UNA STORIA PER MIA FIGLIA: IL TOPOLINO E IL MARXIST PUNK (PRIMA PARTE)

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UNA STORIA PER MIA FIGLIA:  IL TOPOLINO E IL MARXIST PUNK (PRIMA PARTE)

 

 

Come l'AntiDiplomatico abbiamo il grande onore di pubblicare in cinque parti un racconto che il Prof. Giulio Palermo ha scritto per sua figlia. Economista marxista, autore di libri e articoli scientifici pubblicati in dieci lingue diverse, Giulio Palermo ha scelto di cimentarsi con la narrativa e il risultato è uno straordinario mix di emozioni e riflessioni. "L’incontro tra un topolino e un uomo-uccello in una storia a sfondo politico, una storia vera, per bambini e per adulti, ambientata nell’era della pandemia. Mentre tutto sembrava precipitare le beccacce ripresero a volare".

 

 IL TOPOLINO E IL MARXIST PUNK

di Giulio Palermo

 

PRIMA PARTE.

 

1.

 

Questa è una storia realmente accaduta e anche se tu sicuramente vorrai una storia di gatti, te lo dico subito, qui i gatti non sono affatto i protagonisti. Anzi, tutto il problema sono proprio loro e il bruttissimo rapporto che hanno con l’uomo. O meglio, il bruttissimo rapporto che gli uomini hanno deciso di avere con loro, i tuoi tanto amati gatti.

I gatti, si sa, non servono a niente ma piacciono a tutti. Piacciono così tanto che gli esseri umani hanno deciso che avere gli occhi da gatto o il mento un po’ a punta come i gatti sono segni di delicata bellezza e muoversi come un gatto è sinonimo di eleganza, agilità e buon portamento, anche se ogni tanto nei video divertenti si vedono gatti che cadono rovinosamente o fanno delle figuracce mentre tentano qualche acrobazia felina.

Certo, non si può negare che anche i cani siano belli. Ma non c’è paragone: la bellezza dei gatti è tutt’uno con la loro intelligenza, dai loro occhi traspaiono furbizia e ironia; i cani invece sembrano intelligenti ma non sono poi queste cime. Dai non te la prendere, sii oggettiva: sempre con la lingua di fuori a sbavare e ad ansimare e l’unica faccia che gli viene bene è quella del loro padrone. Ma perché i cani assomigliano sempre ai loro padroni?

Vabbè, posso concederti che forse il problema non sono i cani ma i padroni. Ma la sudditanza del cane è confermata dal fatto che fa di tutto per piacere al suo padrone. Sempre pronto ad obbedire e a sottoporsi a ogni tipo di addestramento: sportivo, nei soccorsi, nella polizia, nell’aggredire. Quello che gli insegni, fa, senza nessun senso critico e senza nessun senso dell’umorismo.

I gatti non sono così. Si fanno più i fatti loro. Un gatto non porta le pantofole puzzolenti al suo padrone e non dice allo sbirro dove tieni il fumo (vabbè questa a mia figlia non gliela dico). Non obbedisce, se lo sgridi non ti si fila e se lo chiami generalmente non viene. O ozia o ti salta addosso all’improvviso per farti uno scherzo. Questa è la natura del gatto domestico. Altro non sa fare. Certo, è più spiritoso del cane ma resta un animale inutile in una casa.

Ovviamente, anche i gatti non sono tutti uguali. I gatti da strada non sono sempre belli, anzi a volte sono proprio brutti, sono spettinati, sporchi e aggressivi e si divertono ad andare in giro in banda a fare casino. I gatti domestici, invece, certe cose non le fanno. Anzi, essendo così belli, ormai si sono abituati a non dover fare niente. Carezze e crocchette le ricevono anche se passano la giornata sul divano a guardare la tivù. Tanto lo sanno che piacciono agli umani senza se e senza ma. Non devono fare sforzi come i cani che, per cercare di dimostrare la loro intelligenza, danno continue prove di obbedienza, cioè di scarsa autonomia di pensiero. Questo è il vantaggio di essere così belli.

Ma la bellezza è una cosa pericolosa e tu che sei una bellissima bambina devi essere messa in guardia. Infatti, i belli spesso si scordano di essere simpatici e a volte si credono addirittura migliori dei brutti.

A furia di essere belli con gli umani, i gatti domestici hanno dimenticato come si gioca in gruppo, tra gatti. Al gatto domestico è concesso al massimo un amichetto o due. Ma è comunque il padrone di casa a scegliere le amicizie per lui. E anche se la solidarietà tra gatti è una cosa che resta nel sangue, questo fatto di avere rapporti di amicizia mediati da un terzo incomodo, per di più della specie più stupida che esiste, crea un sacco di problemi.

Primo, perché, quando si vive in casa, a comandare è comunque il padrone di casa e questo condiziona tutti i rapporti: ogni gatto domestico sa benissimo che anche gli altri amici gatti domestici sono belli agli occhi del padrone e sa anche che tra gli umani ci sono degli emeriti imbecilli che, senza motivo, cominciano a preferire un gatto a un altro gatto, creando di fatto una stupida competizione tra compagni di specie. Secondo, non te lo devo spiegare, gli amici uno se li vorrebbe scegliere da solo!

