Il discorso di fine anno che vorrei

31 Dicembre 2020 17:00 Gilberto Trombetta

«Care concittadine e cari concittadini,

dopo un anno particolarmente duro come quello che si sta avviando alla conclusione, è con particolare commozione che vi annuncio il piano pluridecennale “Italia libera”.

Ancora una volta l'Unione Europea ha dimostrato non solo la sua inutilità, ma addirittura la sua perniciosità. Soprattutto per il popolo italiano.

Proprio nel momento di maggiore bisogno per il nostro amato Paese, anziché aiuti immediati abbiamo ricevuto mascherine e respiratori sequestrati o bloccati al confine da Paesi che avrebbero dovuto esserci fratelli.

Per troppo tempo questo Paese è rimasto fermo, schiacciato sotto il peso di false credenze e leggende popolari.

Per troppi anni alla sua popolazione, a voi tutti, sono stati richiesti sacrifici non necessari.

È tempo di voltare pagina.

Il progetto Italia libera segna il ritorno dell’intervento dello Stato nell’economia in una misura che, in questo Paese, non era mai stata vista prima. Segna il per troppo tempo rimandato ritorno dell'IRI.

Abbiamo un intero Paese da unire, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta.

L'anno nuovo vedrà il potenziamento del nostro SSN messo a dura prova da decenni di tagli orizzontali che non ci hanno permesso di affrontare come avremmo dovuto l'emergenza sanitaria, portando alla colpevole ed evitabile morte di migliaia di nostri concittadini.

L’anno che sta arrivando vedrà l’apertura simultanea in tutta Italia di cantieri per affrontare definitivamente l'annoso problema del dissesto idrogeologico e del rischio sismico.

Non solo, care concittadine e cari concittadini. Assisteremo all'apertura di decine di cantieri dell’alta velocità.

L’obiettivo è quello di dotare il Paese della più moderna ed estesa rete ad alta velocità d’Europa nel giro di 10 anni.

Contemporaneamente inizieranno i lavori per la realizzazione nel Sud Italia di nuovi distretti industriali che ruoteranno intorno al mega-polo portuale che unirà le città di Gioia Tauro, Taranto e Crotone.

Un nuovo sistema di distretti collocati strategicamente su tutto il territorio nazionale, collegati con le più moderne tecnologie di trasporto, che consentiranno un salto di qualità inimmaginabile anche al Nord Italia che potrà finalmente crescere autonomamente senza limitarsi ad essere il produttore terzista della Germania.

L’estensione della rete di produzione di energie rinnovabili e le nuove tecnologie verranno finanziate, nei prossimi anni, con investimenti pubblici nell’ordine di almeno 50 miliardi di nuove Lire ogni anno.

Nei prossimi 10 anni saranno assunti circa 3 milioni di dipendenti pubblici, una media di 300.000 l’anno, nei settori strategici per lo sviluppo del Paese. Ci sarà lavoro e salari dignitosi per tutti, da coloro in possesso di qualifiche molto specifiche ai profili più generali e meno specializzati.

Nessuno verrà lasciato più indietro, in questo Paese. Nessuno sarà costretto ad abbandonare la propria terra e le proprie radici per cercare un lavoro.

Care concittaddine, cari concittadini, come Presidente della Repubblica mi impegno a far sì che la dignità della vita e del lavoro non vengano mai più sostituiti, in Italia, con la criminosa stabilità dei prezzi.

Vi annuncio quindi con la solennità richiesta dal momento, che questa mattina è partita la lettera che comunica alla Commissione Europea l’immediato recesso della Repubblica italiana dal trattato di Maastricht e, quindi, dall’Eurozona, poiché in insanabile e inaccettabile contrasto con la Costituzione italiana.

Se la BCE dovesse intraprendere azioni atte a impedire la normale transizione da un regime sovranazionale a uno nazionale, sappia che questo Governo è disposto a qualsiasi cosa pur di tutelare gli interessi e i risparmi dei suoi cittadini.

Care concittadine e cari concittadini, da oggi l’Italia torna a essere un Paese sovrano. Da oggi, questa riconquistata sovranità, torna ad appartenervi, come avevano sempre voluto i nostri Padri costituenti.

È questo il regalo per l'anno che sta per nascere. È questo il regalo che vogliamo lasciare alle generazioni future».

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