Turchia e Iran in Siria: cooperazione o rivalità mascherata?
La Turchia gioca un ruolo cruciale e al contempo controverso nella crisi siriana. Pur dichiarando il proprio sostegno all'integrità territoriale della Siria, Ankara si trova a bilanciare interessi geopolitici, pressioni interne e relazioni con alleati regionali come Iran e Russia. Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha ribadito che la Turchia non tollererà la presenza di gruppi terroristici come il PKK e le sue estensioni in Siria, collaborando strettamente con Teheran in operazioni antiterrorismo.
Tuttavia, il coinvolgimento turco nella regione solleva interrogativi, soprattutto per il suo passato sostegno a gruppi di opposizione anti-Assad e per la gestione delle aree sotto controllo curdo. Ankara è un attore chiave nel processo di Astana, ma il suo approccio rimane ambivalente: da un lato, insiste sulla necessità di una soluzione politica e sul rientro dei rifugiati; dall’altro, utilizza la lotta al terrorismo per consolidare la propria influenza nel nord della Siria.
L’accusa di Fidan alla “mancanza di compromesso” da parte del governo di Assad sembra contraddire l’appello alla sovranità nazionale. Con l’Iran che punta il dito contro Israele e gli Stati Uniti per il supporto a gruppi terroristici in Siria, la posizione della Turchia appare ancora più complessa.
Mentre collabora con Teheran, mantiene contatti con Washington e agisce in base ai propri interessi strategici, alimentando la percezione di un doppio gioco. La stabilità in Siria, secondo molti osservatori, passa inevitabilmente attraverso un chiarimento del ruolo della Turchia e una maggiore coerenza nelle sue azioni diplomatiche e militari.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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