Sull'iniziativa "Invito a cena per chi non ha il Green Pass"
di Alberta Cardinali
Vi aggiorno sull'iniziativa dell'invito a cena rivolto a chi non ha il Green pass. Ad oggi ci sono state tre cene e sono andate molto bene: invito tutti e tutte a replicarle come ho fatto io. In queste settimane ho parlato con tante persone e condivido con voi le riflessioni e i pensieri nati dall'incontrarsi nella fiducia e apertura reciproca. Ora che molti si sono sentiti privati del lavoro, ricattati, classificati, esclusi, in tanti sono scesi in piazza perché hanno sentito l’ingiustizia verso chi ha meno privilegi manifestando oltre al dissenso anche la solidarietà.
Credo che sarebbe bene allargare la nostra visuale verso ciò che fa soffrire altri come noi: chi attraversa i confini scalzo sulla neve o con barconi che spesso naufragano, per cercare un posto dove non ci sia la guerra; chi viene sfruttato per raccogliere pomodori per farci comprare i barattoli di pelati a 35 centesimi, chi deve correre per consegnarci pacchi che arricchiscono le multinazionali e fanno chiudere i piccoli negozi di vicinato...l’elenco delle ingiustizie è molto lungo, alle volte sconosciuto, ignorato, nascosto.
Oltre a dire no al green pass si dovrebbe dire no anche al lavoro precario, in particolare dei giovani, no alle discriminazioni di genere, no al lavoro fino a 70 anni sulle impalcature, da cui sempre più spesso si cade e si muore; vorrei dire di ri-conoscere quello che accomuna tutti i ‘dannati della terra’ e sentirlo come proprio, che la piazza è bella ma che poi ci si deve incontrare, magari ancora attorno ad una tavola, a del buon cibo, per conoscersi, ascoltarsi, trovare soluzioni per cambiare tutto quello che non va.
Per molti ora è importante il green pass, ma capisco e so che c’è altro, di cui pure non si occupano partiti e sindacati confederali. Le persone che per la prima volta scendono in piazza sono state toccate dai portuali di Trieste, che per primi hanno parlato di solidarietà tra lavoratori con i portuali di Genova; ora sappiano che gli stessi ‘camalli’, insieme agli operai della GKN, in lotta da mesi per il loro posto di lavoro, sono in questi giorni a Roma a manifestare contro i 20 ‘grandi della terra’ che sono responsabili del 75% delle emissioni di gas che stanno distruggendo il nostro pianeta, dietro lo striscione “INSORGIAMO’.
La quasi totalità di chi partecipa alle manifestazioni contro il GP non ha esperienza di lotte, di organizzazioni politiche, di proteste organizzate, ed il rischio è che sia facilmente strumentalizzata dalle poche presenze di gruppi fascisti, gli unici che vengono visti e riportati dai media. E così, nel silenzio dei partiti e dei sindacati, le lotte che potrebbero essere portate avanti da milioni di persone, partendo dal GP per arrivare a dire NO a tutte le ingiustizie, se rimangono divise e silenziate, temo che il rischio che corrano è di essere spazzate via perdendo così un’occasione di cambiare il sistema affermando e dimostrando semplicemente quell’Umanità che ci appartiene.