Unione europea: l'ottobre imperialista

Dalla rimozione del piano Musk per la pace al decreto Zelensky per la continuazione della guerra; dalla Risoluzione Ue per le armi all'Ucraina al "portafolio digitale": un itinerario per il rafforzamento del polo imperialista europeo

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Unione europea: l'ottobre imperialista

 
di Fosco Giannini*

L'informazione generale verso i popoli dell'Unione europea, verso i 450 milioni circa di cittadini e lavoratori dei 27 Paesi dell'Ue appare, oggi più che mai, oscura e incodificabile. Ma, appunto, appare, poiché in verità l'oscurità e l'incodificabilità, già ai primi tentativi di lettura razionale degli eventi, ai primi tentativi di metterli in relazione tra loro, si mostrano per ciò che sono: strumenti prescelti dalla “voce” dell'asse angloamericano ed europeo per la costruzione e l'imposizione del verbo imperialista, per la “verità” costruita in laboratorio, per un pensiero di massa che sempre più vuol essere ridotto a  "batterio sintetico".

La “vox” unica imperialista – ben più temibile, per i suoi sterminati “eserciti”, della pur orrenda Vox spagnola di Santiago Abascal, per la quale Giorgia Meloni lavora – manipola i fatti come un giocatore delle “tre campanelle”: li racconta e ce li porge o enfatizzandone i dettagli a sé favorevoli o rimuovendone quelli a sé sfavorevoli, confondendo, inoltre, la loro stessa sequenza, la loro conseguenzialità, in modo che il “batterio sintetico” del pensiero omologato non possa mai stabilire i nessi tra un fatto e l'altro. Il gioco delle “tre campanelle” è considerato dal diritto italiano una truffa e chi lo pratica un'associazione a delinquere. Nella differenza di verdetto giuridico tra una truffa perpetrata sui tavolini di una sagra del tartufo e l'orrore della costruzione scientifica di un senso comune di massa accecato sin dalla nascita, vi è tutta la verità sulla potenza del capitale.

Alla luce di questa premessa proviamo a “rileggere” i fatti accaduti in questa prima porzione di ottobre, fatti sui quali la “vox” imperialista, il fronte unico angloamericano ed europeo hanno lavorato al fine di epurare da essi elementi di pericolo per l'Impero e al fine di svuotarli di nessi e conseguenzialità. Dunque, di senso.

Il primo, eclatante, fatto da decodificare ed elencare come primario nella catena fattuale di questo ottobre è quello relativo alla proposta di pace tra Ucraina e Russia, lanciata dall'imprenditore multimiliardario statunitense Elon Musk. Il Piano di Musk, presentato pubblicamente tra il 3 e il 4 ottobre, si articola in 4 punti:

- tenere di nuovo i referendum a Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, questa volta alla presenza di osservatori dell'ONU. Ed è chiaro il senso di questo primo punto dell'intera “proposta Musk”: il SI all'unificazione di queste quattro aree del Donbass alla Federazione Russa è scontato, anche con la presenza di osservatori ONU e la vittoria di un SI consacrato dall'ONU aprirebbe più facilmente le strade ad un risolutore negoziato di pace tra Russia e Ucraina;

- secondo punto del “Piano Musk”: cessione definitiva della Crimea alla Russia, “poiché la Crimea” – come sostiene il Piano – “è territorio russo sin dal 1783”. Anche in questo secondo punto chiaro è l'intento volto alla distensione e alla risoluzione pacifica dello scontro in atto tra Mosca e Kiev;

- il terzo punto prevede la risoluzione pacifica di una questione poco conosciuta sul piano di massa ma oggettivamente di enorme importanza per la vita quotidiana dell'intero popolo della Crimea e colmo di implicazioni strategiche: si tratta della fornitura di acqua che, oggi, Kiev in buona parte nega ai crimeani tutti (tatari, russi, ucraini). Il punto prevede il ritorno alla fornitura piena dell'acqua, e anche ciò dice quanta spinta ad una risoluzione pacifica del conflitto vi sia nel “Piano Musk”;

- il quarto punto propone la neutralità strategica dell'Ucraina. È il punto che, sempre, la Russia ha posto come primo, il punto che già era presente – come questione centrale – nella lettera che Putin inviò agli Usa e alla Nato nel dicembre del 2021, una lettera che chiedeva (a partire dalla neutralità strategica dell'Ucraina, a partire cioè dalla rinuncia dell'Ucraina a trasformarsi in quell'immensa base Nato dotata di armi nucleari e chimiche nella quale si stava trasformando), un immediato negoziato di pace. Lettera di Putin mai presa in considerazione, né da Biden, né da Stoltenberg, segretario generale della Nato.

