Vertice di Accra. L'Ecowas prepara la macchina bellica per l'intervento in Niger
PICCOLE NOTE
I Capi di Stato maggiore dei Paesi dell’ECOWAS si sono riuniti il 16 e 17 agosto ad Accra (Ghana) per organizzare un contingente militare congiunto in vista di prossimo intervento armato in Niger, da attuare se la diplomazia fallisse. La macchina bellica, dunque, non si ferma e la prospettiva di una nuova e più disastrosa guerra africana è reale.
La spinta per l’intervento dell’ECOWAS
A spingere per un intervento è soprattutto la Francia, ma è indicativo che il portavoce del Dipartimento di Stato Usa John Kirby, interpellato sul tema, abbia risposto: “Non ho intenzione di parlare sull’intervento da parte dell’ECOWAS o di chiunque altro”, aggiungendo che gli USA sono per la diplomazia.
Non potendo sostenere apertamente l’intervento, perché ciò metterebbe a rischio il proprio contingente militare stanziato in Niger, l’America ha precisato che non porrà veti a un’invasione da parte dell’ECOWAS o di altri, dove l’allusione è alla Francia che supporterebbe indirettamente le forza di intervento (informazioni, truppe speciali, altro).
Se l’invasione avrà luogo, non sarà l’ennesima guerra africana i cui effetti sarebbero limitati al continente, ma avrebbe effetti simili a quella libica che ha precipitato un intero Paese nell’instabilità permanente, scatenato nuove ondate migratorie e alimentato il terrorismo internazionale.
Ne sono consapevoli i Paesi africani, tanto che il comunicato conclusivo della riunione del Consiglio per la pace e la sicurezza (PSC) dell’Unione africana, che si è tenuta lunedì 14 agosto, dichiara chiaramente l’opposizione a un simile intervento.
Presa di posizione in qualche modo storica. Infatti, come scrive NigerDiaspora, la “decisione dell’Unione Africana è particolarmente sorprendente perché va contro la tradizione di accompagnare le decisioni delle organizzazioni regionali, cosa che finora è stata una norma per l’UA”.
A guidare questa eventuale guerra per procura africana per tutelare gli interessi occidentali sarebbe la Nigeria, meglio: il suo presidente Ahmed Tinubu, i cui legami con l’America sono stati oggetto di una nostra nota precedente. Né può essere diversamente, dal momento che l’esercito nigeriano è indispensabile per mettere su un contingente militare adeguato.
Il suicidio dell’Africa
Tuttavia, come ha detto al New York Times Ebenezer Obadare, del Council on Foreign Relations, “un intervento militare sarebbe un suicidio” per Abuja e l’ECOWAS, perché procurerebbe danni all’economia, dirottando risorse preziose verso la guerra, e lacererebbe il tessuto sociale della popolazione nigeriana.
Infatti, continua i Nyt, “le regioni di confine di entrambi i paesi condividono una composizione etnica simile: Hausa, Fulani e altri gruppi etnici. ‘Kannywood’, l’industria cinematografica con sede nella città di Kano, nel nord della Nigeria, offre alle famiglie del Niger intrattenimento in lingua hausa”.
A dimostrazione di tale lacerazione anche le voci di un possibile colpo di stato militare in Nigeria che si sono diffuse a seguito delle proteste scoppiate ad Abuja e in altre città nigeriane contro l’intervento armato in Niger. Voci smentite dalle forze armate, ma ugualmente significative.
Lo riporta AnalisiDifesa in un un articolo dal titolo: “Intervento militare in Niger: il rischio dell’effetto boomerang”, nel quale si legge anche: che “il crescente malcontento in Africa contro l’Occidente potrebbe espandersi a macchia d’olio” se scoppiasse la guerra.
Inoltre, il golpe in Niger gode di un sostegno popolare ignoto ai Paesi confinanti, proprio perché ha i tratti di una ribellione contro il persistente colonialismo occidentale. Le forze di occupazione potrebbero trovarsi di fronte alla necessità di sedare questo ribellismo diffuso. Nel sangue.
Il silenzio dell’Occidente
Eppure, nonostante i disastri che si profilano all’orizzonte, pochi leader politici delle nazioni europee hanno dichiarato pubblicamente la loro netta opposizione a questa avventura militare. Come se fosse qualcosa di fastidiosamente secondario. Sono gli stessi leader che si dicono addolorati per la sorte del popolo ucraino…
A proposito di questa indifferenza dei politici e dei media della UE, va notato che gli artisti della propaganda hanno impiegato un usuale escamotage semantico per diminuire la portata di quanto sembra profilarsi all’orizzonte.
Mentre per la guerra ucraina si parla ossessivamente di “invasione russa”, per la possibile guerra in Niger si usa l’espressione “intervento armato” (così è stata definita anche l’invasione dell’Iraq e le altre recenti guerre d’Occidente).
Peraltro, anche l’intervento russo in Ucraina deve la sua genesi a un golpe, quello di piazza Maidan, che ha portato al governo politici sempre più proni ai desiderata d’Occidente e sempre più ostili a Mosca.
La “brutale e non provocata invasione russa” è stato il refrain che ha accompagnato ossessivamente il conflitto ucraino. La brutale e non provocata invasione del Niger da parte delle truppe dell’ECOWAS, supportate dalla NATO, vedrà tutt’altra narrazione.