Il risultato di questa spiacevole situazione è che i gatti domestici tendono a diventare individualisti e un po’ spocchiosi. Le vere amicizie, quelle che si costruiscono nella strada, nelle notti bianche in branco sui tetti a divertirsi e a dare fastidio agli umani che si credono i padroni del mondo, il gatto domestico non sa più cosa sono. Anzi quando il gatto domestico, tanto bello e imborghesito, incontra un gatto da strada, generalmente se la batte a zampe levate e torna a casuccia dal suo padrone.

Insomma, il gatto domestico, proprio a causa della sua bellezza, ha dimenticato cosa sia la società felina. Ai rapporti con i suoi simili, preferisce quelli con gli umani: le coccole, le carezze i grattini e ogni sorta di sciocchezza che piacerebbe a una principessa. I veri gatti di casa, soprattutto se sono capitati nella casa giusta, non si avventurano mai troppo sul pianerottolo e se possono mettere il naso fuori casa è solo per fare un giro, non per cercarsi da mangiare o per giocare in banda nel quartiere.

Questa loro bellezza, unita a questa loro inutilità, è diventata motivo di grande turbamento nella società umana. Avendo stabilito che i gatti domestici sono così belli, gli umani non riuscivano proprio a capacitarsi della loro inutilità. Beninteso, scusa la parentesi, quando parlo di bellezza e utilità mi riferisco a quello che pensa l’essere umano perché i gatti, come tutti gli esseri viventi, non sono né belli, né brutti, né utili, né inutili, sono solo esseri viventi che vorrebbero farsi la loro vita. È solo l’uomo che pretende di decidere chi e cosa sia bello o utile, perché l’uomo si sente una specie di Dio in terra e se un animale o una pianta gli piace o gli serve decide che è bello e utile, altrimenti diventano tutti dei nemici.

Bisognava quindi trovare almeno una cosa che i gatti sapessero fare bene. Gira gira, la cosa che sanno fare meglio i gatti è acchiappare i topi. Così, per giustificare il ruolo parassitario dei gatti domestici nella società umana, l’uomo ha deciso di dichiarare guerra ai topi domestici, anch’essi frutto della società umana. Perché, ovviamente, senza le case degli umani, cani, gatti, topi, canarini, tartarughe, piante di basilico, piante grasse, fiori e tutto il resto avrebbero continuato piacevolmente a farsi la loro vita all’aperto.

E qui comincia veramente la nostra storia. Perché per capire la storia del mio amico topo, che è il vero protagonista di questa storia, si deve capire innanzitutto il ruolo del topo domestico nella nostra società. E poi, proprio perché a te piacciono così tanto i gatti, mi sembrava brutto iniziare la storia del “mio” topo così, senza preamboli e spiegazioni.

 

2.

 

I topi, come i gatti, si farebbero beatamente gli affari loro anche senza l’uomo. È l’uomo che facendosi casa ha deciso che ci voleva un animale. Che i gatti siano belli è indiscutibile e tecnicamente sono anche facili da gestire: una scatoletta di cibo per gatti, una lettiera e una cosa qualunque per giocare e tutti sono contenti. Almeno in teoria.

In pratica, però, siccome l’uomo deve odiare per poter amare, ha deciso che per amare i gatti doveva odiare i topi. Il topo non ne ha colpa e in fondo nemmeno il gatto. Gatti e topi non hanno mai nascosto la loro rivalità, anche prima di incontrare l’uomo. Però una cosa è inseguirsi liberamente in un prato, in campagna, al mare o in montagna; un’altra cosa è convivere nello stesso appartamento, uno come la principessa sul pisello e l’altro come un imbucato clandestino.

Il topo, indipendentemente dalla sua origine sociale — domestica o da strada — è disprezzato da tutti in virtù di un imperativo estetico e morale stabilito dagli umani. Se solo lo nomini suscita ribrezzo. Alcune persone interiorizzano questo schifo a tal punto da avere una vera e propria fobia per i topi. Secondo certi film un po’ cretini, ad esserne maggiormente colpite, non so perché, sono sempre le donne.

Il topo domestico vive insomma una vita da fogna, tutto per colpa dei gatti domestici! O meglio del cosiddetto amore degli umani per i gatti. E della stupidità umana di voler trovare sempre un nemico, anche quando si cerca un amico.

Molti topi hanno anche provato ad andare a vivere veramente nelle fogne, sperando di non incontrare più quegli stupidi umani. Col tempo tuttavia le fogne si sono riempite proprio degli umani più sudici e schifosi. Contemporaneamente, prati e campagne si sono fatti sempre più rari e anche ai topi di fogna non è rimasta altra scelta che tornare nelle abitazioni degli umani.

Il topo domestico, essendo topo, lo sa di non piacere agli umani. Per questo, quando può, si vendica, fa qualche dispetto o si diverte ad apparire all’improvviso ora in una stanza ora in un’altra, facendo credere di essere parte di una famiglia numerosa anche quando in realtà è solo, tanto lo sa che per gli umani i topi sono tutti uguali.