Ma chi è Elon Musk e perché lancia il Piano di pace in 4 punti?

Musk è uno dei più potenti e ricchi imprenditori americani, il proprietario, tra l'altro, di quelle vastissime reti satellitari che lo stesso Musk ha messo a disposizione, anche tramite il consenso del Congresso Usa, di Zelensky, e che sono state determinanti (assieme al gigantesco radar satellitare di Sigonella al servizio degli Usa e del nazifascismo ucraino) per gli ultimi avanzamenti delle truppe ucraine ai confini del Donbass. L'avanzatissimo sistema satellitare di Musk, infatti, ha sinora permesso all'esercito ucraino di localizzare in tempi brevissimi (si parla di scansioni lunghe non più di 20 minuti) le dislocazioni e i movimenti delle truppe russe nel Donbass e di attaccarle valutandone la forza e il tipo di organizzazione che andavano mutando sul terreno. Mentre il tempo di localizzazione delle truppe ucraine, da parte dei russi, sembra essere di 24 ore. Uno svantaggio, per le truppe russe, che è stato uno dei motivi, assieme all'immenso arsenale militare fornito a Zelensky da Usa, Nato, Gran Bretagna ed Ue, del loro arretramento in questa fase.

Ma perché Musk, fornitore del decisivo sistema satellitare all'esercito ucraino, lancia quel Piano di pace in 4 punti?

Musk è una “potenza occulta”, per il suo immenso peso economico e, come abbiamo visto, militare, del Partito Repubblicano. A novembre si terranno negli Usa le importanti elezioni di “midterm” per le quali Biden e il Partito Democratico si sentono in pericolo e per le quali si sta preconizzando una vittoria dei Repubblicani. Nella riflessione di Musk, e di una parte ormai larga dei Repubblicani, il salasso dell'economia Usa per Zelensky avrebbe già fortemente ridotto il consenso elettorale per il Partito Democratico. E una fine del conflitto che passi anche attraverso delle concessioni a Putin e a conduzione essenzialmente repubblicana potrebbe dare il colpo finale alle fortune e alle prospettive di Biden e del suo Partito. Siamo al paradosso, un paradosso prodotto dalla sostanziale sovrapponibilità di vedute strategiche  tra Democratici e Repubblicani: in questa fase è il Partito Repubblicano, per motivi elettorali, a volere di più la fine dello scontro tra Mosca e Kiev.

Sino a qui, il Piano in 4 punti di Musk  è stato osteggiato dalle ali oltranziste degli Usa, della Nato e dell'Ue e, conseguentemente, il sistema mediatico occidentale, la “vox” imperialista, lo ha sinora rimosso e negato alla conoscenza dei popoli dell'Occidente. Mentre la stessa “vox” ha fatto passare, con grande enfasi, la risposta che l'Ambasciatore dell'Ucraina in Germania, Andrij Melnyk, ha fornito al Piano di pace di Musk: “Ecco la mia risposta diplomatica: fanculo!”

Attraverso la “risposta diplomatica” di Andrij Melnyk arriviamo ad una seconda questione sulla quale il sistema mediatico imperiale, in questa prima parte di ottobre, ha lavorato al fine di estraniarla dal contesto, riducendola a “fatto in sé” e trasformandola in oro e gloria per Zelensky. Parliamo del “decreto Zelensky” uscito, appunto e non casualmente, dopo il lancio del Piano in 4 punti di Elon Musk. Un decreto che, sia agitando lo spettro inventato sul campo dai servizi segreti americani relativo all'“utilizzo di bombe nucleari” da parte della Russia, sia utilizzando l'avanzata dell'esercito ucraino, respinge con violenza ogni ipotesi di negoziato di pace con la Russia.

Ciò che vogliamo dire è che il sistema mediatico occidentale ha impedito di poter considerare il decreto di guerra Zelensky come conseguenza e risposta al Piano di Pace di Musk e ciò nell'obiettivo, ormai liturgico, di una santificazione dell'uomo che sorregge l'Ucraina col sostegno del vastissimo arsenale militare occidentale e quello del movimento fascista neo “banderiano” ucraino: il comico sanguinario Volodymyr Zelensky.

