Quanto è facile costruire una false flag mediatica? Intervista a Benedetta Piola Caselli

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Quanto è facile costruire una false flag mediatica? Intervista a Benedetta Piola Caselli

 

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False documentazioni di eccidi da attribuire al “nemico”. Sono secoli che va avanti questa storia, basti pensare al successo mondiale del libro “Les Crimes de la Commune” realizzato nel 1871 dal fotografo Ernest-Charles Appert con fotomontaggi che “documentavano” i crimini compiuti dai comunardi. 

E' accaduto lo stesso in Ucraina? “Diciamo che sono state diffuse anche delle foto e dei filmati molto strani” ci dice Benedetta Piola Caselli, che ha seguito gli autori del video "Le foto inedite della guerra”, ormai diventato virale, “se vi ricordate, ai tempi di Bucha, lo stesso Toni Capuozzo ha messo in evidenza alcune incongruenze palesi. E un ottimo giornalista, Maurizio Vezzosi, ha smentito l’uso distorto del materiale da lui prodotto per Rete4, affermando di non aver affatto parlato di fosse comuni, ma solo di un cimitero, e che la sua documentazione era stata totalmente manipolata. La sua smentita però ha avuto pochissima circolazione”.

 

Questo vuol dire che non è successo niente, per esempio, a Bucha o a Mariupol?

“No. Questo vuol dire che è difficile sapere cosa è successo a migliaia di chilometri di distanza, soprattutto in presenza di un'informazione monolitica e che non verifica le sue fonti, né ne rende conto. Circolano immagini altamente decontestualizzate in una catena di rinvii che ne impedisce il controllo sulla veridicità. Insomma, si riportano “cose dette da altri” come se fossero notizie proprie, e si spacciano come “attendibili” solo perché largamente diffuse e condivise. E’ un vecchio adagio: prendi una balla e falla ripetere, diventerà verità.”

 

Ma c’è la possibilità di una messa in scena?

“E’ sciocco dire sí o no senza un riscontro diretto e affidabile - e soprattutto indipendente - quindi non credo che si possa ragionevolmente rispondere a questa domanda, almeno in questo momento. In alcuni casi ci sono delle incongruenze che fanno pensare, tipo la foto del morto civile che, caduto dalla sua bicicletta perché colpito, stranamente ha entrambi i piedi infilati sotto il telaio. Che dire? Tutto può essere, però sembra una posizione molto innaturale rispetto alla dinamica dell’azione. O ancora: nelle foto più "strane" non si vede quasi mai sangue, né liquido né secco. Attenzione: la guerra porta morte e distruzione, e le stragi sono un prodotto della ferocia scatenata, quindi non ci sarebbe niente di nuovo sotto il sole nelle esecuzioni, anche di massa o di civili. È bene però ricordare che la propaganda di guerra da sempre allestisce dei set per commuovere l’opinione pubblica, e manipolarla verso certe decisioni: ricordiamoci il falso massacro di Timisoara per rovesciare Ceaucescu. Il discorso da fare, che è un discorso di democrazia consapevole, è un discorso sul metodo: bisogna saper verificare le fonti per capire cosa è vero, e poi prendere le decisioni. Bersi la qualunque e reagire in modo emozionale è un atteggiamento da servi, non da cittadini”.

 

La propaganda di guerra esiste, da che mondo è mondo….

“La propaganda esiste e fa il suo lavoro, in qualche modo è certamente legittima. Ma noi non siamo – ancora – direttamente coinvolti e quindi potremmo benissimo avere un atteggiamento più distaccato e critico. Peraltro si dovrebbe accompagnare ad una capacità di lettura critica - specialmente di noi stranieri che siamo chiamati a valutare cose di cui non abbiamo esperienza diretta - per riconoscerla e identificarla come tale. E questo è invece quello che oggi viene a mancare, cioè la capacità di distinguere il vero dal falso, persino fra persone che si suppone abbiano le capacità intellettuali per farlo: viene da dire che siamo circondati o da venduti o da cretini, e le conseguenze sono spaventose.”

 

Perché?

“Perché ci siamo inseriti in un conflitto che ci danneggia e non porta vantaggio a nessuno, e lo abbiamo fatto pure contro un espresso divieto costituzionale”.

 

Dobbiamo credere che sia facile allestire un set di guerra e farlo circolare?