Quando un topo domestico cerca un alloggio, sa che il padrone di casa non lo accoglierà di certo con le patatine al formaggio e non predisporrà nessun giocattolo speciale per lui ma solo tagliole e veleni. Per il topo migrante, i gatti sono l’ultimo dei problemi. Il vero problema sono gli umani.

Se il topo domestico vive nella paura non è perché teme di capitare in una casa di umani che hanno dei gatti ma perché sa che gli umani, tutti, odiano i topi, anche solo per conformismo o per far piacere a un gatto ipotetico, che magari nemmeno hanno.

Oltre ai topi, i gatti sanno acchiappare gli uccelli. Questo lo sanno tutti: gatti, topi, uccelli e umani e, ovviamente, lo sapeva anche il topo della nostra storia.

Ci fu un umano un po’ speciale, con gli occhi da gatto e un nome che sembrava il miagolio di un gatto, che spiegò che molte divisioni sono artificiali e che per eliminare le rivalità tra specie bisognava unirsi. Unirsi tutti ovviamente, altrimenti se ne lasci fuori anche solo uno, poi ricominciano le antipatie e i conflitti. Per arrivare a questo bisognava però innanzitutto unirsi contro il nemico comune.

Quest’uomo un po’ gatto, critico sia nei confronti degli uomini che dei gatti, mi ha veramente riconciliato col mondo dei gatti e mi ha fatto capire che in fondo uomini, gatti, cani e topi e anche tutti gli altri animali potrebbero volersi bene e vivere assieme in armonia. Però lui sosteneva anche che questo non sarebbe mai successo spontaneamente. Bisognava prima sconfiggere l’animale che aveva inventato tutte queste divisioni e poi fargli capire, con le buone o le cattive, che lui non è migliore degli altri e che anche i suoi canoni di bellezza se li può tenere per sé: ogni animale può essere bello o brutto per un altro animale ma non esistono animali belli e animali brutti in assoluto.

L’uomo-gatto non era affatto uno a cui piaceva solo parlare e miagolare. Voleva veramente realizzarlo il suo sogno e mise quindi a punto una strategia. Diceva: il nemico del mio nemico è mio amico. A me, francamente questa idea non mi ha mai convinto del tutto perché ormai certi animali mi sono diventati troppo antipatici e non mi va tanto di fare squadra con loro. Però una cosa è senz’altro vera: se tutti si fanno la guerra tra di loro, l’animale più forte vince sempre e li schiaccia tutti, anche quelli che si sceglie come amici prediletti.

Ma io sono solo il tuo papà e il narratore di questa storia e quello che penso io non ha qui alcuna importanza. E soprattutto la storia, anche se la racconto io, non l’ho affatto scritta io, l’hanno scritta uomini, gatti, cani e topi, tutti assieme. E sicuramente l’uomo-gatto e tanti altri uomini che la pensavano come lui dimostrarono che l’uguaglianza tra gli animali, per quanto difficile a partire da un mondo in cui regnano le divisioni, è in realtà perfettamente possibile.

Il topo della nostra storia questo signore col nome e gli occhi da gatto non l’ha mai conosciuto per questioni sia storiche che geografiche: era vissuto molto tempo prima e in un luogo troppo lontano. Il nostro topolino non sognava un mondo migliore, cercava solo una vita decente. Sapeva semplicemente di non essere amato dagli umani, per il fatto stesso di essere un topo, e non aveva avuto il tempo per studiare quello che dicevano gli umani, gli uomini-gatto e tutti gli altri animali che volevano cambiare il mondo, magari con strategie diverse da quella dell’uomo-gatto. E non poteva certo immaginare che anche tra gli umani, nonostante la loro malvagità di specie, ci fossero individui che non sono poi così cattivi. Lui nella vita aveva imparato soltanto le leggi animalesche della sopravvivenza, che come regola numero uno dicono: dagli umani è sempre meglio diffidare.

La sua vita però cambiò totalmente quando incontrò un uomo-uccello. Ovviamente, non voglio nemmeno paragonare l’uomo-gatto di cui ti parlavo a questo uomo-uccello: il primo era famoso nel mondo intero ed era molto intelligente, il secondo era invece più o meno sconosciuto e non aveva l’aria del gran pensatore. Resta il fatto che entrambi avevano una natura un po’ animale e, senza volermi lanciare in facili generalizzazioni, credo proprio che gli uomini che hanno perso un po’ della loro natura umana sono forse gli unici da cui si può imparare qualcosa.

Non dico che sia sempre stato così o che sarà sempre così. La natura umana, come quella di qualsiasi specie, cambia nel tempo e dipende da come ogni specie si organizza per vivere e sopravvivere. Ma quella degli uomini dell’epoca della nostra storia è senz’altro una delle peggiori nature umane mai viste e il nostro topolino doveva fare i conti con questa, non poteva certo ibernarsi e aspettare secoli e secoli affinché l’uomo cambiasse il suo modo di essere e di sentire. Anche perché la tendenza non era certo al miglioramento e il tempo con ogni probabilità, se nessun animale interverrà con forza e decisione, potrà solo peggiorare le cose.

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