Ma c'è un terzo evento che va razionalmente a concatenarsi alla già lunga teoria reazionaria, guerrafondaia e fattuale occidentale di questa prima parte di ottobre: la risoluzione del Parlamento europeo dello scorso 6 ottobre, una risoluzione che esce successivamente al lancio del Piano di Musk e dopo il “decreto” di guerra di Zelensky.

La risoluzione, nella sua trama di guerra priva di ogni minima fessura per un'interlocuzione di pace e, invece, totalmente segnata da una russofobia ottocentesca e proto imperialista, è già nella sua tessitura semantica e concettuale impressionante.

Basta leggere gli articoli preparatori alla sentenza finale contro la Russia (“vista la...”) della risoluzione per valutarne la valenza da “spiriti animali”:

 – “vista la dichiarazione resa il 28 settembre 2022 dall'alto rappresentante, a nome dell'Unione europea, sui “referendum” farsa illegali organizzati dalla Russia nelle regioni di Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia, dove già appare in tutta la sua arroganza imperialista la liquidazione dei referendum nel Donbass come “farsa illegale”;

– “visti il comunicato stampa della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, del 28 settembre 2022, su un nuovo pacchetto di misure restrittive nei confronti della Russia e il messaggio del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, del 30 settembre 2022, sull'annessione illegale di regioni ucraine da parte della Russia”, dove si rilanciano le misure punitive contro la Russia e la definizione di “annessione illegale” degli esiti referendari nel Donbass;

– “viste le dichiarazioni dell'alto rappresentante a nome dell'Unione europea del 22 settembre 2022 sulla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e del 28 settembre 2022 sulle fughe di gas nei gasdotti Nord Stream”, dove si liquida l'intervento russo in Ucraina come aggressione rimuovendo ogni azione della Nato precedente quell'“aggressione” e si parla delle fughe di gas nel Nord Stream evocando chiaramente una responsabilità russa, mentre forte rimane, allo stato delle cose, l'ipotesi di un intervento terrorista ucraino;

- “considerando che la Federazione russa, in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha una responsabilità politica particolare nel mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo e che, ciononostante, ha violato ripetutamente i principi della Carta delle Nazioni Unite a causa delle sue azioni aggressive contro la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché ha sfidato apertamente la comunità internazionale annunciando i suoi atti illeciti in violazione della Carta delle Nazioni Unite mentre l'Assemblea generale delle Nazioni Unite era riunita, dove, di nuovo, si argomenta attraverso una demonizzazione totale e pregiudiziale della Russia, come se mai fosse esistito il “golpe” del 2014 a Kiev che portò alla vittoria del movimento nazifascista, filo americano, filo Nato, filo Ue, antirusso e anticomunista; l'accerchiamento, dal Polo Artico sino alla Georgia, della Russia da parte della Nato e come se mai fosse esistito l'orrendo, storicamente e moralmente imperdonabile, ma sempre rimosso e impunito, massacro perpetrato per otto anni da parte del Battaglione Azov contro i popoli filo russi del Donbass che avevano scelto di staccarsi dall'Ucraina “banderista” e riunirsi alla Federazione Russa attraverso, già nello stesso 2014, quegli ultra legittimi referendum che portarono alle Repubbliche Popolari del Donbass;

- “considerando che la comunità internazionale continua a sostenere l'Ucraina con attrezzature moderne, munizioni, addestramento e condivisione di intelligence, e che l'esempio più recente di tale sostegno è l'approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti di un progetto di legge che fornirà assistenza per oltre 12,3 miliardi di dollari”, dove almeno è piena la confessione di un aiuto militare ed economico di straordinario livello da parte dell'Occidente al governo Zelensky, supportato in patria anche dal movimento nazifascista:

- “considerando che, secondo i funzionari ucraini, l'esercito ucraino necessita di moderni carri armati da combattimento, di un maggior numero di sistemi terra-aria e terra-terra, di veicoli corazzati da trasporto truppa, nonché di centri di addestramento supplementari e di ulteriori contributi sotto forma di munizioni”, dove chiara è la scelta, sotto richiesta dell'esercito, di inviare in Ucraina ulteriori, potenti e sofisticati mezzi militari, oltreché un’ulteriore assistenza per l'addestramento militare;

- “considerando che il 30 settembre il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato che l'Ucraina ha ufficialmente presentato domanda di adesione all'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO)”, ove si capisce che l'Ue è favorevole all'entrata immediata dell'Ucraina nella Nato, con tutto ciò che di pericolosissimo tale entrata sottende.