“Facilissimo. Questo video lo ha dimostrato. Era realistico, no? Uno vede le prime foto ed ha una stretta al cuore, complice anche il Lacrimosa di Mozart. Bene: i ragazzi che lo hanno fatto, che per loro stessa dichiarazione non sono pacifisti, anche se mettono in guarda dai rischi di una Terza guerra mondiale, non hanno nessuna esperienza di cinema o tv, hanno usato prodotti casalinghi, ci hanno messo due ore, e hanno girato con il telefonino. Il costo di tutta l'operazione è stato circa 10 euro.  Ed è questo che va ripetuto: "fate attenzione, qualunque imbecille oggi può costruire un set di guerra a costo praticamente zero, e far girare del materiale credibile". E’ una cosa da tenere bene a mente  in considerazione quando si esaminano “le prove” ”.

 

Tanto per fare l’Avvocato del Diavolo, una domanda: suggerire che dietro ogni straziante video o foto inerenti conflitti militari possa celarsi una messinscena non rischia di rendere vano il lavoro di tanti onesti reporter impegnati a documentare gli orrori della guerra?

“Le immagini puntano dritto al cuore, senza passare per la testa, a meno che non ci si eserciti a vagliare le informazioni. Il dubbio metodico dovrebbe essere acquisito fin dalle scuole superiori: non è che perché mi fanno vedere immagini drammatiche devo crederci per forza. O no? Detto questo, dove sono gli onesti reporter? Alcuni li conosco, e sono sabotati in ogni modo - penso a Bianchi, Rangeloni, Vezzosi. Però ripeto: sono pochi. Io ho visto molto show e poco giornalismo. Perciò che cosa bisognerebbe screditare? Lo show? Ben venga.”

 

Il video della falsa strage è stato accusato di pro-putinismo…

“Sono sciocchezze. Sciocchezze che però dimostrano che il male è nell’occhio di chi guarda: infatti le immagini – appositamente - non erano contestualizzate in nessun modo. Avrebbero potuto riguardare il Kurdistan o la Siria, giusto per usare esempi recenti. Invece no: lo spettatore medio ha deciso che era una strage russa contro gli ucraini, e quindi ha vissuto molto male il fatto che, alla fine, si dichiari che era una messinscena. Una sola cosa volevano dimostrare gli autori, e cioè che è ora di finirla con una “informazione” ridotta a mera propaganda emozionale supportata da video o immagini privi di ogni contesto. Ogni corrispondente di guerra degno di questo nome dovrebbe corredare foto e video con una documentazione che specifichi il chi, come, dove quando e perché. Oggi non lo fa quasi nessuno. E quando poi vengono sbugiardate le fake news che hanno diffuso, questi “giornalisti” piangono lacrime di coccodrillo lamentandosi di essere “stati ingannati” o trincerandosi dietro la “fretta” che avrebbe impedito ad essi di verificare la “notizia” o, più spesso ancora, fanno finta di niente. Anche davanti ad evidenti incongruenze che solo un allocco o un venduto non avrebbe notato.”

 

 Gli autori del video hanno avuto ripercussioni negative?

“Gli animi sono talmente esacerbati che gli autori le temono, ed è per questo che preferiscono restare nell’anonimato. In questo momento la gente è folle, ogni ragionamento sensato viene represso. Però devo notare anche un'altra cosa: mi pare che il video subisca una strana censura, nel senso che viene ricacciato molto in basso nel feed ed è difficile da vedere. Non so perché succede, ma mi sembra proprio così. Insomma, faccio un esempio: io che sono un’utente media di FB se pubblico sulla mia bacheca la foto del mio cane, ottengo in media 2.000 visualizzazioni; se pubblico un video cosi interessante, ne ottengo 50. Come è possibile? Per fortuna il passa parola ha fatto il grosso del lavoro….”

 

Oggi internet, a meno che non si tratti di promuovere una guerra (come è stato, ad esempio, per le uccisioni compiute dall’ISIS) attua una ipocrita censura anche quando si vuole documentare evidenti falsi.

“Mi pare che sia così, e quindi devo chiedermi cosa stia succedendo, come dovrebbe fare qualunque utente. Questo non era un video né violento né inappropriato, ed aveva uno scopo didattico: mettere in guardia i tanti che condividono e diffondono sui social video e immagini di crimini di guerra senza minimamente preoccuparsi che possano essere delle messe in scena. Per questo gli autori, dopo aver mostrato efferati “crimini di guerra”, documentavano come fossero state realizzate queste fake news. Interessante, no? Evidentemente, secondo facebook, è più interessante il mio cane che dorme sul divano.”

 

 

P.S. Qui il video “Le foto inedite della guerra”, miracolosamente, ancora on line su Youtube.

 

 

 

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Francesco Santoianni

Francesco Santoianni

Cacciatore di bufale di e per la guerra. Autore di "Fake News. Guida per smascherarle"

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