Milano manifestazione “stopkillingdonbass”: “Basta armi all’Ucraina”

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Milano manifestazione “stopkillingdonbass”: “Basta armi all’Ucraina”

 

 

di Eliseo Bertolasi

 

Nella serata di sabato 25 febbraio a Milano, in Piazza XXV Aprile, si è tenuta la manifestazione “Uniti per la pace e contro l’invio di armi in Ucraina”. Il raduno rientra tra le iniziative attuate dalla rete internazionale “stopkillingdonbass”, nella stessa giornata, difatti, sempre con le stesse istanze si sono svolte manifestazioni in Francia a Rouen e a Versailles, in Germania a Berlino e in Spagna a Girona.

L’obiettivo è sensibilizzare la società europea sulle tante vittime innocenti del Donbass: decine di migliaia di civili tra cui centinaia di bambini. Queste uccisioni indiscriminate che per mano dell’esercito ucraino continuano dal 2014, dall’anno scorso sono addirittura aumentate proprio causa delle armi più potenti e precise che la NATO e i paesi occidentali forniscono al regime di Kiev.  


La prova di maturità a cui è stato possibile assistere a Milano durante l’evento è stata davvero inedita e rappresenta un’avanguardia nello scenario politico italiano, anche in quello anti-sistema. Anche nell’area del dissenso, infatti, nessuno prima d’ora, in maniera così condivisa e programmata, era riuscito a portare in piazza realtà storicamente e politicamente così distanti, eppure tutte unite nel perseguimento del bene più importante – la pace. Tante le bandiere presenti: dal tricolore italiano alle bandiere rosse con la “falce e il martello”, bandiere della Federazione Russa, anche una bandiera della Repubblica Popolare di Donetsk. Questo può e deve far riflettere su come alcuni paradigmi vetusti stiano davvero cedendo il passo alla comprensione più matura dei problemi che l’umanità intera si appresta ad affrontare.

Moderatore dell’evento l’avvocato Gaia Fusai di “Fronte del Dissenso” a cui si deve la precisa regia della manifestazione.

Hanno poi preso la parola:

Olga Ignatieva, sopravvissuta della strage di Odessa, che ha raccontato i terribili momenti da lei vissuti nella “Casa dei Sindacati”, 

Eliseo Bertolasi (ho portato la mia testimonianza di reporter dai territori del Donbass),

Palmarino Zoccatelli, presidente dell’Associazione “Veneto-Russia” esponente dell’area cattolico-tradizionalista,

Gianluca Kamal dell’Associazione “Una voce nel silenzio”,

Alessandro Pascale del Partito Comunista.

QUI IL SUO INTERVENTO:

Denominatore comune di tutti gli interventi: “Basta armi all’Ucraina”.




Ecco le parole introduttive e assolutamente programmatiche di Gaia Fusai:

“Siamo a uno snodo epocale, come “Fronte del Dissenso” lo andiamo ripetendo da tempo. E se è vero che ignorare il male equivale ad esserne complici, è altresì vero che (sempre per citare Martin Luther King) le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui restiamo zitti di fronte alle cose che contano.

E ci tocca, abbiamo anzi l’obbligo morale di affrontare il tema nella sua nuda e cruda realtà. E abbiamo l’obbligo morale di parlare, di illuminare e ridare vita alla verità. Di raccontare come stanno le cose, di far comprendere che quella guerreggiata in Ucraina, non è solo una guerra per procura degli Stati Uniti e della NATO contro la Russia, ma è una guerra di civiltà, tra diversi sistemi economici e valoriali di riferimento, tra diverse concezioni del mondo.

La guerra che ieri compie un anno, l’Operazione Speciale Militare russa in Ucraina, ha radici ben più antiche del 24 febbraio 2022.

Gli strumenti, le armi attraverso e con le quali questa guerra è ed è stata condotta ci riguardano direttamente e, già da tempo, incidono sulle nostre vite, nella nostra quotidianità: strumenti militari, strumenti economici, strumenti psicologici, propaganda.. Sono tutti, nessuno escluso, tesi al predominio, alla conquista di un potere assoluto e illimitato da parte delle élites occidentali.

Nessuno parla di pace, tra i governanti e le governance internazionali, perché nessuno realmente la vuole, la pace.

I popoli vogliono la pace. Anche il popolo italiano vuole la pace. A seconda dei sondaggi, oscilla tra il 52 e il 71% la percentuale degli italiani contrari all’invio di armi.



Cosa fare quindi?

Noi siamo qui per ribadirlo e siamo, di fatto, un’avanguardia capace di una prova inedita di maturità. Abbiamo coraggio e determinazione, e forse anche un po’ d’incoscienza. Ma soprattutto ci vuole una profonda consapevolezza di quanto la storia ci imponga adesso di crescere, di maturare, appunto. Chi non lo capisce lo capirà, perché, ne sono convinta, siamo un apripista, ma saranno sempre più numerose le occasioni come questa.

Abbiamo grandi responsabilità:

La prima è quella di comprendere i reali pericoli ai quali ci stanno portando i governi occidentali (tutti lacchè di Washington).

La seconda è di mobilitarsi, insieme, sapendo superare antichi antagonismi, uniti da un obiettivo più alto, fondamentale… Dare vita in sintesi a un grande movimento per la pace, che non può e non dovrà rimanere entro i confini nazionali. Ma che dovrà sposare la più intima vocazione universale.



Partendo dalla nostra “piccola provincia” milanese, oggi la presenza con noi di esperienze politiche e sociali storicamente distanti, ci insegna che sulla base di una condivisione di ideali e obiettivi comuni, tutti inscritti in un paradigma anticapitalistica a anti-sistemico,  si può davvero costruire un “FRONTE COMUNE” compatto, capace di preoccupare i detentori del potere, le élites globaliste finanziarie, gli strapoteri occidentali che hanno fatto dell’Ucraina - l’ultima punta di lancia contro la Russia, e del suo popolo - carne da macello.

Devono sapere, questi signori, che finché sapremo dare tali prove di maturità come quella di oggi, avranno un problema. Un problema serio.

Devono sapere, lor signori, che il popolo italiano è stanco e stufo di esser preso in giro, privato dei più elementari diritti democratici. Privato della propria sovranità.

Devono sapere che se qualcuno sapesse rappresentare il popolo italiano, non sottoscriverebbe nuovi pacchetti per l’invio di armi, non direbbe che saremo al fianco dell’Ucraina “fino alla fine”.

Devono sapere che il popolo italiano non ha più alcuna intenzione di pagare questa guerra, pagando anche le inutili sanzioni inflitte alla Russia.

Devono sapere che il popolo italiano desidera e manifesta solidarietà e compassione. 

Finché ci sarà un’umanità capace di commuoversi anche delle proprie fragilità, finché la compassione saprà travolgerci, e il dolore apparentemente vincerci, saremo salvi e anche portatori sani dei principi fondativi di LIBERTA’, UGUAGLIANZA E FRATERNITA’ che hanno animato le più profonde rivoluzioni culturali, sociali economiche e politiche”.

Al meeting, durato un paio di ore, hanno partecipato centinaia di persone: oltre ai partecipanti stabili in piazza, infatti, di volta in volta si avvicinavano e si fermavano semplici passanti per osservare e per ascoltare i vari interventi.

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