E, asserito tutto ciò e molto altro ancora con lo spirito di pace di un dottor Stranamore, la risoluzione dell'Ue arriva al dunque:

- “invita gli Stati membri e gli altri paesi che sostengono l'Ucraina a rafforzare massicciamente la loro assistenza militare, in particolare negli ambiti in cui è richiesta dal governo ucraino, al fine di consentire all'Ucraina di riacquisire il pieno controllo su tutto il suo territorio riconosciuto a livello internazionale e di difendersi efficacemente da qualsiasi ulteriore aggressione da parte della Russia; chiede che sia presa in considerazione la possibilità di istituire uno strumento di assistenza militare a lungo termine del tipo “lend-lease” (affitto e prestito) per l'Ucraina; invita in particolare gli Stati membri esitanti a fornire la loro giusta parte di assistenza militare necessaria per contribuire a una conclusione più rapida della guerra; ricorda che l'esitazione tra coloro che sostengono l'Ucraina non fa che prolungare la guerra e costa la vita a ucraini innocenti; fa appello ai leader dell'UE affinché costruiscano un'unità duratura tra gli Stati membri e i paesi che condividono gli stessi principi al fine di sostenere pienamente e incondizionatamente l'Ucraina contro la guerra di aggressione della Russia”.

E come se lo spirito di guerra avesse ancora bisogno di essere rimarcato, si aggiunge:

- “invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a coordinare le forniture di armi attraverso il meccanismo di coordinamento del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), compresa un'iniziativa dell'UE per la fornitura di sistemi di armamento avanzati come i carri armati Leopard; invita gli Stati membri ad avviare immediatamente l'addestramento dei soldati ucraini in tal senso”.

Bene: questa sanguinaria risoluzione del Parlamento dell'Ue, proposta da Popolari, Socialisti, Liberali, Verdi e Conservatori è passata con 504 voti a favore, 26 contro e 36 astenuti. Un successivo emendamento alla risoluzione (che non ne destrutturava l'impianto anti russo ma che almeno chiedeva l'apertura di negoziati di pace), presentato dal Gruppo della Sinistra (GUE), ove sono presenti anche i partiti comunisti dell'Ue, è stato bocciato con 436 voti contrari e 118 favorevoli. Ciò che va sottolineato è il voto contrario all'emendamento da parte del PD (anche se all'interno del suo gruppo, positivamente, vi sono stati voti favorevoli all'emendamento della Sinistra), dei Fratelli d'Italia e di Forza Italia, uniti nella russofobia e nella santificazione di Zelensky. Di grande importanza, invece, è stato il voto favorevole all'emendamento della Sinistra da parte sia del M5S che della Lega, e ciò va guardato con interesse nel momento in cui Conte lancia, pur con tutte le sue contraddizioni, la manifestazione per la pace in Italia.

Anche nel caso della davvero pericolosa risoluzione del Parlamento dell'Ue, che chiama alla continuazione della guerra e ad un nuovo e poderoso impegno economico-militare contro la Russia e, subordinatamente, a fianco degli Usa e della Nato, ciò che occorre mettere in luce è quanto è stato rimosso dal mainstream generale: la risoluzione si concretizza dopo il “decreto di guerra” di Zelensky che, a sua volta, è venuto dopo il lancio del Piano per la pace di Elon Musk.

Ma le “coincidenze”, gli accadimenti che solo apparentemente si svolgono casualmente uno dopo l'altro nel disegno generale di rafforzare sempre più l'impianto di guerra imperialista, queste “coincidenze” riempiono di sé tutta la parte iniziale di questo ottobre 2022.

Parliamo della “provvida” (per l'intero fronte imperialista e guerrafondaio) assegnazione del Nobel per la Pace 2022 al bielorusso Ales Bialiatski, all'Organizzazione per i diritti umani russa “Memorial” e all'Associazione per i diritti umani ucraina “Center for Civil Liberties”.

Ales Bialiatski fu, già negli anni '80, un militante e poi un dirigente delle lotte di stampo liberale e filo americano contro l'Unione Sovietica. Poi, la sua lotta si caratterizzò e si strutturò contro la Bielorussia del Presidente Alexander Lukashenko, contro quella Bielorussia, cioè, che non cedendo alle lusinghe, ai ricatti e alle minacce degli Usa e della Nato, mai ha voluto entrare nel campo occidentale e nell'Alleanza Atlantica, mantenendo, viceversa, un forte rapporto con la Federazione Russa. Ecco, Ales Bialiatski, oggi Nobel per la pace, ha sempre combattuto contro l'attuale Bielorussia con le stesse parole d'ordine americane dirette alla sconfitta di Lukashenko e al passaggio della Bielorussia nel campo “democratico” degli Usa e della Nato. E per questo, in tutti questi anni e prima del Nobel, è stato insignito di tanti premi per “la lotta per la democrazia” provenienti dagli Usa e dalla Polonia del “democratico” Lech Walesa.

