Il presidente tunisino, Kais Saied, ha annunciato domenica di avere preso la decisione di congelare l'attività del Parlamento, di sospendere l'immunità di tutti i membri parlamentari e di revocare la carica del primo ministro, Hicham Mechichi, a seguito delle forti proteste contro il governo svoltesi nel paese.
Saied ha altresì comunicato che guiderà l’esecutivo con la collaborazione di un nuovo primo ministro. Proprio nel pomeriggio di ieri i manifestanti si erano radunati davanti al Parlamento a Tunisi chiedendone a gran voce lo scioglimento.
Diverse migliaia i tunisini in piazza, accorsi a manifestare poi in particolare contro il partito islamista Ennahdha, che ha subito l’irruzione in alcune delle sue sedi. Da diversi giorni su social circolavano appelli ad unirsi alle manifestazioni.
All’annuncio di Saied, numerosi sono stati i cortei spontanei di cittadini riversatisi nelle strade per festeggiare.
A dieci anni circa dalla rivoluzione dei gelsomini, è lampante come quella tunisina (ma analoghe considerazioni si potrebbero estendere alle altre rivoluzioni arabe), sia stata fallimentare nelle proposte di cambiamento, in particolare modo, economico.
La Tunisia odierna è socialmente in ebollizione, afflitta da una crisi sanitaria senza precedenti e contestuale crisi economica che perdura da anni, aggravata dall’ennesima mancata stagione turistica, definitivamente compromessa dalla pandemia.