Andrew Doyle. I buoni, i cattivi e la libertà di parola

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Andrew Doyle. I buoni, i cattivi e la libertà di parola

 

Andrew Doyle è uno scrittore che vive nell’Irlanda del Nord che ha ideato molti libri e commedie. Il saggio preso in esame ha questo titolo molto attuale: “Libertà di parola. Sul totalitarismo dei buoni” (Piano B Edizioni, 2022, 158 pagine, euro 15).

Il buon autoritario è diventato molto di moda nel Terzo Millennio e i social media hanno cambiato notevolmente le società nazionali di oggi, con “il discorso pubblico affidato a piattaforme private a scopo di lucro” che “fa vittime eccellenti” su Twitter, Instagram e Facebook (Davide Piacenza, prefazione). Gli algoritmi sono ridisegnati per farci litigare è la strana libertà di offendere ci può far perdere il lavoro.

In qualsiasi società “impedire alle persone di esprimersi come meglio credono rappresenta” una grave minaccia “per la coesione sociale” (p. 19). In ogni caso, “per evitare l’accusa di partigianeria politica, è saggio difendere coerentemente il diritto di tutti a parlare liberamente, indipendentemente dal fatto che si approvi o meno ciò che essi hanno da dire” (p. 21). Oscar Wilde scrisse che l’individualità può fiorire solo nel tempo libero (p. 96). E di certo non può fiorire con l’attuale neocultura occidentale della cancellazione.

Per la grande maggioranza delle persone la cosa più importante consiste nel pensare di trovare il modo di fare tanti soldi o nel conquistarsi la fama in un modo o in un altro. Per gli scrittori e “per il vero artista, invece, tale ossequio al potere è una sorta di morte” (p. 95). Inoltre, come scrisse Orwell, la libertà “significa il diritto di dire alle persone ciò che non vogliono sentirsi dire” (p. 80). Purtroppo molte persone hanno la “primitiva” tendenza a “stigmatizzare coloro che hanno un’opinione contraria come uomini cattivi o immorali” (John Stuart Mill, p. 71).

Comunque, in ogni parte del mondo, indiscutibilmente, “nessuna istituzione è immune alla corruzione”. Anche i primi “costituenti compresero che la libertà di espressione per tutti è la migliore difesa contro il totalitarismo” (p. 24). Ognuno di noi può rappresentare una piccola barriera contro l’autoritarismo. Quando il singolo si unisce alla massa in segno di protesta attiva o passiva, la barriera è molto più grande, e il totalitarismo non ha più in mano il suo futuro programmato per la sua società.

Spinoza scrisse che per un uomo, “essere costretto a parlare solo secondo i dettami del potere supremo” è una grave violazione del suo “inalienabile diritto naturale” ad essere “il solo padrone dei suoi pensieri” (p. 144). 

Dunque la libertà di parola è la pietra angolare di tutte le libertà e, in conclusione, come disse James Dean, “Solo le persone gentili sono veramente forti”. Quindi, in teoria, nessuno dovrebbe mai pronunciare queste parole: “Dobbiamo controllare come la pensi” (agente di polizia britannico). In conclusione “la libertà di parola muore quando la gente comune se ne compiace e la dà per scontata” (p. 16). Sarebbe però sempre importante ricordare che nessuno è perfetto in questo mondo costantemente migliorabile.

Andrew Doyle collabora con la BBC, “The Independent”, e “The Sunday Times”. Nel 2018 ha creato su Twitter l’account-parodia di un’attivista per la giustizia sociale che ha superato il milione di follower.

Nota logica – “Cambiare le regole a favore della maggioranza significava convincere chi aveva stabilito le regole ad agire a proprio svantaggio. È questo, in ultima analisi, il vero punto debole di ogni sistema, che sia politico oppure informatico: quelli che creano le regole non hanno alcun motivo di andare contro i propri interessi” (Edward Snowden, Errore di sistema, Longanesi, 2019, p. 58). “Nel trarre vantaggio da questi usi non convenzionali. Gli hacker non infrangono le regole, ma piuttosto le demistificano. L’uomo ha la capacità innata di riconoscere modelli” (p. 59). Del resto esiste “una delle norme più spietate che regolano la vita online: il fatto che nessuno può permettersi di sbagliare, e se accade, ne risponderà per tutta la vita” (Edward Snowdem, p. 103). Del resto “il mondo accademico rivendica una fedeltà assoluta al nobile ideale della libertà di pensiero e di espressione, pur continuando a fare di tutto per scoraggiare l’eterodossia” (Jonathan Gottschall, Il lato oscuro delle storie).

Nota aforistica – “La conoscenza è esperienza. Il resto è informazione” (Einstein); “Tutti possono vedere le mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia” (Sun Tzu); “Che diritto ho, io, di essere orgogliosa di mio nonno? Posso essere fiera di mia figlia, se non l’ho rovinata, ma nessuno ha il diritto di essere fiero dei suoi avi” (Margaret Mead, grande antropologa piccola di statura; p. 136, 2022); “Se il povero vota lo stesso partito del ricco chi sbaglia non è il ricco” (Ernesto Che Guevara); “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre” (Abraham Lincoln); “È una cosa ben schifosa, il successo. La sua falsa somiglianza con il merito inganna gli uomini” (Victor Hugo); “Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna” (Hegel, poi Aldous Huxley); “Il potere più grande che hanno i media è quello di ignorarti” (Malcolm X, www.malcolmx.com).

Nota cinematografica (e non solo) – Per finire con la riflessione estrema vi lascio questo link al famoso film sulla questione intellettuale centrale della vita della famosa filosofa Hannah Arendt (ha vissuto anche in Francia): https://www.youtube.com/watch?v=_4xl_o0l2PA. Comunque può essere molto utile sapere che, “è uno dei grandi segreti della psicologia di massa il fatto che l’uomo medio, il bambino medio, l’adolescente medio preferiscono di gran lunga rinunciare alla felicità quando la lotta per la gioia di vivere produce troppi dolori” (Wilhelm Reich, 2020, p. 303, studioso di origine ebraica talmente libero che è stato imprigionato negli Stati Uniti fino alla morte; https://it.wikipedia.org/wiki/Wilhelm_Reich).

Nota finale – “L’uomo intelligente risolve i problemi. L’uomo saggio li evita. L’uomo stupido li crea” (Einstein). In effetti nella vita di oggi la politica avviene sul mio corpo, a volte fin dentro al mio corpo. E, dopotutto, “L’obiettività scientifica non è di questo mondo, e forse di nessun altro” (Du Teil, in “Le funzioni dell’orgasmo”, 2020, p. 97). Quindi “Ecco ciò che ci insegnano gli eventi catastrofici del nostro tempo: educati alla sottomissione all’autorità, gli uomini si rubano la libertà; essi uccidono chi ha dato loro la libertà e si schierano dalla parte del dittatore” (Reich, 2020, p. 31).

Damiano Mazzotti

Damiano Mazzotti

"Prima delle leggi, prima della stampa, la democrazia è la parola che puoi scambiare con uno sconosciuto" (Arturo Ixtebarria').

 

Damiano Mazzotti è nato nel 1970 in Romagna e vive in Romagna. Si è laureato in Psicologia Clinica e di Comunità a Padova nel 1995. Nel corso della vita si è occupato di consulenza, di formazione e di comunicazione, lavorando nella Regione Emilia-Romagna, per società di Milano e per l’Istituto Europeo di Management Socio-Sanitario di Firenze. Nel 2008 diventa uno studioso indipendente e un Citizen Journalist che ha pubblicato centinaia di articoli sulla piattaforma informativa Agoravox Italia (www.agoravox.it/Damiano-Mazzotti). Nel 2009 ha pubblicato Libero pensiero e liberi pensatori, il primo saggio di un giornalista partecipativo italiano. 

 

 

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