Gli altri due vincitori del Nobel per la Pace di questo ottobre 2022, (l'Organizzazione per i diritti umani russa “Memorial” e l'Associazione per i diritti umani ucraina “Center for Civil Liberties”), rispondono esattamente, nella loro lotta contro la Russia di Putin e a favore dell'Occidente imperialista, ai criteri di pace che oggi sono imposti dagli Usa, dalla Nato e dall'Ue dell'ultima risoluzione sanguinosamente armata contro la Russia.

Ma vi è un altro fatto, di questi primi giorni di ottobre, che va aggiungersi, non casualmente, a questa già lunga catena di guerra e di oscuro potere guerrafondaio in costruzione nello stesso Occidente e precipuamente nell'area Ue.

Ci riferiamo alla “rivelazione”, da parte della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, della prossima messa in campo, a livello sovranazionale, del cosiddetto “portafolio digitale”, un nuovo marchingegno burocratico-tecnologico che, sostituendo il green pass e il super green pass, accorperà in sé tutta la storia di un individuo, di ogni individuo dell'Ue, tutta la sua documentazione, dalla patente alle cartelle fiscali, dalla storia medica sino, inevitabilmente, alla sua storia sociale e politica, in un quadro generale segnato da una promessa del potere: ora conosciamo tutto di te e devi sapere che su di te incomberanno più controlli, più multe, più rischio di sospensioni e licenziamenti dal tuo posto di lavoro. Per un ordine sociale più rigido e per un potere più punitivo che ancor meglio potrà spegnere la contestazione, la protesta sociale e la lotta, specie la lotta di classe e la lotta contro la guerra, oggi più che mai scelte totemiche del grande capitale sovranazionale europeo.

In Italia è stato, sempre in questi primi giorni di ottobre, il Ministro dell'Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, a rilanciare la “rivelazione” di Ursula von der Leyen, chiarendo/confessando agli italiani che quel vero e proprio strumento orwelliano di controllo sociale in tempo di guerra che potrebbe essere (se non vi saranno lotte volte a respingerlo) il “passaporto digitale” pensato dall'Ue, dovrà essere accettato anche dall'Italia, se essa vorrà accedere ai fondi del PNRR.

La parola ricatto esiste per definire fatti di questo tipo.

Per finire, poiché la transizione alla costruzione di un polo imperialista europeo ha avuto una brusca quanto oscura accelerazione, occorre ricordare che, in questo inizio di ottobre, dal 6 al 7, un altro evento si è materializzato: il primo Vertice, svoltosi a Praga, dei capi di Stato e di governo di ben 44 Paesi europei. Un vertice che va ben oltre l'area dei 27 Paesi che oggi formano l'Ue, un Vertice che ha trovato, nel Macron dell'attuale ed esuberante imperialismo francese, il suo leader e che punta alla strutturazione politica e ideologica di un nuovo e ben più vasto polo europeo segnato da più profonde pulsioni imperialiste e di guerra.

Ma la vecchia talpa forse continua a scavare. E proprio da Praga, dove Macron ha tentato di rafforzare ed estendere il polo imperialista europeo, in questi primi giorni di ottobre un'immensa manifestazione di popolo, contraria alla Nato e al caro-bollette, ha scosso la Repubblica Ceca e l'intera Ue.

A dimostrazione che solo la lotta di popolo potrà invertire la rotta feroce imboccata dagli Usa, dalla Nato e dall'Ue. Solo se le parole d'ordine, di fronte ai fatti concreti sempre meno “ideologiche” e sempre più attuali, “fuori dalla Nato e fuori dall'Ue”, diverranno senso comune di massa potrà iniziare una nuova lotta di Liberazione.

E sarà dentro questa lotta che potrà rinascere, se ne sarà protagonista, il partito comunista in Italia, come importante perno di un più vasto fronte antimperialista.

*direttore di "Cumpanis" e presidente dell'Associazione Nazionale "Cumpanis"

P.S. "Cumpanis" e "Interstampa" contro la  Nato e contro la guerra imperialista

 Genova, sabato 15 ottobre, ore 17.00, Autorità Portuale


 

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