Lukashenko: "Se la Russia crolla, finiamo tutti sotto le macerie, moriremo tutti"
È stato doloroso per i bielorussi vedere la situazione del tentativo di ammutinamento armato in Russia, perché "la patria è una" e se Mosca crolla, tutti finiranno sotto le macerie, ha affermato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko - grande protagonista dei negoziati con Prigozhin - durante la cerimonia di consegna delle spalline agli alti comandanti militari.
"La mia posizione è questa: se la Russia crolla, finiamo sotto le macerie, moriremo tutti".
La minaccia di un nuovo conflitto mondiale, secondo il presidente bielorusso, non è mai stata così vicina come oggi.
"Stanno di nuovo cercando di far saltare in aria il nostro Paese, la nostra intera regione, per disorientare la popolazione. Stanno cercando con ogni mezzo di infiammare la situazione e di imporre le loro regole su di noi, per stabilire il loro ordine. Un ordine in cui non rientreranno né i nostri Paesi né i nostri popoli", ha denunciato Lukashenko da Minsk.
Secondo le parole del leader bielorusso, oggi possiamo chiaramente vedere una nuova ondata di espansione della NATO e un aumento senza precedenti dell’aggressività degli Stati membri della NATO nella regione, "anche nelle immediate vicinanze dei nostri confini". È "una dimostrazione dopo l'altra - una dimostrazione di forza".
I negoziati con Prigozhin
Il Presidente Lukashenko, dopo la cerimonia di consegna delle spalline agli alti ufficiali militari, ha parlato in dettaglio dei negoziati con il capo della compagnia Wagner.
"Ieri mattina - ha affermato il presidente bielorusso - ho deciso che era giunto il momento di dire qualcosa su questo argomento (non tutto, naturalmente), per di più onestamente, apertamente, senza nascondere nulla. (…) Vorrei che sapeste e capiste esattamente cosa è stato e cosa sarebbe potuto essere”.
Lukashenko ha poi raccontato di come all’inizio non avesse prestato particolare attenzione agli avvenimenti in corso, fino a quando non si è reso conto della gravità della situazione in seguito a un colloquio con Putin. La cosa più pericolosa, per come l'ho capita io, non era la situazione, ma come si sarebbe potuta sviluppare e le sue conseguenze. Questa era la cosa più pericolosa”.
Così il leader bielorusso decide di provare a parlare personalmente con Prigozhin: “Parliamo con Prigozhin, con i suoi comandanti. Al che lui (Putin) mi ha risposto: ‘Guarda, Sasha, è inutile. Non risponde nemmeno al telefono, non parla con nessuno’. Ho chiesto: ‘Dov’è?’. - ‘A Rostov’. Io dico: ‘Bene. Una brutta pace è meglio di qualsiasi guerra. Ancora una volta (Putin) dice: ‘È inutile’. Io dico: ‘Ok, aspetta’”.
Lukashenko spiega che “a metà giornata, al terzo, quarto giro di colloqui che stavamo già facendo, c'erano dei mediatori a casa mia, nella mia residenza di campagna”. Per poi ringraziare due dirigenti russi che lo hanno aiutato nei negoziati con Wagner: il generale Yunus-Bek Yevkurov e Bortnikov, il direttore dell'FSB.
Imparare dall’esperienza di Wagner
In ogni caso, il presidente bielorusso Lukashenko, ha esortato ha imparare dall’esperienza dei comandanti della compagnia Wagner nel caso questi dovessero decidere di andare in Bielorussia.
"Al momento si parla e si scherza molto: 'Wagner, Wagner, Wagner'. La gente non capisce che stiamo affrontando la questione in modo pragmatico. Se i loro comandanti vengono da noi e ci aiutano... esperienza. Ascoltate, loro sono in prima linea - distaccamenti d'assalto.
Vi parleranno delle armi: quali hanno funzionato bene, quali no. E tattiche, armi, come attaccare e come difendersi. È inestimabile. Questo è ciò che dobbiamo prendere dai ‘wagneriani’. Non c'è nulla da temere. Terremo le orecchie aperte”.