Passi il titolo, ma Amazon no
Potrebbe essere derubricato come uno dei tanti strafalcioni che hanno accompagnato la fulgida e velocissima carriera del giovane Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Amazon, il gigante dell'e-commerce che più di tutti ha "beneficiato" di restrizioni e lockdown per la pandemia, ha chiuso il 2020 con 386,1 miliardi di dollari di fatturato, ha generato ricavi per 108,5 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2021 e ha fatturato la bellezza di 113,1 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2021.
Il tutto pagando 0 euro di tassazione in Europa, governando il mondo del lavoro della logistica con la logica di una batteria di polli senza diritti, distruggendo tutto il tessuto economico delle piccole e medie imprese per ben due anni.
L'Associazione Italiana Librai (ALI), preso atto della scelta di un Ministro della Repubblica di spingere l'acquisto su Amazon anziché in una qualsiasi libreria, peraltro già vessate dall'impatto della pandemia, dalle chiusure, dai fallimenti, e dal calo di acquirenti anche (e soprattutto) in favore di Amazon, ha emesso un durissimo comunicato.
Il Presidente di Ali Confcommercio, Paolo Ambrosini, fa notare la scelta di Di Maio, che stride con i programmi enunciati dal Movimento 5 Stelle, come la tutela dei lavoratori, la salvaguardia delle piccole attività , alimentate dal microcredito, fondo incentivato, nei primi anni, dalle "restituzioni" degli stipendi dei parlamentari M5S:
"E più click significano meno negozi. Troppo spesso in questi anni da presidente dell’associazione librai ho assistito a tanti proclami di intellettuali, di scrittori ma soprattutto di politici che si sono dichiarati pronti a fare di tutto per sostenere la vendita del libro attraverso i canali tradizionali. Proclami a cui non sono seguiti atti concreti. Ma questa contraddizione così stridente è parsa ancora più evidente considerato che oggi lo stesso Ministro Luigi Di Maio invita con un post i suoi followers a pre-acquistare sul web il suo libro di prossima uscita, disattendendo gli impegni assunti con le imprese e il suo elettorato, come se le copie pre-vendute non impattassero sull’economia delle librerie, e dimenticandosi che anche le librerie possono pre-ordinare il suo volume".
"Raccogliendo soprattutto le sollecitazioni e le riflessioni di molti miei colleghi, credo che le prime cose da fare siano due: denunciare l’incoerenza e chiedere al mondo editoriale di usare di più il marketing della vendita fisica e meno quello della prevendita virtuale. Certi di poter dare un contributo per una lettura più attenta di questo fenomeno al Ministro, lo invitiamo sin d'ora - quando vuole - a partecipare a un nostro Consiglio. Speriamo che accetti questo sano e aperto confronto sul tema".