Ho notato che in questi giorni la nostra grande stampa ci ha raccontato storie "edificanti" di persone che ce l'hanno "fatta" nonostante la crisi. Abbiamo avuto l'articolo sul "commercialista porta pizze", quello sul "gioielliere di giorno e porta cibarie di notte" (l'articolista non ha chiarito quando dorme una persona che di giorno fa il gioielliere e di sera consegna cibo in bicicletta), quello "da pilota a fattorino" e la segretaria di Treviso che una volta perso il lavoro si è reinventata intrattenitrice-spogliarellista via web pagata al minuto.
Insomma, ci invitano caldamente a darci una mossa, perchè dopo la crisi pandemica quella economica ci lascerà senza certezze e senza sicurezze.
A leggere questi articoli dovremmo preoccuparci invece vedo tanta indifferenza e ancora tanti, troppi, restoacasisti che non hanno capito che futuro ci prospettano Lorsignori.
Giuseppe Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio Python e la Letteratura. Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile. L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.
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