La grande ammucchiata liberale italiana e la guerra in Afghanistan
La grande ammucchiata liberale e liberista che governa in Italia lamenta la rovinosa sconfitta e conseguente ritirata delle forze occidentali in Afghanistan. Paese devastato e gettato definitivamente nel caos proprio dall’invasione di Stati Uniti e vassalli occidentali di venti anni fa.
L’aggressione imperialista si è poi rivelata totalmente inutile se al potere tornano proprio quei talebani che gli occidentali avevano deciso di annientare. Con immani sofferenze inflitte al popolo afgano. Le devastazioni della guerra non hanno certo migliorato le condizioni del popolo afgano o di quelle donne per in questo momento i vari liberali si stracciano le vesti.
Tra i paesi partecipanti alla guerra imperialista non poteva certo mancare l’Italia. Giova a tal proposito ricordare che all’epoca, tranne poche voci in opposizione all’ennesima aggressione neocoloniale, tutti furono concordi nell’imbarcarsi in questa guerra al fianco degli Stati Uniti.
I motivi addotti, sempre quelli umanitari. Forse un intervento umanitario fu quello sovietico alla fine degli anni ’70 dopo ripetuti appelli del legittimo governo afgano insidiato dai combattenti islamisti addestrati e foraggiati dall’occidente. Ma questa è un’altra storia, che merita di essere raccontata a parte.
Tornando alla partecipazione italiana al conflitto. Vediamo cosa scriveva il quotidiano Repubblica nel novembre del 2001.
«Da questa sera l'Italia è ufficialmente in guerra: la Camera e il Senato hanno votato il via libera all'intervento militare in Afghanistan e ora toccherà alla macchina bellica muoversi. Nei due rami del Parlamento è stato raggiunto l'accordo su un testo comune alle risoluzioni di maggioranza e opposizione, con le eccezioni di Verdi e Comunisti italiani, arroccati sul no all'interno dell'Ulivo, e, ovviamente, di Rifondazione».
«E' un giorno storico, dice il vicepresidente Fini e il capogruppo di Forza Italia al Senato, Schifani lo imita. Il centrosinistra è più cauto: ‘Votiamo sì per prenderci le nostre responsabilità, ma è una scelta dolorosa e difficile’, sospirano Rutelli e Fassino impegnati pure a tenere in piedi l'Ulivo che rischia di perdere i pezzi. Verdi e Comunisti italiani di guerra non ne vogliono sentire parlare e dissentono. Come quelli di Rifondazione, con Bertinotti che sbotta: ‘Comincia la notte della politica’».
Dopo vent’anni appaiono ancora più assurde le dichiarazione dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «Impegno diplomatico a rafforzare la coalizione mondiale contro il terrorismo e a demolire la falsa e propagandistica immagine di uno scontro tra civiltà».
Alla chiamata alle armi da parte della NATO risposero affermativamente anche i fascisti della Fiamma Tricolore. Affermava al Corriere della Sera il senatore Luigi Caruso: «L’intervento è doveroso per sfatare la fama di inaffidabilità che trova radici nel tradimento operato nella seconda guerra mondiale a danno dei nostri valorosi camerati tedeschi».
Insomma, vent’anni dopo abbiamo la prova che l’ammucchiata fascio-liberal-liberista che governa l’Italia - adesso con Draghi alla presidenza del Consiglio - a parte qualche schermaglia apparente su tematiche di scarso valore, quando si tratta di temi che contano e riguardano scelte geopolitiche, o lo schierarsi con la NATO e gli Stati Uniti, magari sacrificando soldati italiani sull’altare degli interessi di Washington, è sempre perfettamente allineata al peggiore atlantismo guerrafondaio.
Quindi i penosi appelli alla comunità internazionale dei vari Enrico Letta e compagnia liberale al seguito, sono decisamente irricevibili, oltre che di un’ipocrisia allucinante.
Dal Partito Democratico arrivano - come al solito vien da dire - le prese di posizione più allucinanti, astruse, fuori dalla realtà. O proprio pensare così perché in realtà i piddini sanno bene di lavorare alacremente per favorire gli interessi degli imperialisti ma non possono dirlo così apertamente, allora cercano di camuffare le loro posizione oltranziste ammantadole di umanitarismo.
Un umanitarismo parolaio e ipocrita. In pieno stile liberal. Così, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari UE, Enzo Amendola (fanatico europeista e atlantista) arriva a scrivere su Twitter: «Vent’anni di impegno in Afghanistan conclusi drammaticamente, con le ragioni della missione cancellate da un ritiro precipitoso e senza condizioni». Ecco, il sottosegretario del PD a questo punto farebbe bene a spiegare ai propri elettori quali siano queste presunte ragioni della missione che lui lamenta essere state cancellate.
Vent’anni di impegno in #Afghanistan conclusi drammaticamente, con le ragioni della missione cancellate da un ritiro precipitoso e senza condizioni. L’UE deve condividere la responsabilità di questa tragedia umanitaria: facciamo il possibile per accogliere chi scappa dai talebani pic.twitter.com/fMPU5P1RKm
— Enzo Amendola ???????????????? (@amendolaenzo) August 16, 2021
Noi le conosciamo e le abbiamo più volte denunciate. Sarebbe a questo punto molto interessante sapere dai dirigenti del PD come giustificano l’intervento in Afghanistan. La loro posizione coincide con quella dei falchi neocon di Washington?
Ancora in tema di ipocrisia infinita abbiamo la presidente dei Senatori del PD, Simona Malpezzi, che afferma: «La priorità è non abbandonare i civili. Dobbiamo portare in Italia tutti gli afghani che hanno collaborato con noi. Tante sono donne che hanno creduto alla promessa di libertà dell’occidente».
La priorità è non abbandonare i civili. Dobbiamo portare in Italia tutti gli afghani che hanno collaborato con noi. Tante sono donne che hanno creduto alla promessa di libertà dell’occidente. La Difesa è impegnata su questo fronte. La comunità internazionale agisca rapidamente.
— Simona Malpezzi (@SimonaMalpezzi) August 16, 2021
Le donne in Afghanistan erano state liberate. Potevano studiare, erano libere di non portare il velo e andare a lavorare. Questo accadeva quando al potere giunse il Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan (PDPA) di ispirazione marxista-leninista. Ma all’epoca «il mondo libero» per dirla con le parole di Margaret Thatcher, era schierato con i combattenti islamisti per liberare l’Afghanistan dal comunismo. Forse Malpezzi questo lo ignora. Ma non abbiamo dubbi sulla scelta di schieramento che avrebbe fatto.
Peggio ancora riesce a fare il Movimento 5 Stelle. I pentastellati tacciono. Un silenzio che sa di assenso. Insomma, se il Movimento 5 Stelle non riesce a far sentire forte la sua voce nemmeno più in opposizione alle guerre di aggressione imperialista vuol dire che la normalizzazione è proprio giunta a conclusione. Ormai sono entrati a pieno titolo nella grande ammucchiata liberale e liberista.
In definitiva possiamo dire che ci troviamo di fronte al risultato nefasto della perdita totale di qualsivoglia autonomia e sovranità dell’Italia, divenuta ormai completamente succube delle scellerate scelte strategiche del declinante impero statunitense. L’Unione Europea non vale nemmeno la pena di nominarla. Conta qualcosa solo quando si parla delle assurde decisioni ragionieristiche riguardo i bilanci nazionali. Per il resto: chiedere a Washington.
La tragedia dell'Afghanistan è stata racchiusa in poche efficaci righe dal grande scrittore uruguayano Eduardo Galeano: «Verso la fine del 1979 le truppe sovietiche invasero l’Afganistan. Scopo dell’invasione era la difesa del governo laico che stava tentando di modernizzare il paese. Io ero uno dei membri del Tribunale Internazionale di Stoccolma che nel 1981 si occupò del tema.
Non dimenticherò mai il momento culminante di quelle sessioni:
stava testimoniando un importante capo religioso, rappresentante dei fondamentalisti islamici Talebani, a quel tempo definiti 'Freedom Fighters' dall’Occidente, “Guerrieri della Libertà” invece che terroristi.
L’anziano Talebano dichiarò: 'I comunisti hanno disonorato le nostre figlie! Hanno insegnato loro a leggere e scrivere!'».