Patrioti e internazionalisti

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Patrioti e internazionalisti

 

Può un comunista, internazionalista, essere patriota allo stesso tempo? Noi crediamo che non solo possa, ma dovrebbe esserlo. Le condizioni storiche determinano il contenuto reale del patriottismo. "C'è il nostro patriottismo, e c'è il patriottismo degli aggressori giapponesi e di Hitler, a cui i comunisti devono opporsi risolutamente", disse Mao Zedong nell'ottobre del 1938.

Questo è ciò che merita di essere chiaro, e abbineremo questa classica citazione con una menzione speciale per i sinistrati che non capiscono decisamente nulla delle lotte per la LIBERAZIONE NAZIONALE.

Perché essere patriota e internazionalista oggi ovviamente non è sposare la grottesca tesi imperialista secondo cui l'aggressione di Mosca e Pechino minaccerebbe la pace nel mondo, la democrazia e i diritti umani.

Che siano di destra o di sinistra, e da questo punto di vista si può dire che la stupidità è la cosa più condivisa al mondo, chi in Francia o altrove, ma soprattutto in Occidente, sostiene il presunto "imperialismo" russo o cinese, contribuiscono volutamente o no, a un lavaggio del cervello senza precedenti.

Stigmatizzando Russia e Cina, questi bassifondi politico-mediatici servono l'unico IMPERIALISMO degno di questo nome: quello della triade USA-UE-Giappone, vassallizzato dall'oligarchia finanziaria globalizzata e dal complesso militare-industriale che ora è la frazione egemone.

Insomma, si pongono, come diceva Mao, "servi” dell'imperialismo: Ma così come possiamo aspettarci di tutto da una macchina per cialde oltre ai waffle, cos'altro possiamo aspettarci dal sistema politico e mediatico occidentale oltre a questo patetico perdente che cerca di giustificare l'accerchiamento mortale di due grandi nazioni da parte di un militare dispositivo senza precedenti nella storia?

Essere patriota e internazionalista oggi, di conseguenza, non si tratta quindi di lesinare dimenando le natiche per evitare di dover SCEGLIERE tra le forze presenti sulla base del fatto che così facendo ci "si schiera", si perde la propria "oggettività", o si fa una "propaganda di guerra".

Che argomentazioni ridicole! È come se fossimo venuti a Stalingrado, nel 1942, bandiera bianca in mano, per spiegare che non vogliamo scegliere tra la Wehrmacht e l'Armata Rossa per paura di essere accusati di "campismo" nelle colonne di Liberazione o da Mediapart.

Essere patrioti e internazionalisti oggi significa soprattutto comprendere le vere questioni della guerra in corso su scala mondiale, e saperne trarre razionalmente le conseguenze politiche.

Da questo punto di vista bisogna essere chiari.

Essere patrioti e internazionalisti significa capire che quando una NAZIONE come la Russia combatte per la sua sovranità, integrità e sicurezza contro la NATO e i suoi alleati nazisti la sua lotta è legittima e necessaria.

Essere patriottici e internazionalisti significa capire che quando una NAZIONE come la Cina combatte per la sua sovranità, integrità e sicurezza contro l'egemonia statunitense e le staffette separatiste, la sua lotta è legittima e necessaria.

Per essere patrioti e internazionalisti significa ammettere che la sovranità, l'integrità e la sicurezza delle altre nazioni è una cosa seria, e che non si può instaurare un sistema internazionale multipolare senza il riconoscimento reciproco nazionale e l'uno dell'altro.

Essere patriottici e internazionalisti significa stare dalla parte di chi combatte l'idra imperialista, invece di rispedire indietro i belligeranti, pigramente, come se non ci fosse scelta, sperando ingenuamente che l'incontro degli uomini di bene arrivi a riparare i suoni di un'umanità riconciliata.

Nel mondo reale, va ricordato, non esistono miracoli, ma solo il risultato dei rapporti di forze tra nazioni radicate in un passato comune e classi sociali in lotta per l'egemonia. È in questo scheletro di contraddizioni create dalla storia e dalla geografia in questi set finiti ci sono gli stati esistenti, ma anche tra questi stati in una cessazione della competizione, che bisogna cercare di vedere con chiarezza e fare qualche scelta.

Inoltre, da francese, essere patriottico e internazionalista, è lottare per il ripristino della sovranità del popolo francese, affossata dalla doppia e mortale adesione all'UE e alla NATO, organizzazioni malvagie con cui il totale e incondizionato l'insorgere nazionale è una questione di principio perché è una questione di sopravvivenza.

È anche, ovviamente, chiedere la neutralità della Francia nel conflitto in corso in Ucraina, perché consegnare armi al regime fantoccio di Kiev e sanzionare la Russia non è solo contrario al ripristino della pace e ad una soluzione, ma contro l'interesse nazionale della Francia e dei Francesi, per non parlare della negazione delle migliori tradizioni diplomatiche del nostro paese, legate all'alleanza russa dalle esigenze dell'equilibrio europeo.

Ma essere patriota e internazionalista, da francese, è anche militare per lo smantellamento della Franciafrica e la fine dell'ingerenza francese negli affari interni di un continente dove Parigi ha seminato il caos distruggendo la Libia. Rifiutarsi di trarre questa conseguenza sarebbe, in nome dei presunti interessi della Francia, perpetuare il neocolonialismo nemico comune dei popoli africani e del popolo francese.

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