La morte di una democrazia. La fine della Repubblica di Weimar

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La morte di una democrazia. La fine della Repubblica di Weimar

 

Uno dei più grandi banchieri della storia recente scrisse un ottimo saggio, troppo spesso dimenticato anche dalle persone importanti: "Come muore una democrazia. La fine della Repubblica di Weimar" (Hjalmar Schacht, www.oakseditrice.it, 2022, 179 pagine, euro 18).

Si può semplificare la storia dicendo che "Stati e governi crollano per due ragioni: guerra e cattive finanze. L'Impero del Kaiser è crollato a causa della guerra. La repubblica di Weimar è andata in rovina per un'errata politica economica. Il "Reich millenario" di Hitler perì per ambedue i motivi" (p. 9).

In ogni caso è meglio chiarire subito che "Purtroppo, chiunque si occupi della storia economica del tempo di Hitler è sospettato di sostenere la causa del nazionalsocialismo" (p. 10). Comunque uno studioso di economia svizzero scrisse: "Anche un rifiuto dell'ideologia e dei metodi del nazismo non deve impedire di trarre conclusioni dall'esperimento tedesco di una politica di piena occupazione" (Rudolf Frei, p. 11).

In effetti "sarebbe un errore se gli economisti tedeschi, sotto l'impressione del fallimento di Hitler, gettassero dalla finestra, indiscriminatamente, quanto di nuovo i nazionalsocialisti cercarono di sperimentare" (portavoce anglosassone di un convegno di economisti american, inglesi e tedeschi del mese di marzo 1948; p. 11).

Ma forse la cosa più assurda è avvenuta nel dopoguerra: "il decreto di concessione dei pieni poteri del 23 marzo 1933 dava a Hitler l'autorità legale di abrogare tutti i diritti costituzionali del popolo, come la decisione di dichiarare la guerra, libertà di stampa, diritto di voto, formazione di partiti, diritto di associazione, e i nostri libri di scuola se la cavano con un accenno di una riga. Sull'importanza e sulle conseguenze della legge nessun commento" (p. 15). Sembra quasi inutile paragonare quella situazione con la nostra, attuale, molto paradossale, con tutto quello che è accaduto in Occidente negli ultimi 4 anni.

Comunque è ancora molto realistica e fatale questa definizione del grande mondo della stampa: "i proprietari di giornali lasciano sempre meno libertà alle redazioni, cui impongono sempre più il loro volere... La libertà di stampa è la libertà di duecento persone ricche di diffondere le loro opinioni... Ma chi la pensa diversamente, non ha anch'egli il diritto di manifestare le proprie idee? La costituzione gli concede tale diritto, ma la realtà economica glielo blocca" (Paul Sethe, un vero giornalista appartente a un'altra epoca; p. 168). Questa realtà molto triste dovrebbe essere superata, almeno in parte, alla fine del 2024.

Infine è sempre utile ricordare questa cosa riportata da Schacht: "Molti giovani coi quali ho parlato lasciavano trasparire una perfetta ignoranza. La domanda su come il partito nazionalsocialista sia giunto a un'ascesa incredibilmente rapida e innegabile, non ha mai avuto risposta esauriente. Sui crimini e le atrocità del tempo hitleriano ciascuno era informato, ma quasi nessuno sapeva rispondere su come questi crimini erano stati possibili, o perché non furono impediti" (p. 12).

Gi esseri umani sanno non informarsi bene, quando le informazioni non fanno stare bene.

Hjalmar Schacht nacque nel 1877 e morì nel 1970, e fu uno dei più grandi banchieri e finanziari europei. Ricoprì il ruolo di Presidente della Banca Centrale tedesca per due volte: dal 1924 al 1930 e dal 1933 al 1939, quando favorì l'ascesa di Hitler. Ricordo che fu uno dei soli tre imputati che non furono condannati al Processo di Norimberga.

Nota hitleriana - "La legge sui pieni poteri, che gettava le basi del dispotismo, fu approvata dai partiti democratici borghesi" (p. 169). In realtà "Il successo elettorale di Hitler non fu determinato... da un preciso programma ideologico, ma dalla spaventosa indigenza in cui erano precipitati sei milioni e mezzo di disoccupati, cui Hitler promise un nuovo lavoro", con buoni risultati immediati e cattivi risultati futuri.

Nota per capire meglio - Leggendo bene questo link troverete un riferimento ad un famoso assassinio avvenuto durante le vicissitudini della Repubblica di Weimar: https://ilsimplicissimus2.com/2023/....

Damiano Mazzotti

Damiano Mazzotti

"Prima delle leggi, prima della stampa, la democrazia è la parola che puoi scambiare con uno sconosciuto" (Arturo Ixtebarria').

 

Damiano Mazzotti è nato nel 1970 in Romagna e vive in Romagna. Si è laureato in Psicologia Clinica e di Comunità a Padova nel 1995. Nel corso della vita si è occupato di consulenza, di formazione e di comunicazione, lavorando nella Regione Emilia-Romagna, per società di Milano e per l’Istituto Europeo di Management Socio-Sanitario di Firenze. Nel 2008 diventa uno studioso indipendente e un Citizen Journalist che ha pubblicato centinaia di articoli sulla piattaforma informativa Agoravox Italia (www.agoravox.it/Damiano-Mazzotti). Nel 2009 ha pubblicato Libero pensiero e liberi pensatori, il primo saggio di un giornalista partecipativo italiano. 

 

 

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