Il Venezuela respinge il tentativo della Guyana di appropriarsi dell'Essequibo

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Il Venezuela respinge il tentativo della Guyana di appropriarsi dell'Essequibo

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha denunciato che gli Stati Uniti e la compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil stanno "fomentando un conflitto bellico" nell'Essequibo, una vasta regione ricca di risorse naturali che il Venezuela rivendica a ragion veduta come propria e che la Guyana considera parte del suo territorio. 

Secondo Maduro, il governo guyanese è "subordinato" agli interessi della compagnia statunitense, che ha progetti di sfruttamento petrolifero nella zona.

Il leader bolivariano ha affermato che il Venezuela non rinuncerà alla sua sovranità sull'Essequibo e per questo il 3 dicembre ha convocato un referendum per far votare il popolo venezuelano sull'annessione del territorio alla nazione. Il governo ha lanciato una campagna che invita i cittadini a rispondere "cinque volte sì” ai quesiti che verranno posti nel referendum, tra cui se sono d'accordo o meno con l'incorporazione dell'Essequibo al Venezuela.

"Il 3 dicembre, in Venezuela, avrà luogo un evento storico, il popolo andrà a votare e deciderà, punto e basta, che nessuno ne dubiti, e in quel giorno, convocati dal Potere Legislativo, eserciteremo la nostra assoluta e totale sovranità e decideremo il destino di pace, indipendenza e integrazione territoriale del nostro Paese", ha affermato Maduro, le cui dichiarazioni sono state trasmesse dall’emittente pubblica venezuelana VTV.

Sulla questione è intervenuta anche la vicepresidente venezuelana Delcy Rodriguez, la quale è tornata a ribadire che l'Accordo di Ginevra sulla controversia dell’Essequibo è pienamente in vigore fino a quando le parti non troveranno una soluzione.

Rodríguez ha partecipato al programma Abriendo Puertas, trasmesso da Venevisión, dove ha affermato che l'Accordo di Ginevra rimane in vigore fino a quando le parti non troveranno una soluzione soddisfacente e pratica per entrambe.

L’alta dirigente bolivariana anche indicato che questa soluzione deve essere trovata attraverso negoziati politici diretti, attraverso negoziati pacifici e amichevoli.

Tuttavia, vista la posizione del governo guyanese di non negoziare, la vicepresidente ha affermato che il Venezuela mantiene la sua posizione in conformità con "la legalità internazionale, la conformità, il rispetto e la validità dell'Accordo di Ginevra".

Delcy Rodriguez ha sottolineato che il referendum è uno strumento e un’opzione completamente legale stabilita dalla Costituzione venezuelana per conoscere l'opinione del popolo.

"Il referendum è uno strumento e una via completamente legale stabilita dalla Costituzione venezuelana per conoscere l'opinione del Popolo Sovrano su questioni di interesse nazionale, quindi la Guyana non ha il diritto di intervenire o di esprimere un'opinione”.

Dopo aver ricordato che il governo della Guyana aveva chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di abrogare tre quesiti del referendum consultivo, la vicepresidente ha denunciato che ciò che stanno facendo è interferire negli affari interni del Venezuela. Comportandosi come "un conclave colonialista e imperialista".

Quindi ha chiarito che il Venezuela non riconosce la giurisdizione obbligatoria e automatica della Corte Internazionale di Giustizia.

“Niente e nessuno fermerà questo referendum. Il Presidente della Guyana può scalciare e urlare, ma non fermerà il referendum. E nemmeno la Exxon Mobil, anche se compra i funzionari”, ha affermato con fermezza la vicepresidente. 

Delcy Rodriguez ha poi evidenziato di ritenere molto importante il fatto che i venezuelani abbiano questioni di interesse comune, come il recupero del territorio dell'Essequibo.

A questo proposito, ha detto che oggi vede un Venezuela che ha trovato molti spazi di unione nazionale. A tal proposito ha citato la Guyana Esequiba e il rifiuto del blocco.

"La partecipazione di uomini e donne venezuelani a qualcosa di così sacro come il loro territorio, la loro integrità territoriale, significa poter dire ai nostri figli, figlie e nipoti: anch'io ho messo la mia impronta”. 

 

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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