L'Ucraina-gate imbarazza gli Usa (Parte 3)

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L'Ucraina-gate imbarazza gli Usa (Parte 3)

 

Per leggere la Parte 1 e la Parte 2  

 

TERZA PARTE

 

Il secondogenito dell'attuale presidente americano, Hunter Biden, si sarebbe in più occasioni rivolto al proprio avvocato - etnicamente bianco - con l'appellativo «negro». Ma non è la prima circostanza in cui Hunter Biden mette in imbarazzo la propria famiglia (e con questa, i vertici della politica americana): Hunter è stato infatti protagonista di una moltitudine di episodi che hanno suscitato clamore negli ultimi dieci anni.

Hunter Biden ha condotto a lungo una vita sfrenata tra prostitute, alcol e abuso di crack. Nemmeno la morte del fratello Beau Biden nel 2015 era riuscita a stemperare la condotta dell'eterno giovane Biden. A poca distanza dalla morte di Beau, l'ormai quarantacinquenne Hunter era stato scoperto avere una relazione extraconiugale con la vedova del fratello appena defunto. Con cinque figli, un matrimonio fallito alle spalle ed uno stile di vita estremo per almeno una decade, viene da chiedersi  come Hunter Biden abbia potuto sostenere economicamente tutto questo.

Ovviamente, fare parte dell'impero Biden ha aiutato. Sin da giovane, Hunter è stato spesso scelto più per il suo cognome che per le sue competenze: basti pensare che a soli ventisei anni Hunter sedeva già ai piani alti di MBNA - nota banca del Delaware e generosa finanziatrice delle campagne politiche di Joe Biden - percependo un reddito superiore ai 100.000 dollari annui. Anche i contatti con altri volti democratici noti, come John Kerry e la famiglia Clinton, sono certamente stati utili, ma negli ultimi anni, i legami di Hunter interni al paese si erano progressivamente indeboliti: persino per i democratici più convinti risultava complicato mantenere i rapporti con un personaggio come Hunter Biden e venire pubblicamente associati allo sperpero di soldi ricavati dalle tasse dei cittadini americani in droga, prostitute e lusso sfrenato.

Nonostante le prove effettive di tali comportamenti siano emerse soltanto di recente, i comportamenti di Hunter erano noti da tempo. Il ritrovamento nel 2019 di uno dei portatili di Hunter – abbandonato in un negozio di elettronica del Delaware - aveva però lasciato ben poco all'immaginazione. Nel computer erano state ritrovate foto del periodo 2014–2016 che ritraevano il figlio dell'attuale presidente americano in compagnia di prostitute e intento a fumare crack.

Nello stesso periodo in cui le abitudini di Hunter Biden venivano immortalate, il padre Joe non aveva perso l'occasione per garantire ad Hunter una posizione lautamente retribuita nei ranghi di Burisma, evidentemente per sopperire ai costi dello stile di vita del figlio. Ovviamente, il ruolo di vicepresidente ricoperto da Joe Biden ed la sua vicinanza con Poroshenko avevano reso il tutto piuttosto semplice.

Come visto in precedenza, il fondatore di Burisma Zlochevsky era già al tempo nel mirino del Serious Fraud Office (il dipartimento che si occupa delle frodi fiscali) di Londra: gli ingenti movimenti di proventi dalla truffa del reverse-flow verso paradisi fiscali come Cipro avevano destato non pochi sospetti a livello internazionale. Anche sul fronte interno, la situazione di Burisma era tutt'altro che rosea: dopo le proteste di Maidan e la destituzione di Yanukovich, il magnate ed ex ministro del settore energetico Zlochevsky era  scappato dall'Ucraina. Aggiungere un cognome come quello di Biden al consiglio amministrativo della società risultava dunque utile per garantire a Zlochevsky e Burisma una certa tutela, sia a livello nazionale che internazionale.

Dopo il Maidan del 2014 Burisma offriva quindi una sistemazione ideale per Hunter Biden, lontana - allora – dall'attenzione dell'opinione pubblica americana e internazionale. Hunter Biden ha occupato una posizione ai vertici di una delle compagnie energetiche più importanti in Ucraina per cinque anni senza alcuna competenza e con un compenso di circa 50.000 dollari al mese. E, come evidenziato in precedenza, almeno una parte di questi soldi sono stati spesi in alcool, droga, prostitute e lusso sfrenato. È lo stesso Hunter Biden a confermare i fatti nel suo libro Beautiful Things: «sono un alcolista e un tossicodipendente […] compravo crack per le strade di Washington per poi cucinarlo nella mia camera d'albergo a Los Angeles»

Joe Biden ha beneficiato personalmente della posizione del figlio, garantendo a Zlochevsky la protezione che a lui serviva e beneficiando dello schema di rivendita di gas denunciato pubblicamente dal parlamentare ucraino Andrey Derkach: soldi arrivati oltreoceano con il raddoppio delle tariffe di gas e luce imposto in Ucraina da Petro Poroshenko con il pieno appoggio degli Stati Uniti e dell'Unione Europea.

Ciò che è ancora più assurdo è che ad oggi Hunter Biden compaia regolarmente in programmi televisivi e sia stato reinserito a pieno titolo nel jet set americano. Forse perché suo padre ricopre  adesso la massima carica delle istituzioni americane. O forse perché i media democratici trovano poco interessanti queste vicende: sia quelle che riguardano il ruolo degli Stati Uniti in Ucraina, sia quelle che riguardano la famiglia Biden. Ma d'altronde, si sa, quello del nepotismo è un problema tutto italiano.

 

Riferimenti:

UKRAINIAN LIVES MATTER (versione inglese)

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