tanto voluta proprio dalle classi sociali a reddito più basso che sono quelle che più di tutte hanno sofferto per la rarefazione dell'offerta di lavoro. Da notare che però l'inflazione potrebbe colpire anche le classi sociali ricche che vivono di rendita finanziaria perchè tutto questo enorme terremoto commerciale potrebbe colpire anche Wall Street oltre che il Dollaro che potrebbe svalutarsi fortemente. Altri due effetti questi che di fondo non dispiacerebbero a Trump perchè aiuterebbero a migliorare la bilancia commerciale colpendo la domanda dei rentiers, Non solo, verrebbero colpiti anche gli investitori esteri degli USA che soffrirebbero della probabile caduta di valore del dollaro e di Wall Street. Un effetto quest'ultimo che sarebbe accolto positivamente perché inizierebbe a far pagare il conto anche agli odiatissimi investitori esteri che nella logica trumpiana si sarebbero approfittati della buona fede degli statunitensi.

In qualche modo si può preconizzare dunque che Trump con questa enorme imposizione di dazi a tutti i paesi del mondo (per ora sospesa per tre mesi tranne che per la Cina) abbia scelto l'opzione Sansone. Una strategia tendente ad esportare la crisi americana, ormai imminente, verso il resto del mondo. Tutto questo con l'intento di intraprendere una gara di resistenza economica con i suoi maggiori competitori nella speranza di farli crollare prima di quanto non crolleranno gli USA stessi. L'ultimo zig zag negoziale della sospensione è andrebbe visto solo come una diluizione degli effetti voluti. Una ipotesi tipica di un giocatore d'azzardo come il Tycoon e che in qualche modo è stata annunciata da egli stesso con un paio di tweet emblematici.

 

 

In uno, sibillinamente, sostiene che “solo i deboli crollano”, quasi ad annunciare proprio quella “Opzione Sansone” con la quale si opta per una strategia con la quale si lavora per esportare la crisi anche all'estero colpendo obliquamente gli avversari con gli effetti della manovra commerciale stessa e con l'obbiettivo di farli crollare prima che a crollare siano gli USA stessi.

 

 

Nel secondo messaggio che presento, Trump sostiene che gli effetti della manovra tariffaria colpiscono già ora più la Cina di quanto non colpiscano gli USA e poi avverte gli americani che sarà una guerra (commerciale) dura e che ci sarà da soffrire ma che alla fine gli USA vinceranno. Mi pare che in questo caso abbia espresso chiaramente l'intendimento di colpire strategicamente i paesi avversari anche a costo di danneggiare nel breve periodo gli USA stessi: dunque l'intento è di innescare una vera e propria gara di resistenza che selezionerà il più forte.

Da aggiungere infine che anche la Cina ha iniziato a rispondere alla politica aggressiva degli USA sui dazi Infatti Pechino a sua volta ha imposto - nel duro botta e risposta con Washington - contro-dazi prima del 34% su tutti i beni statunitensi e poi di nuovo con un ulteriore 50% arrivando quindi complessivamente all'84% di dazi.

Inoltre la Cina annuncia che  limiterà le esportazioni di terre rare, con effetto immediato e che ha aggiunto 11 aziende americane alla sua "lista delle entità inaffidabili", tra cui i produttori di droni, ed ha imposto controlli sulle esportazioni a 16 aziende americane per proibire l'esportazione di articoli cinesi a duplice uso.

Insomma, la guerra commerciale è già stata dichiarata ed è impossibile al momento calcolarne gli effetti che al massimo potranno essere solo diluiti nel tempo dall'ultimo clamoroso annuncio della Casa Bianca con il quale si è sospeso l'aumento delle tariffe a tutti i paesi tranne che alla Cina. Tre mesi che serviranno solo ad intavolare trattative che però dovranno portare ad importanti concessioni agli USA che inesorabilmente si trasformeranno in aumento dei costi per i paesi esportatori, anche perchè è impossibile pensare che gli USA riescano ad industrializzarsi in così poco tempo riuscendo ad aumentare considerevolmente l'export. Alla fine l'aumento dei prezzi e dell'inflazione è difficilmente evitabile!

Inoltre, da aggiungere che l'Europa si appresta a contrastare l'ondata di merci cinesi a basso costo che rischia di riversarsi nel vecchio continente dalla Cina proprio a causa dell'impossibilità di Pechino ad esportare. A riportare questo ennesimo colpo di scena è il Financial Times che in un articolo dove si sostiene che Bruxelles è in stato di massima allerta per il possibile afflusso di prodotti asiatici, come elettrodomestici e prodotti elettrici, destinati a inondare i mercati europei e che in risposta a questo, la Commissione sta predisponendo nuove tariffe di emergenza contro Pechino e che sta anche organizzando l'intensificazione della sorveglianza dei flussi di importazione, ad affermare questo sono secondo il giornale britannico dei funzionari europei per ora anonimi.

Insomma, ora che la preda americana si è nascosta nella sua tana i due vecchi predatori della savana (Pechino e Bruxelles) potrebbero iniziare a sbranarsi tra di loro. Va anche detto che in questa partita, se la UE imporrà davvero dazi di emergenza contro la Cina dimostrerà di essere il solito Sinedrio dell'Ipocresia: pronto a predicare libero mercato ma a patto che a vincere siano i suoi prodotti, in caso contrario Bruxelles non si fa scrupoli ad alzare le barricate con dei  dazi!

Tutto lascia intendere che la Belle Epoque della Seconda Globalizzazione come quella dell'inizio del novecento si stia mestamente concludendo. Purtroppo dietro di se sta lasciando una enorme quantità di macerie e di rancori e purtroppo non è detto che non sbocchino in un conflitto su larga scala come avvenne con la Prima Guerra Mondiale.

Una cosa però va chiarita, non è la chiusura delle frontiere il crimine. Il crimine è l'apertura dissennata delle medesime senza pensare che, presto o tardi, le nazioni e i popoli sconfitti dalla furiosa competizione commerciale della globalizzazione non si ribellino votando uno come Trump che si dimostra disposto a rompere il giocattolo pur di salvare il suo popolo; il crimine è pensare che il paese di bengodi della globalizzazione presto o tardi non presenti il conto da pagare. Se ne facciano una ragione i tanti liberali alle vongole che ci tediano con il Mantra  del “dove non passano le merci passano le armi”. Non è così, semmai è “dove prima passano troppe merci presto o tardi passeranno le armi dei popoli sconfitti dalla concorrenza mortale imposta dai mercati globalizzati”!

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