Vaccini e abbracci

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Vaccini e abbracci

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Della serie abbraccia un ucraino.

Sembra una barzelletta se non fosse davvero drammatico.
 
Distratti dall'entrata di fatto dell'Italia in guerra, con l'invio tramite contractor di armi che, se non arriveranno ai civili e ai neonazisti, andranno ad alimentare il terrorismo,  gli italiani stanno subendo la sospensione dal lavoro e la discriminazione, l'obbligo vaccinale e la proibizione di entrare in un autobus o in un bar senza super green pass.
 
Nel silenzio dei media di guerra, infatti, il parlamento ha trasformato in legge ieri, 2 marzo, l'obbligo vaccinale per gli over 50 fino al 15 giugno.
 
Ma la legge italiana non sarà valida per gli ucraini che si stanno riversando in Italia.
 
Zaia addirittura propone di assumere i rifugiati al posto degli italiani sospesi perché senza terza dose.
 
Sileri annuncia una circolare deroga specifica per i cittadini ucraini.
 
Come riporta ANSA:
"Lo status di rifugiato consente l'accesso alla nostra sanità, oggi o domani uscirà la circolare del nostro ministero, verranno fatte tutte le procedure, compreso il tampone per chi arriva e verrà offerta loro la possibilità di vaccinazione". Lo dice a Rai Radio1 Pierpaolo Sileri, sottosegretario al ministero della Salute. Lo status di rifugiato, ha precisato, "non prevede l'obbligo del super Green Pass, è chiaro che noi offriremo la vaccinazione ma quello che serve alle persone che giungono da noi ora è un abbraccio". Per prendere treni o bus "si procederà ad un controllo mediante tampone" dei rifugiati".
 
Tutto questo mentre è in vigore l'emergenza sanitaria fino al 31 marzo, senza che sia prevista decadenza, dal primo aprile, né del green pass né dell'obbligo vaccinale.
 
Poiché i cittadini ucraini sono vaccinati con due dosi per non più del 34% e soprattutto con Sputnik o Covivac, (quindi con vaccini russi), sarà riconosciuto Sputnik solo se somministrato a un ucraino e non a un europeo?
 
E gli altri?
 
Tutto questo per la nostra salute?

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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