Perché la guerra in Sudan nasce dalla follia neocon

12350
Perché la guerra in Sudan nasce dalla follia neocon

 

Secondo Mk Bhadrakumar, che ne scrive su Indianpunchline, è semplicistico ridurre il conflitto in Sudan a uno scontro tra Abdel Fattah al-Burhan, alla guida dell’esercito regolare, e Mohamed Dagalo, detto Hamedti, a capo delle forze di reazione rapita (RSF).

I semi del conflitto

Per capire la crisi sudanese, che inizia con la caduta di Omar al Bashir nel 2019 e l’insediamento di un governo civile caduto, lo scorso anno, a seguito del golpe dei due generali oggi in competizione, va tenuto presente il processo distensivo che sta attraversando il Medio oriente e che sta portando i Paesi del Golfo, la Turchia e l’Iran a ricalibrare le proprie ambizioni in un quadro di rapporti meno conflittuali tra di essi e a ri-orientarsi verso Cina e Russia.

Così se in precedenza, Stati Uniti e Gran Bretagna avevano potuto usare dei Paesi del Golfo- cioè delle loro “reti” e delle loro finanze – per rafforzare la loro influenza in Sudan anche in chiave anti-cinese e anti-russa, a seguito della distensione e del ri-orientamento mediorientale sono rimasti privi di tali leve essenziali.

Da cui un ingaggio diretto dell’Occidente “con i generali di Khartoum, affidato ai propri sforzi e alle proprie risorse”. Tale impegno ha prodotto, tra l’altro, “l’accordo faustiano” che ha portato il Sudan ad aderire agli Accordi di Abramo, asse portante della politica neocon nei riguardi del Medio oriente e del Corno d’Africa, regioni per le quali il Sudan riveste un’importanza strategica, anche perché affaccia sul Mar Rosso.

“Gli accordi politici immaturi e irrealistici promossi dalle democrazie liberali occidentali [in questi anni] – prosegue Indianpunchline – hanno alimentato in modo significativo le lotte intestine tra i militari”.

Non solo. “L’accordo anglo-americano era in gran parte limitato al Consiglio militare di transizione e alle Forze per la libertà e il cambiamento, una coalizione rudimentale di gruppi sudanesi civili e ribelli selezionati (reg., Sudanese Professional Association, No to Oppression Against Women Initiative, ecc. ) che non rappresentavano affatto le forze nazionali del Sudan. Non sorprende che questi tentativi neocon di imporre strutture del tutto aliene a questa antica civiltà fossero destinati a fallire”. 


Il “fiammifero” dell’ONU

Altro tragico errore, forse decisivo nel far precipitare la situazione, il fatto che l’Onu abbia affidato a  Volker Perth, uomo dell’establishment tedesco “infiammato dall’ideologia neocon”, la gestione della criticità sudanese.

Purtroppo a oggi non c’è nessun compromesso all’orizzonte, secondo Bhadrakumar, come accade usualmente per i conflitti nati dalla follia neocon. E per uscire da questa crisi serve un compromesso, comprensivo delle esigenze di un popolo composito, formato da “400-500 tribù”, e che dia un ruolo, “anche politico”, al generale Hamedti, che il suo rivale, su pressione dei neocon, voleva eliminare dalla scena politica sciogliendo le sue forze di reazione rapida nell’esercito regolare.

Infine, sull’importanza del Sudan per Washington, un’annotazione molto significativa: “L’ambasciata statunitense a Khartoum disponeva di un numero eccessivo di personale – alla pari della missione diplomatica a Kiev – non giustificato dalla portata e dal volume dei legami bilaterali USA-Sudan, portando a ipotizzare che fosse un avamposto chiave dell’intelligence”.

Così, il ritiro precipitoso e massivo del personale e dei cittadini americani dal Paese al quale stiamo assistendo in questi giorni, dà la misura del rovescio che sta subendo Washington.

 

 Piccole Note

Piccole Note

 

Piccole Note è un blog a cura di Davide Malacaria. Questo il suo canale Telegram per tutti gli aggiornamenti: https://t.me/PiccoleNoteTelegram

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Come la post-verità diventa post-realtà di Giuseppe Masala Come la post-verità diventa post-realtà

Come la post-verità diventa post-realtà

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita   Una finestra aperta Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo di Francesco Erspamer  Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Siria. Israele, jihadisti e noi... di Paolo Desogus Siria. Israele, jihadisti e noi...

Siria. Israele, jihadisti e noi...

Caracas contro il fascismo e per la Palestina di Geraldina Colotti Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio di Marinella Mondaini Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Professioni e privilegi di Giuseppe Giannini Professioni e privilegi

Professioni e privilegi

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA di Gilberto Trombetta IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Tempi duri per i poveri di Michele Blanco Tempi duri per i poveri

Tempi duri per i poveri

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis di Giorgio Cremaschi Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti